Il golpe di Ankara: il senatore americano Black spiega il suo punto di vista


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di Costantino Ceoldo 

Che la realtà si stia muovendo rapida in questi giorni è un dato di fatto sotto gli occhi di tutti: la strage terroristica di Nizza, operata da un codardo senza onore che ha falciato più di ottanta persone con un camion lanciato a folle velocità, è diventata ora una seconda notizia, soppiantata dal tentato e subito fallito colpo di stato in Turchia.

Recep Tayyip Erdoğan è ancora al suo posto e sta consolidando il suo potere scatenando contro i suoi oppositori una purga che è ancora in corso: quando avrà finito, i superstiti saranno troppo deboli e troppo poco numerosi per agire ancora. Resteranno rintanati a leccarsi le ferite, aspettando tempi migliori e sperando nel frattempo di sopravvivere.

Tra coloro che seguono le vicende turche e siriane, vi è il senatore americano Richard Black che ha spiegato il suo punto di vista in una nota diffusa poco dopo l’inizio del colpo di stato:

Sotto Erdogan, la Turchia è stata il principale alleato dell’ISIS. Una flotta di 2.000 autobotti ha trasportato oltre confine, in Turchia, il petrolio siriano rubato e finanziando così gran parte del libro paga dell’ISIS. Quando la Russia è intervenuta in Siria, ha bombardato la flotta di autobotti, distruggendone 1.500. In risposta, il presidente Erdogan ha ordinato a jet turchi di abbattere un caccia russo, causando una crisi diplomatica dopo che i ribelli appoggiati dai turchi ne avevano ucciso il pilota, mentre quest’ultimo stava scendendo con il paracadute dopo essersi lanciato. Erdogan è stato uno dei più grandi sostenitori del mondo del terrorismo. Assieme ai sauditi, ha creato l’ “Esercito di Conquista”, centrato attorno al-Qaeda, l’organizzazione che ha ordito gli attacchi alle Torri Gemelle e al Pentagono. La Turchia, che è diventato un membro della NATO durante la guerra fredda, è emersa come uno dei principali sponsor del terrorismo. Come il presidente Erdogan ha consolidato i suoi poteri, ha anche imprigionato generali, pubblici ministeri, giudici e giornalisti. Diversi mesi fa, ha preso il controllo del più importante giornale della Turchia e lo ha trasformato in un organo di propaganda sotto il suo controllo. In caso di successo, il colpo di stato militare in Turchia sarebbe una buona notizia per la causa della pace nel mondo. Dal 1925, la Turchia opera sotto una costituzione moderna che l’ha mantenuto laica ed ha soppresso l’Islam radicale. La sua conversione in uno stato islamico sotto Erdogan ha provocato un mare di sangue attraverso i confini della Turchia in Siria e in Iraq. Possiamo solo pregare che l’esercito turco riesca a spodestare il presidente Erdogan, che ha affermato voler acquisire poteri simili a quelli di Adolf Hitler.

Purtroppo le preghiere non sono state sufficienti ed Erdogan permane nella sua carica di Presidente della Turchia.

Con il senno di poi è facile essere strateghi, scrivere opinioni ed emettere giudizi osservando le cose al sicuro dal salotto di casa propria, lontani mille miglia dai luoghi in cui i fatti accadono e tuttavia alcuni fatti sono oggettivi.

I congiurati erano troppo pochi e non godevano dell’appoggio del resto delle forze armate e tanto meno di quello della popolazione.

Perfino i giornalisti della TV di Stato hanno reagito contro i militari golpisti: questo a dire quanto gli insorti fossero pochi e troppo poco convinti del loro ruolo. Sia i militari che il popolo, almeno ad Istanbul, si sono schierati apertamente con Erdogan segno che quest’ultimo ha saputo creare una rete di consensi che si basa non solo su favoritismi e corruzione ma anche su un sentimento profondo che molto probabilmente affonda le radici nel passato imperiale della Turchia. E’ trascorso a mala pena un secolo dalla cacciata dell’ultimo sultano turco ed il ricordo di una Turchia imperiale, forte ed autorevole a livello internazionale sicuramente permane nel sentire collettivo della popolazione. Poco importa quindi che in alcune zone del Paese Erdogan sia inviso e detestato. Ai turchi piace Erdogan.

Chi ha organizzato il golpe? Non la Russia di Putin. E’ stata una cosa organizzata a Washington con l’intento di liberarsi di uno che viene oramai visto come una promessa mancata: l’amministrazione Obama è stata molto prudente nel commentare l’inizio del golpe e clamorosamente tiepida nel commentare il suo fallimento. Promessa mancata ma anche pedina impazzita (dal punto di vista americano) che persegue non solo il piano neocon di dominio globale ma anche un proprio piano personale di restaurazione neo-ottomana. Erdogan vuole entrare nella Storia. E allontanato il pericolo immediato si è anche permesso di mettere sotto assedio Incirlik e farvi arrestare un generale turco che ha collaborato al golpe. Incirlik, base aerea americana NATO come le sue 60 bombe atomiche che ospita. Erdogan non è certo uno che scherza e le manda a dire.

