(di Talal Khrais) – Solo un ingenuo può credere alla teoria secondo la quale ciò che accade in diverse parti dei Paesi Arabi, e in Siria in particolare, sia una primavera di democrazia. Nel 1989, dopo la caduta del Muro di Berlino ed il successivo scioglimento del patto Varsavia seguito al crollo della stessa Unione, il mondo credeva in una nuova epoca di cooperazione e distensione, che si sarebbero riflesse sul mondo intero, in un futuro di pace e cooperazione tra i popoli.
I Paesi che appartenevano all’Unione Sovietica dovevano, anche loro, definire la loro autonomia e l’autodeterminazione e sostituire le oligarchie in repubbliche democratiche. L’era dei missili strategici sembrava archiviata.
L’Occidente, anche se non tutto, non la pensava così. Abbiamo assistito all’invasione dell’Iraq, allo scioglimento del suo esercito e 4 milioni di persone sono finite nelle strade. La NATO, malgrado le debolezza della Russia dopo il crollo del comunismo e la sua disponibilità a cooperare con l’Occidente, è impegnata direttamente nei conflitti ed è presente con un ruolo diverso da quello per cui è nata, cioè contrastare la minaccia dell’URSS e del Patto di Varsavia, che non esistono più.
L’intervento della NATO e la presenza degli Stati Uniti hanno favorito solamente il caos e il terrorismo. A causa di uno schieramento assurdo con Israele e suoi piani espansionistici, i palestinesi sono diventati la causa di tutti i mali. Siria e Iran, poiché non erano amici dell’occupante, dovevano diventare i “nemici della democrazia”. In Tunisia, Libia, Iraq e Siria – dove sarebbe dovuta nascere una democrazia – c’è una grande instabilità politica. Il terrorismo, in queste aree geografiche, non è mai stato così presente. Un terrorismo, occorre sottolinearlo, alleato con Paesi amici dell’Occidente e con alcuni membri della NATO, come la Turchia che combatte a fianco dei miliziani di al Qaeda.
L’occidente ad Est e la ripresa russa
Gli interventi dell’Occidente non si limitano solo ai Paesi della sponda sud del Mediterraneo. L’arroganza dei leader Occidentali, infatti, ha spinto i leader europei a credere che per un soffio l’Ucraina si sarebbe trovata nella NATO, dichiarando aperto lo scontro con la Federazione Russa. La NATO non solo non ha ridotto la sua sfera dopo lo scioglimento del patto di Varsavia, ma si è estesa sempre più verso l’Est e nella sfera degli interessi geopolitici e strategici della Russia.
La Federazione Russa, dopo aver conosciuto una crisi politica ed economica estrema si è risollevata, grazie allo sfruttamento delle enormi riserve di gas naturale e petrolio e con le relative esportazioni. Mai come in questi dieci anni l’economia russa cresceva. Una Russia forte, alleata con la Cina e altri Paesi in grande crescita, non poteva che alzare la voce e recuperare a pieno titolo un ruolo. Questo ha significato non lasciare decidere in nessun modo il destino del mondo agli USA e ai suoi alleati.
L’Occidente, ancora una volta allo sbando, cerca di sfidare una Russia forte politicamente e economicamente orientandosi verso le sanzioni economiche. Come sappiamo la rete di scambi commerciali tra Europa e Russia è così intrecciata che le sanzioni colpirebbero, senza dubbio, più gli interessi europei che quelli russi. Mosca guadagna punti e il risultato in questo momento, dopo il fallimento in Siria, è l’adesione della Crimea.
Il braccio di ferro tra Russia ed Europa e la volontà dell’Ucraina
Il presidente russo Vladimir Putin conta sul fatto che il progetto di trattato sulla costituzione dell’Unione Economica Eurasiatica sarà firmato prima di quanto programmato, ovvero entro maggio, e che diventi operativo a gennaio 2015. Intervenendo a una riunione del Consiglio Supremo economico eurasiatico a livello di capi di Stato, Putin ha sottolineato che l’obiettivo generale di Russia, Bielorussia e Kazakistan è passare a nuovo livello di interazione, che contribuisca a costituire l’Unione Eurasiatica. Il presidente ha sottolineato che è importante garantire tra gli Stati la libera circolazione delle merci, dei servizi, dei capitali e della manodopera. In Ucraina l’Occidente, che è intervenuto con un sostegno aperto a una opposizione anti russa, ha perso, anche in credibilità. In diverse parti del paese si chiede apertamente l’autonomia con l’adesione formale a Mosca. Così come è avvenuto in Crimea, che ha preferito la Russia al “paradiso” europeo. Due milioni di abitanti in Crimea si sentono di per sé russi e per anni hanno sognato di unirsi alla loro madre patria. Un desiderio che hanno espresso chiaramente attraverso il referendum. Per 23 anni la vita in Ucraina non è stata altro che caos, oppressione e misfatti da parte degli oligarghi che hanno saccheggiato l’economia del paese.