Le autorità di Ankara stanno prendendo in considerazione l’invio di truppe di terra in territorio siriano per evitare che i curdi formino un loro Stato lungo i confini. La Turchia è infatti estremamente preoccupata per i successi dei curdi nel nord della Siria (Rojava). Grazie ai raid della coalizione guidata dagli Stati Uniti e all’alleanza con l’Esercito Siriano Libero e con altri gruppi di ribelli, i miliziani curdi hanno guadagnato terreno e oggi controllano una vasta porzione di territorio al confine con la Turchia. Recep Tayyib Erdogan ha recentemente affernmato che il suo paese non accetterà uno stato curdo lungo la frontiera e che il suo governo si batterà in questo senso “a qualunque costo”.
I curdi hanno recentemente sconfitto e allontanato l’ISIS dalla città confinante di Tal Abyad e Ayn Issa, a nord della capitale de facto dello Stato Islamico in Siria, Al-Raqqa. La scorsa settimana i miliziani jihadisti si sono infiltrati nella roccaforte curda di Ayn Arab (Kobanê), massacrando almeno 200 persone, attraversando proprio la Turchia per condurre la loro offensiva. Il Rojava è diviso in tre “cantoni”, un nome preso in prestito dalla Svizzera che è una specie di modello di autogoverno locale per i curdi. La conquista di Tal Abyad ha consentito ai curdi di unire territorialmente i cantoni di Kobane e Jazira, mentre Kobane ed Efrin sono ancora separate dall’ultima striscia di territorio che l’ISIS controlla al confine con la Turchia.
Il quotidiano Yani Safak, citando un portavoce dell’AKP, il partito del presidente Erdogan, ha riferito che la Turchia potrebbe schierare fino a 18.000 mila uomini, in un’area di 30 km di profondità e 100 km di lunghezza. L’obiettivo è quello di creare una zona ciscinetto che sarà difesa con truppe, artiglieria pesante e copertura aerea.
Per la Turchia, un potenziale stato curdo lungo i confini con la Siria costituisce una minaccia diretta alla sicurezza nazionale. Durante la loro ultima spinta su Tal Abyad, i combattenti curdi sono stati accusati di “pulizia etnica” contro i turkmeni e gli arabi. Un’accusa che i miliziani curdi negano e che in verità non trova alcun riscontro.
Il leader del PYD, Saleh Muslim, partito che controlla il governo del Rojava Kurdistan (Kurdistan occidentale) ha in ogni caso negato che i curdi vogliano creare uno Stato autonomo e indipendente in Siria. Il Rojava non è una zona qualunque: circa il 60 per cento delle riserve petrolifere della Siria, infatti, si trova proprio in quest’area. Il petrolio è l’unica fonte di guadagno per il governo locale. Il PYD non impone tasse ai suoi cittadini e scuole e ospedali sono costruiti con i proventi del petrolio o grazie allo sforzo delle comunità locali.
Le parole di Saleh Muslim non convincono la Turchia che, con questo pretesto, potrebbe lanciare un’offensiva contro due nemici: i curdi e l’esercito governativo. L’obiettivo di Erdogan, in fondo, è sempre lo stesso: far cadere Assad.