Lamentarsi della crudeltà riservata ai golpisti che si sono arresi significa non ricordare con chi si ha a che fare: Erdogan è figlio della Turchia, intriso della sua autoritaria cultura giuridica e sociale, non è solo un ex teppistello da strada passato alla politica come ben ci ricorda Thierry Meyssan. D’altra parte, Hugo Chavez Frias mostrò umanità e decoro nel trattare con i golpisti che volevano ammazzarlo e non per questo fu meglio considerato da Washington per averli risparmiati dopo aver fatto fallire i piani americani. Con questo non voglio svilire la grandezza del comandante Chavez che è un gigante paragonato ad Erdogan ma voglio introdurre un’altra idea.

Perché il golpe è fallito? A Washington da anni c’è un buco nero dell’intelligenza e anche di quel minimo necessario di umanità che è altrettanto necessario quando si tratta con il resto del mondo. La politica estera è abborracciata su schematismi troppo semplici e basati su principi elementari di causa/effetto, lusinga/intimidazione ed su una totale mancanza di lungimiranza: perché stupirsi di ciò quando si è sempre agito all’insegna della prepotenza? Ma in questo caso gli Stati Uniti non solo hanno fallito ma si sono lasciati trattare come un bullo messo in un angolo. La potenza egemone è stata presa in contropiede da un compare che doveva stare sempre e solo in secondo piano e che invece le ha pure tirato un paio di sberle.

Erdogan è ora un bersaglio? Si. Ma è un bersaglio che sa reagire ed è in posizione di trattare. Sembra che lo stia già facendo con i russi. In politica ci sono sempre strani compagni di letto: potrebbe mettersi d’accordo con i siriani e i curdi o spingere per una recrudescenza della guerra contro la Siria. Le conseguenze di questo golpe mancato si vedranno bene nei prossimi mesi.

Dopo aver appreso del fallimento del colpo di Stato abbiamo raggiunto il senatore Black e gli abbiamo chiesto un commento a caldo: quale futuro ora per la Turchia ed il suo presidente?

La risposta è chiara e diretta, nello stile di Richard Black:

Dopo la prima guerra mondiale, il fondatore della Repubblica Turca, Mustafa Ataturk, ha promulgato delle riforme moderne che hanno fornito una eccellente libertà di stampa ed anche libertà religiosa. L’esercito era il protettore di queste libertà costituzionali. Durante la sua carriera, Erdogan ha lavorato a stretto contatto con i Fratelli Musulmani per smantellare la libertà in Turchia. All’inizio come primo ministro, poi da presidente, Erdogan ha imprigionato generali, procuratori, giudici e giornalisti. Diversi mesi fa, ha chiuso il maggiore giornale della Turchia e lo ha riaperto sotto il suo controllo. Erdogan è emerso come un tiranno in pieno controllo del Paese. Nei prossimi mesi, ci aspetta un drammatico cambiamento verso uno stato islamico estremo. Erdogan chiederà ed otterrà poteri simili a quelli di Adolf Hitler. Ha portato il Terzo Reich di Hitler come esempio del tipo di governo che aveva in mente per la Turchia. Ha licenziato il suo primo ministro Ahmet Davutoglu quando ha resistito alla deriva verso la dittatura. Dopo essere sopravvissuto al tentativo di colpo di stato ha ora raggiunto il suo obiettivo. Per Erdogan, il golpe sarà quello che per Hitler fu l’incendio del Reichstag. Erdogan ha progressivamente potenziato gli estremisti islamici. Ora, accelererà il cambiamento culturale verso un Islam radicale e aumenterà la dipendenza dalla primitiva legge della Sharia. La libertà si spegne. Prevedo un ritorno dell’Impero Ottomano, che è stato a lungo un sogno di Erdogan. Con il pieno dominio sull’esercito, può diventare il califfo del nuovo impero. La Turchia emergerà come una minaccia sia per il modo Occidentale che per quello Orientale. Non è un caso che i cosiddetti “rifugiati siriani” inviati in Europa da parte della Turchia, si siano rivelati per lo più giovani musulmani in età militare, pieni di odio e pronti alla jihad contro la civiltà occidentale. Il colpo di stato militare era una grande minaccia per ISIS e al-Nusra (al Qaeda in Siria). Se il golpe fosse riuscito, sarebbe stata una grave battuta d’arresto per il terrore globale, dal momento che Erdogan è stato, almeno fino a poco tempo fa, un importante sostenitore e un partner commerciale per l’ISIS. Erdogan continuerà la politica della Turchia di essere una base per il terrorismo contro l’Iraq e la Siria e la sua visione del mondo islamico continuerà il ruolo della Turchia come focolaio di terrorismo globale.

Qualcosa dice che il senatore Black potrebbe avere veramente ragione. Purtroppo.

 

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Costantino Ceoldo – Pravda.Ru freelance

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