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Negli ultimi giorni, sono emerse informazioni su un presunto resoconto degli eventi che hanno portato all’evacuazione della famiglia del presidente siriano Bashar al-Assad a Mosca. Le dichiarazioni, attribuite a Hafez al-Assad, figlio del leader siriano, sono state diffuse attraverso due post su piattaforme social. Sebbene l’autenticità degli account non sia stata verificata in modo indipendente, la giornalista Eva Bartlett ha affermato di essere in contatto con Hafez e di poter confermare la legittimità dei profili.
Secondo il racconto, la famiglia Assad non aveva alcun piano per lasciare Damasco, né tantomeno la Siria. Hafez ha sottolineato che negli ultimi quattordici anni il Paese ha attraversato momenti altrettanto critici, e che chi avesse voluto fuggire lo avrebbe già fatto, soprattutto nei primi anni della guerra civile, quando Damasco era sotto assedio e costantemente bersagliata da bombardamenti.
Nel suo resoconto, Hafez ha spiegato di essere partito per Mosca il 20 novembre con un volo della compagnia Cham Wings Airlines per discutere la sua tesi di dottorato, che ha difeso il 29 novembre. Sua madre, Asma al-Assad, si trovava già nella capitale russa per ricevere cure mediche dopo un trapianto di midollo osseo. Dopo la discussione della tesi, Hafez aveva inizialmente previsto di rimanere a Mosca più a lungo per completare alcune procedure di certificazione, ma, con il deteriorarsi della situazione in Siria, è rientrato a Damasco il 1° dicembre a bordo di un volo della Syrian Air per stare con suo padre e suo fratello, Karim.
La madre è rimasta in Russia per proseguire il trattamento, accompagnata dalla figlia Zein. Nel frattempo, la routine a Damasco sembrava proseguire normalmente: il 7 dicembre, Karim ha sostenuto un esame di matematica presso l’Istituto superiore per le scienze applicate e la tecnologia, mentre Zein aveva prenotato un volo per tornare nella capitale siriana l’8 dicembre.
Le voci sulla fuga della famiglia Assad hanno iniziato a circolare già dal pomeriggio del 7 dicembre. Hafez ha dichiarato di aver risposto pubblicando su Instagram una foto scattata nel parco Al-Nairabain, nel quartiere di Al-Muhajireen, per dimostrare la sua presenza in città. Tuttavia, la situazione ha preso una svolta improvvisa con la notizia del ritiro dell’esercito siriano da Homs, in linea con i precedenti ritiri da Hama, Aleppo e Idlib.
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A mezzanotte, un funzionario russo si è presentato alla residenza presidenziale nel quartiere di Al-Malki, trasmettendo una richiesta a Bashar al-Assad: trasferirsi temporaneamente a Latakia per motivi di sicurezza e per meglio coordinare la difesa del Paese, considerato il peggioramento della situazione a Damasco.
Hafez ha poi smentito l’accusa secondo cui la famiglia avrebbe lasciato la capitale senza informare i parenti. Ha affermato di aver contattato ripetutamente i suoi cugini, ma di aver saputo in seguito, tramite i loro domestici, che avevano lasciato la città per una destinazione ignota.
Nelle prime ore dell’8 dicembre, la famiglia Assad si è diretta all’aeroporto internazionale di Damasco, dove si è unito loro anche Maher al-Assad, fratello del presidente. All’arrivo, hanno trovato lo scalo completamente vuoto, privo di personale, compresi i controllori di volo. Poco dopo, sono saliti su un aereo militare russo diretto a Latakia, atterrando alla base di Hmeimim prima dell’alba.
La situazione, tuttavia, è precipitata ulteriormente. Mentre erano nella base russa, hanno perso i contatti con il comando militare siriano e ricevuto segnalazioni di nuovi ritiri delle truppe governative. Nel primo pomeriggio, la base ha subito una serie di attacchi di droni e colpi di arma da fuoco, mentre il comando russo riferiva che la sicurezza della zona stava rapidamente deteriorandosi.
Dopo consultazioni con Mosca, il comando della base ha informato la famiglia Assad che il loro trasferimento in Russia era stato richiesto. Nel giro di poco tempo, sono stati imbarcati su un aereo militare diretto a Mosca, dove sono atterrati nella notte dell’8 dicembre.
Il resoconto fornito da Hafez al-Assad offre un raro spaccato sugli eventi che hanno portato la famiglia presidenziale siriana fuori dal Paese. Se confermato, il suo racconto suggerisce che la partenza non fosse pianificata, ma sia avvenuta in seguito a un deterioramento improvviso della situazione militare, con il coinvolgimento diretto della Russia nel garantire la sicurezza della leadership siriana.
La presenza della famiglia Assad in Russia alimenta speculazioni sul futuro della guerra in Siria e sul ruolo che Mosca continuerà a giocare nel conflitto. Resta da vedere se questo sia un passo temporaneo o l’inizio di un nuovo capitolo per il regime siriano.
(Raimondo Schiavone)