Tunisia. Essid vara il nuovo governo, ci sono anche gli islamisti di Hennahda


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Dopo settimane di trattative, il premier tunisino incaricato Habib Essid ha annunciato la nuova formazione di governo. Un lungo lavoro di negoziazioni e concertazioni con le parti politiche che lo hanno portato a rivedere la lista di nomi già presentata il 23 gennaio scorso. Si  tratta di un governo formato da 22 ministri, 2 ministri delegati e 15 segretari di Stato, caratterizzato da una maggior presenza di politici rispetto al precedente.

Sarà presente anche Ennahda, causa di numerose discussioni e critiche da parte delle basi dei due principali partiti del Paese. Il suo inserimento nell’esecutivo rappresenta una soluzione al raggiungimento delle grandi intese che consentiranno in qualche modo il superamento dell’esame del voto di fiducia in parlamento in un’udienza plenaria fissata mercoledì 4 febbraio.

Nel nuovo governo, Nidaa Tunis, il partito del presidente Beji Caid Essebsi, avrà sei dicasteri, tra cui quello degli Affari Esteri, che sarà guidato dal segretario di Nidaa, el Tayib el Bakush. I ministeri degli Interni, della Difesa e della Giustizia, sono invece affidati a personalità indipendenti: Nejem Gharsalli, Farhat Horchani ( docente di Diritto pubblico alla facoltà di Scienze politiche dell’Università di Tunisi) e Mohamed Salah Ben Aissa. Agli islamici di Ennahda, il portafoglio del Lavoro e tre segreterie di stato.

Oltre a Nidaa (86 deputati) e Ennahda (69), nella nella squadra di governo ci sono rappresentati di due altri partiti: l’Unione Patriottica Libera (16 membri) e “Afek Tunis” (“Orizzonti della Tunisia”, partito liberale con 8 eletti). Insomma, il nuovo esecutivo può contare in teoria sul sostegno di 179 dei 217 parlamentari dell’Assemblea.

Dopo le elezioni parlamentari e quelle presidenziali del 2014, accolte con favore dalla comunità internazionale, la Tunisia deve ora far fronte a una complessa situazione economica: crescita debole e disoccupazione molto alta, in particolare tra i giovani. Problemi che nel 2011 diedero origine alla rivolta popolare che ha abbattuto il regime dell’ex presidente Zine al Abdine bin Ali.

 

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