Il racconto dell’orrore dei detenuti palestinesi: costretti da Israele a rimanere in gabbie all’aperto, torturati e abusati


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Le condizioni dei detenuti palestinesi nelle carceri israeliane sono da tempo oggetto di gravi denunce da parte di organizzazioni internazionali per i diritti umani. Numerosi rapporti evidenziano pratiche sistematiche di tortura, maltrattamenti e violazioni dei diritti fondamentali all’interno delle strutture detentive israeliane.

Amnesty International ha raccolto testimonianze dettagliate su varie forme di tortura inflitte ai detenuti palestinesi. Queste includono pestaggi brutali, umiliazioni, obbligo a mantenere posizioni dolorose per lunghi periodi, privazione del sonno e esposizione a temperature estreme. In alcuni casi, i detenuti sono stati costretti a rimanere inginocchiati con la testa china durante le conte, o a cantare canzoni israeliane sotto coercizione. Altre testimonianze riferiscono di percosse con calci e pugni, spesso accompagnate da insulti e minacce. Alcuni detenuti sono stati denudati, bendati e lasciati esposti per ore, subendo ulteriori abusi fisici e psicologici.

Un ex detenuto ha raccontato di essere stato picchiato con calci e pugni, costretto a rimanere in posizioni dolorose e sottoposto a temperature estremamente basse per lunghi periodi. Queste pratiche mirano a infliggere sofferenza fisica e psicologica, spesso senza lasciare segni visibili, rendendo difficile la documentazione degli abusi.

Le autorità israeliane fanno ampio ricorso alla detenzione amministrativa, una pratica che consente di trattenere individui senza accusa né processo per periodi rinnovabili indefinitamente. Secondo i dati forniti da HaMoked, al 1° novembre 2024, oltre 2.070 palestinesi erano detenuti in regime di detenzione amministrativa, il numero più alto degli ultimi 20 anni. Questa pratica viola i principi fondamentali del giusto processo e rappresenta una forma di punizione collettiva.

Molti detenuti sono sottoposti a isolamento prolungato, privati di contatti con familiari e avvocati. Questa condizione facilita l’uso della tortura, impedendo ogni forma di controllo esterno sulle condizioni di detenzione. I lunghi periodi di isolamento possono causare gravi danni psicologici, aggravando ulteriormente la sofferenza dei detenuti.

Le condizioni all’interno delle carceri israeliane sono spesso descritte come disumane. I detenuti riferiscono di sovraffollamento, scarsa igiene, mancanza di cure mediche adeguate e alimentazione insufficiente. In alcuni casi, i detenuti sono stati costretti a rimanere in gabbie all’aperto senza riparo adeguato, permanentemente ammanettati e bendati, costretti a inginocchiarsi tutto il giorno e a dormire sul pavimento di notte. Non ricevono cibo, igiene o cure mediche adeguate.

Un rapporto di B’Tselem ha definito alcune strutture detentive israeliane come “campi di tortura”, evidenziando gli abusi sistematici subiti dai prigionieri palestinesi. Il rapporto sottolinea come queste pratiche siano parte di una politica deliberata volta a reprimere e intimidire la popolazione palestinese.

Le testimonianze e i rapporti delle organizzazioni per i diritti umani dipingono un quadro allarmante delle condizioni dei detenuti palestinesi nelle carceri israeliane. Le pratiche di tortura, i maltrattamenti e le violazioni dei diritti fondamentali richiedono un’attenzione immediata da parte della comunità internazionale. È essenziale che le autorità israeliane pongano fine a queste pratiche, garantiscano condizioni di detenzione conformi agli standard internazionali e assicurino che i responsabili di abusi siano chiamati a rispondere delle loro azioni.


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