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Due sviluppi significativi hanno segnato le ultime ore in Medio Oriente: il sesto scambio di prigionieri tra Israele e Hamas e l’arrivo di un carico di bombe pesanti dagli Stati Uniti, un segnale della continua alleanza strategica tra i due Paesi.
Nell’ambito della prima fase del cessate il fuoco tra Israele e Hamas, ieri si è svolto il sesto scambio di prigionieri. Finora sono stati liberati 1.135 detenuti palestinesi, tra cui 224 ergastolani, 236 prigionieri condannati a lunghe pene, 555 abitanti di Gaza arrestati dopo il 7 ottobre, 69 donne e 51 palestinesi di età pari o inferiore ai 19 anni. Israele, in cambio, ha ricevuto tre prigionieri. La liberazione dei detenuti palestinesi è stata accolta con festeggiamenti in diverse città della Cisgiordania e di Gaza, mentre in Israele continua il dibattito sull’efficacia di questi scambi e sulle possibili ripercussioni sulla sicurezza. La tregua, tuttavia, appare fragile: nonostante gli scambi di prigionieri, le tensioni persistono e gli episodi di violenza non si sono del tutto fermati.
Nella notte, il Ministero della Difesa israeliano ha annunciato l’arrivo di una fornitura di circa 1.800 bombe MK-84 da 2.000 libbre (circa 900 kg), trasportate via mare e scaricate nel porto di Ashdod. Il carico, trattenuto dalla precedente amministrazione americana, è stato sbloccato dall’attuale governo di Donald Trump e trasferito rapidamente alle basi aeree israeliane. Il Ministro della Difesa Israel Katz ha accolto l’arrivo delle munizioni con una dichiarazione ufficiale: “La spedizione di munizioni arrivata in Israele stasera rappresenta una risorsa significativa per l’Aeronautica Militare e le IDF e serve come ulteriore prova della forte alleanza tra Israele e Stati Uniti.”
Le bombe MK-84, tra le più potenti disponibili per attacchi aerei, sono in grado di penetrare strutture rinforzate e causare un ampio raggio di distruzione. La loro consegna era stata precedentemente bloccata dall’amministrazione Biden per il timore che potessero essere utilizzate in operazioni militari su aree densamente popolate, come la Striscia di Gaza.
L’arrivo delle bombe coincide con la visita del Segretario di Stato americano Marco Rubio in Israele. Durante gli incontri con il Primo Ministro Benjamin Netanyahu, Rubio ha discusso il futuro di Gaza e le strategie americane per la regione, confermando il sostegno militare di Washington a Tel Aviv.
Questi sviluppi segnano un momento cruciale per la situazione in Medio Oriente. Se da un lato gli scambi di prigionieri rappresentano un segnale di distensione, dall’altro la continua fornitura di armamenti a Israele suggerisce che la guerra è tutt’altro che vicina alla fine. La comunità internazionale osserva con attenzione, mentre le speranze per una pace duratura restano in bilico tra diplomazia e tensioni sul campo.
(Raimondo Schiavone)