Israele e Charlie Hebdo: una lettura non convenzionale


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(Roberto Mulas) – Mentre la neve è tornata a imbiancare Gerusalemme forti temporali ma di altra natura si sarebbero abbattuti su Tel Aviv. Sperando in uno scherzo in anticipo Israele ne ha avuto conferma lo scorso 7 gennaio: il prossimo 1 aprile lo Stato di Palestina aderirà al Tribunale penale internazionale (Tpi). Quello che potrebbe accadere in seguito all’accesso dell’ANP(Autorità Nazionale Palestinese) tra i banchi del TPI è la possibilità di presentare denunce per “crimini di guerra” contro i singoli soldati israeliani che dal ‘48 hanno utilizzato metodi non del tutto consoni all’autodeterminazione di un popolo. L’obiettivo non sarà solamente quello di denunciare le malefatte dell’esercito ma di raggiungere i suo commilitoni superiori al governo. Il contenuto delle denunce è già descritto in due dichiarazioni che l’Autorità ha depositato all’Aja insieme alla volontà di ratifica dello Statuto di Roma 2002. Le operazioni “Brother’s keeper” e “Protective edge” paiono essere le protagoniste di questa vicenda. Israele ha giù “punito” i sovversivi palestinesi con il ritiro delle rimesse fiscali ossia le tasse dei cittadini arabi che il governo israeliano rigirava ai suoi cittadini palestinesi in una cifra intorno ai 125 milioni di dollari.

Lo stato israeliano e Netanyahu non resteranno sicuramente a guardare e hanno già informato i loro vicini di casa che alla denuncia seguirà una contro denuncia per “crimini di guerra” a causa della vicinanza di Abu Mazen ad Hamas.

Certo resta il fatto che la teocratica Israele non se l’è passata bene nell’anno appena concluso. Svezia, Irlanda, Spagna, Gran Bretagna e Unione Europea hanno espresso grande vicinanza in termini politici alla popolazione palestinese. L’odio anti-ebraico ha infiammato l’Europa e in alcuni casi l’antisemitismo non si è vergognato ad urlare: “Hitler aveva ragione”. Certo è che le operazioni di terra svolte in Cisgiordania e a Gaza non hanno sicuramente aiutato gli europei a mantenere la lingua a freno e le mani in tasca soprattutto quando il complottismo potrebbe essere abbondantemente superato dai dubbi ben più concreti sulla veridicità di alcuni attentati anti-Israele.

Il più eclatante è quello del 25 maggio 2014 a Bruxelles. Le coincidenze hanno voluto che a perdere la vita siano una coppia di turisti israeliani, una volontaria francese e un impiegato belga del museo ebraico della capitale d’Europa in seguito all’incursione di un uomo armato di Kalashnikov che ha aperto il fuoco. Non solo la polizia francese ha arrestato a Marsiglia un uomo armato di pistola e kalashnikov di nome Mehdi Nemmouche ma pare gli abbiano trovato un video di 40 secondi nel quale si attribuisce l’attacco, un gesto eroico ma non troppo astuto.

Le attenzioni dei media europei hanno dimenticato quei secondi lunghi ore del Papa in Terra Santa che prega davanti al muro del pianto, non quello ebraico, bensì quelli eretto da Israele rinchiudendo così in un ghetto l’intera Cisgiordania. «Nessun leader Ue mi ha chiamato», sentenzia Netanyahu preoccupato di ciò e non dell’esponenziale spirito anti ebraico. Così, mentre l’opinione pubblica scopre il dolore della Palestina grazie alla visita papale l’antisemitismo ancora imperante in Europa torna a farla da padrona. Pochi mesi dopo le polemiche complottiste sui 3 rabbini uccisi (che facevano autostop in un luogo abitato da arabi e rinomato per essere pericoloso per i coloni) non sedano le voglia di colpire Hamas e arriva l’operazione «Protective Edge» con il massacro di più di 2mila cittadini di Gaza. La gente europea, alle prese con la paura dell’Isis si ricorda ancora una volta della Palestina grazie agli stati che approvano la mozione non vincolante sull’esistenza dello Stato Palestinese nei Territori Occupati.

L’islamofobia e Hamas hanno sempre riservato nelle parole della Knesset israeliana un ruolo importante per accattivarsi l’opinione pubblica, politica ed economica mondiale. Ciò che sta avvenendo a Parigi in questi giorni apre ancora una volta ai dubbi sulla veridicità di un accaduto che coinvolge a soli pochi giorni di distanza dall’annessione della Palestina nel Tribunale Penale Internazionale la comunità ebraica europea attraverso il breve sequestro dell’ostaggio nel negozio Kosher. Charlie Hebdo ha incrementato l’islamofobia, ha riacceso la confusione tra religione e fondamentalismo. Ha dato fuoco alla brace dell’ignoranza che dà “per cattivi” gli arabi senza distinzioni e non pensa alle discutibili logiche di guerra fatte a monte dai nostri paesi civilizzati.

Chissà se seguito della strage di Parigi, Unione Europea e Occidente riusciranno ancora a sostenere il riconoscimento dello Stato Palestinese.

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