I matrimoni del jihad sono contro la legge islamica. Il fenomeno è in forte espansione


0 Condivisioni

 

L’istituto islamico egiziano Dar al-Ifta ha messo in guardia le donne dallo sposare i militanti di Daesh (ISIS), dichiarando che tali unioni vanno contro la legge islamica. L’ente, che si occupa di emettere sentenze secondo la sharia, ha rilasciato questa dichiarazione dopo aver notato diversi annunci di militanti Daesh che, attraverso i social network, invitavano le donne a sposarli con “una videoconferenza”.

“Dar al-Ifta mette in guardia  le donne dal rispondere a questi inviti che vanno contro la sharia” si legge nel comunicato dell’ente islamico.

Le spose del jihad arrivano da tutto il mondo. Partono per andare a unirsi con i miliziani dello Stato Islamico in Siria e in Iraq, il più delle volte passando per la Turchia.  Vanno alla “guerra santa” per servire ai bisogni sessuali dei guerrieri maschi e “sacrificare i loro corpi per la vita eterna”.

Secondo alcuni documenti attribuiti all’ISIS, la cui autenticità e ufficialità sono dubbie, una bambina può sposarsi fin dall’età di nove anni. E le ragazze dovrebbero comunque arrivare al matrimonio entro i 16 o 17 anni. Non possono lavorare, salvo due eccezioni: possono fare il medico o l’insegnante, professione comunque da esercitare non più di tre volte a settimana.

Il “jihad sessuale“ è diventato pubblico nel 2013. “Inizialmente – come riporta la Rete Kurdistan –  veniva riferito soprattutto di giovani donne tunisine che venivano chiamate come schiave sessuali in territori di guerra dove poi venivano violentate numerose volte per essere poi rimandate a casa incinte e probabilmente gravemente traumatizzate, per partorire lì i futuri martiri, nutrirli ed educarli”.

Nel 2013 lo sceicco Mohamad al-Arefe, un seguace saudita dell’ISIS, ha emesso una fatwa in cui si faceva appello alle donne sunnite perché appoggiassero i mujaheddin contro il nemico Assad attraverso il jihad sessuale. ISIS in base a questa fatwa invita quotidianamente le famiglie a consegnargli le loro figlie.

Il Daily Mirror del 22 giugno 2014 riferisce che: “Volantini nelle città occupate di Mosul e Tikrit pretendono che le donne partecipino alla jihad (…) e che devono purificarsi [dai peccati] facendo sesso con i guerrieri. Quelle che lo rifiutano non rispettano la volontà di Dio e vengono picchiate o uccise”.

RECLUTAMENTO VIA INTERNET – Un fenomeno in aumento, se si considera che le future spose spesso vengono adescate attraverso internet e, in particolare, i social network.I miliziani hanno creato anche appositi forum di discussione sull’argomento. Il Northern Observatory for Human Rights (Onerdh) del Marocco ha condotto una ricerca sul fenomeno, concludendo che le donne, per lo più «giovani», cadono nella rete attraverso il «social networking».

L’indottrinamento di ragazze non sposate, spesso non più vergini, o addirittura di lucciole dai bordelli, è possibile attraverso fatwa (i pareri coranici) emesse dagli sceicchi del salafismo jihadista, per permettere alle musulmane «matrimoni via Skype» e di poter «viaggiare senza essere accompagnate da un uomo».

Sul web, la vita delle donne nello Stato Islamico viene rappresentata come una sorta di paradiso. Le mogli dei jihadisti fanno parte di qualcosa di più grande, di un sistema, a differenza dell’alienazione che caratterizza la società occidentale. Le donne cucinano e badano ai figli, ma non solo: sostengono anche il jihad. Sul web girano diversi siti di ragazze che hanno abbracciato il Califfato, piuttosto cliccato è il blog “Diario di una muhajirah“, che si traduce anche in una pagina Facebook.

QUANTE SONO LE SPOSE DEL JIHAD? – Secondo alcune stime, riportate dal New York Times, le spose del jihad sarebbero il 10% dei foreign fighters, il cui totale si aggirerebbe intorno alle 20.000 persone. La maggioranza delle mogli avrebbe tra i 18 e i 25 anni. Le ragazze proverrebbero soprattutto da Francia e Regno Unito, ma anche da Austria, Belgio e Spagna. Un quarto del totale sarebbe andata in Siria accompagnata da membri della famiglia

IL CASO INGLESE – Si stima che siano centinaia le donne britanniche che si siano proposte come spose on line ai terroristi dell’Isis. Siti online come Jihad Matchmaker, che si offrono per organizzare matrimoni tra donne musulmane e jihadisti, sono stati accusati di incoraggiare ragazze suggestionabili a viaggiare in Siria. Jihad Matchmaker, che ha la sua base proprio in Siria, spinge donne musulmane che cercano un marito jihadista a entrare in contatto con un agente che possa rappresentare gli interessi della ragazza sotto la legge islamica: «Tutte le azioni saranno condotte tramite mezzi e percorsi accettabili dalla Shariah, una volta che il contratto e la compatibilità saranno stabilite». Esattamente il contrario di ciò che afferma l’istituto islamico egiziano, per il quale questi matrimoni sono contro la legge islamica.

PROSTITUTE MAROCCHINE DA REDIMERE – Sarebbero tra le 200 e le 500 le prostitute che il Califfato avrebbe reclutato in Marocco per il cosiddetto ”jihad del sesso”, secondo quanto ha denunciato il direttore del Centro marocchino di Studi strategici, Mohamed Benhamou. L’Isis starebbe dando del denaro alle prostitute per convincerle a pentirsi. Secondo Benhamou, l’Is “ha iniziato lo sfruttamento della prostituzione marocchina attraverso intermediari in Turchia”. Le donne sono ”rapite e vendute all’organizzazione in Siria e Iraq dove sono costrette a fare quello che viene chiamato il matrimonio del jihad”. L’Isis tenta le prostitute con soldi e stipendi mensili, ma anche con pressioni psicologiche sostenendo che sposare i jihadisti è un’occasione per pentirsi ed espiare le colpe dei rapporti sessuali a pagamento avuti in passato.

DALLE ZONE PIÙ POVERE DELLA TUNISIA PER SODDISFARE I TERRORISTI –  In Tunisia vengono reclutate dai salafiti nelle zone più povere del paese, quelle rurali o popolari, e inviate in Siria per soddisfare i terroristi. Spesso vengono scelte da associazioni pseudo caritatevoli e inviate al fronte. “Queste ragazze vengono per la maggior parte da quartieri popolari delle periferie delle grandi citta’ o vengono reclutate da associazioni pseudo caritatevoli o cosiddette religiose islamiche per soddisfare le pulsioni sessuali dei jihadisti in Siria”, scrive il sito tunisino ‘Kapitalis’, che si interroga su come le autorità debbano relazionarsi rispetto ai figli nati da queste unioni. ‘‘Il numero delle tunisine e delle somale inviate in Siria è impressionante”, denuncia l’avvocato Badis Koubakji, presidente dell’associazione di soccorso ai tunisini all’estero, citato da ‘Assabah News’.

 

0 Condivisioni