La Siria post-Assad: la Sharia al potere e il destino delle donne


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La foto di Ahmad al-Shara, leader del gruppo Hayat Tahrir al-Sham (HTS), con sua moglie completamente velata, rappresenta un simbolo inquietante della regressione sociale e politica della Siria, un paese che sta abbandonando il sogno di uno stato laico per intraprendere il pericoloso cammino di uno stato confessionale dominato dalla legge islamica più rigida.

Il contesto attuale in Siria e la figura di Ahmad al-Shara – Dopo anni di guerra civile e con il regime di Bashar al-Assad ormai ridotto al controllo di alcune aree, la Siria settentrionale, in particolare la regione di Idlib, è sotto il dominio di Hayat Tahrir al-Sham, un gruppo jihadista evoluzione del Fronte al-Nusra, a sua volta affiliato ad al-Qaida. Ahmad al-Shara, conosciuto anche con il nome di guerra Abu Muhammad al-Julani, è passato dall’essere un militante dello Stato Islamico a capo di una delle organizzazioni jihadiste più potenti in Siria.

Questa trasformazione è stata accompagnata da un rinnovato sforzo di al-Shara per presentarsi come un interlocutore accettabile alla comunità internazionale. Tuttavia, le sue origini jihadiste e il suo passato legato a violazioni dei diritti umani, incluse esecuzioni sommarie e l’imposizione della sharia, rendono questa operazione di “moderazione” profondamente ambigua e pericolosa.

La condizione della donna sotto il dominio jihadista – La presenza di una donna completamente velata al fianco di al-Shara è più di una scelta personale: è l’espressione di un sistema che considera le donne subordinate, invisibili e prive di diritti fondamentali. Sotto il dominio di HTS e gruppi simili, la sharia viene interpretata nella sua forma più oscurantista, relegando le donne a una condizione di totale segregazione sociale.

Nella Siria settentrionale, esattamente nella provincia di Idlib da anni il fortino dei gruppi armati di matrice jihadista, le donne sono obbligate a indossare abiti integrali e a rispettare regole rigide che limitano la loro libertà di movimento, istruzione e partecipazione alla vita pubblica. Le punizioni per chi trasgredisce queste norme sono severe e includono pene corporali e, in casi estremi, la morte.

Il nuovo governo provvisorio: un segnale allarmante – La recente nomina di Shadi Muhammad al-Waisi come ministro della Giustizia nel governo provvisorio della Siria è un ulteriore segnale dell’orientamento radicale del nuovo regime. Al-Waisi è tristemente noto per aver supervisionato l’esecuzione pubblica di due donne a Idlib nel gennaio 2015, un atto che rappresenta l’applicazione più brutale della sharia. La sua dichiarazione d’intenti di rimuovere tutte le donne giudici dalla magistratura sottolinea la volontà di eliminare ogni presenza femminile anche nelle poche aree in cui le donne potevano svolgere ruoli pubblici.

Questo contesto è emblematico di come la Siria, invece di progredire verso un modello di inclusività e diritti umani, stia tornando indietro, abbracciando un sistema che nega la dignità e l’uguaglianza delle donne.

La responsabilità della comunità internazionale Il silenzio e l’inerzia della comunità internazionale, in particolare di Stati Uniti ed Unione Europea, di fronte a questa regressione sono difficili da ignorare. La normalizzazione di figure come Ahmad al-Shara e il riconoscimento implicito del governo provvisorio dominato da HTS rappresentano un pericoloso precedente. Non solo si legittima un sistema che calpesta i diritti delle donne, ma si rischia di consolidare un modello di governo jihadista che potrebbe destabilizzare ulteriormente la regione.

Gli Stati Uniti e l’UE, nella loro ricerca di soluzioni rapide per stabilizzare la Siria, sembrano disposti a chiudere un occhio sulle gravi violazioni dei diritti umani perpetuate da HTS. Questa strategia miope rischia di alienare ulteriormente una popolazione già traumatizzata da anni di conflitto e di perpetuare un sistema di disuguaglianze e violenze.

(Il ministro degli Affari Esteri italiano Antonio Tajani con Ahmad al-Shara) 

Un futuro incerto La foto di Ahmad al-Shara e sua moglie è un simbolo di questo futuro incerto. Rappresenta una Siria che sta abbandonando i valori dello stato laico per abbracciare una visione oscurantista e confessionale. Rappresenta una comunità internazionale che, per calcolo politico, permette che i diritti delle donne vengano calpestati in nome della stabilità.

Se non si interviene ora per contrastare queste derive, il prezzo da pagare non sarà solo quello delle donne siriane, ma dell’intera regione, con ripercussioni che si faranno sentire ben oltre i confini del Medio Oriente.


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