La brutalità anarchica dei ribelli ad Aleppo raccontata da Charles Glass in un libro


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di Alessandro Aramu

“Gli abitanti di Aleppo hanno scoperto loro malgrado la brutalità anarchica della vita nelle zone liberate”. E’ quanto scrive Charles Glass nel volume “La Siria brucia. L’ISIS e la morte della primavera araba”. Glass è uno dei massimi esperti di Medio Oriente, uno dei reporter più autorevoli quando si parla di mondo arabo: ha vissuto a lungo in Siria e il suo nome è rimasto legato a un rapimento che nel 1987 lo ha tenuto in ostaggio per ben 62 giorni. A quel tempo era corrispondente di Abc News e i suoi carcerieri appartenevano a un gruppo sciita. La sua testimonianza è preziosa perché è tutto tranne che un sostenitore di Assad. Riferendosi agli abitanti di Aleppo, dice infatti che “sono abituati alla repressione del governo di Damasco”. Ciò nonostante, nel suo libro, edito in Italia da Stampa Alternativa, il reporter spiega esattamente perché Aleppo è diventata il simbolo del fallimento della rivoluzione siriana e, al contempo, il luogo dove maggiormente si è abbattuta la violenza dei ribelli, jihadisti e non.

L’autore descrive, ad esempio, il racconto di Ghaith Abdul Ahad, corrispondente del Guardian. Dopo aver partecipato a un meeting di 32 capi ribelli svoltosi in città alla fine del 2012, il giornalista inglese riporta le parole di un ex colonnello governativo, che nel frattempo aveva assunto il comando del consiglio militare di Aleppo. Di fronte ai suoi camerati, tutti esponenti della cosiddetta opposizione, dice: “Perfino il popolo non ci può più vedere, ora la gente ci accusa e scende in piazza per protestare”. A proposito di un saccheggio di una scuola per mano dei ribelli, Glass scrive: “Gli uomini hanno portato tavoli, divani e sedie fuori dall’edificio e li hanno ammucchiati all’angolo della strada. Poi hanno fatto lo stesso con i computer e i monitor. Un combattente registrava ogni cosa in un grande quaderno. “Le porteremo al sicuro in un grande deposito”, dicevano. Qualche giorno più tardi ho riconosciuto i divani e i computer della scuola in bella vista nel nuovo alloggio del comandante”.

Un altro miliziano, citato nel racconto, si lamenta del fatto che se la popolazione di Aleppo avesse sostenuto fin dall’inizio la rivoluzione forse certi fatti non sarebbero successi. La considerazione che viene da fare è che gli aleppini non abbiano sostenuto la rivoluzione proprio per la corruzione e la violenza dei capi militari ribelli, molti dei quali erano personaggi noti. Questi personaggi si sono arricchiti alle spalle della popolazione, intascando buona parte del denaro che Stati Uniti, Europa, Turchia e Monarche del Golfo hanno versato per combattere e destituire Assad. Non stupisce, malgrado la narrazione dei media occidentali di questi giorni, che la popolazione di Aleppo est si senta sollevata dal non vivere più sotto il gioco dei ribelli e dei terroristi di Al Nusra malgrado i bombardamenti russi e siriani. So sente al sicuro e preferisce vivere sotto le ali protettrici del governo siriano, anche se non perdona ad Assad la scelta di bombardare in modo massiccio i loro quartieri. Ad ogni modo il libro di Glass svela in modo netto, senza finzioni e giri di parole, la delusione, la rabbia e persino l’orrore degli abitanti di Aleppo est per essere costretti a vivere sotto il controllo dei gruppi ribelli, in particolare delle fazioni più estremiste come il ramo siriano di alQaeda, il Fronte Jabhat al Nusra.

E per capire la brutalità dei ribelli, l’autore cita l’esempio, uno tra i tanti, di un uomo d’affari, un tempo felice di essere citato per nome, che ha preferito la via dell’anonimato per evitare di subire la violenza dei miliziani che controllavano oramai molti quartieri di Aleppo: “Alcuni membri della sua famiglia – scrive Glass-  sono stati rapiti dai ribelli e per ottenere il rilascio ha dovuto versare un ingente riscatto, al termine di negoziati esasperanti. Abituati a temere i servizi segreti del regime, gli abitanti di Aleppo hanno imparato ad aver paura anche di Jaish al-Hurr, l’Esercito Libero e i suoi alleati”. L’Esercito Libero, per chi non fosse pratico delle vicende siriane, è il braccio armato dell’opposizione siriana, quella che l’Occidente ha definito moderata e sulla quale intendeva costruire il dopo Assad. Una pia illusione. Il volume racconta in modo nudo e crudo quanto fossero poco amati dalla popolazione questi finti rivoluzionari: “L’opposizione pensava che Aleppo avrebbe accolto con entusiasmo i ribelli. Ma non lo ha fatto, se non nelle periferie dove si sono concentrati i più poveri e le famiglie immigrate dalle campagne. Pur aderendo alla rivoluzione, non tutti gli abitanti delle aree più povere erano disposti ad accogliere i ribelli nei loro quartieri”.

Niente di tutto ciò è passato dai racconti dei media occidentali, le cui corrispondenze da Aleppo occupata dai ribelli sono state una gigantesca mistificazione, la più colossale opera di disinformazione dalla fine della seconda guerra mondiale a oggi. Questi corrispondenti hanno raccontato all’opinione pubblica internazionale una città che semplicemente non esisteva. Una città felice di vivere sotto il controllo dei gruppi ribelli e, in particolare, dell’Esercito Libero. Ma non è così. Glass lo racconta in modo lucido.

In uno dei quartieri più disagiati, Bani Zayd, dove molti per tirare avanti erano costretti a frugare fra l’immondizia, il comitato degli anziani scrisse una lettera all’Esercito Libero. Ecco un passaggio: “Abbiamo sempre sostenuto l’Esercito Libero ma quanto accade oggi è un crimine contro gli abitanti del nostro quartiere. Qui infatti non ci sono sedi dei servizi di sicurezza del governo. Allo stesso tempo, i gruppi armati che si sono insediati nel quartiere non sono in grado di difenderlo (…) Noi, gli anziani di Bani Zayd, abbiamo il compito di denunciare questa situazione e chiedere che i battaglioni dell’Esercito libero presenti nel quartiere lo lascino immediatamente per unirsi ai combattenti nelle aree più calde del fronte. Questo riporterà la calma e farà cessare i bombardamenti alla cieca di un quartiere povero che ospita migliaia di sfollati”.

La popolazione è ben consapevole che la presenza dei miliziani è un modo per tenere in ostaggio l’intero quartiere e trasformare una zona tranquilla e marginale nel conflitto in una zona di guerra. Questo è accaduto in tutta Aleppo est. Per questo, e per tanto altro, sono pochi gli aleppini che hanno potuto gioire realmente per la presenza dei ribelli nei quartieri orientali della città. Tutto è peggiorato quando sono arrivati i miliziani di alNusra, i veri padroni di quella parte di Aleppo negli ultimi anni. Con loro è arrivata la distruzione, l’incertezza e l’orrore. Il volume “La Siria brucia. L’ISIS e la morte della primavera araba” di Charles Glass è un piccolo volume che svela una serie di verità sulla città di Aleppo, una preziosa bussola per non farsi incantare dalla manipolazione mediatica di questi giorni. Un libro utile perché scritto da un giornalista che non può essere accusato di essere uno strumento in mano alla propaganda filo governativa. E’ semplicemente un giornalista onesto. Merce rara di questi tempi.

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