L’America e il genio della lampada: la nuova economia di Biden


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(Bruno Scapini)  – Passata in sordina nella attualità internazionale, trascurata forse dai media e probabilmente ignorata dai più, è la notizia dell’Ordine Esecutivo firmato dal Presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, il 12 settembre scorso.

Di cosa tratta il provvedimento? Di una iniziativa tanto ambiziosa e rivoluzionaria nelle previsioni, quanto sorprendente e temibile negli effetti che ne conseguirebbero: l’atto esecutivo di Biden preconizza e promuove l’ingegneria genetica quale nuova dimensione totalizzante con cui l’uomo presto si troverà a confrontarsi.

Non sarebbe, quindi, senza fondatezza la trasposizione dell’ordinanza presidenziale nei termini suggeriti dall’antica leggenda della lampada di Aladino. Si nota infatti, a ben guardare, l’esistenza tra le due situazioni di una sostanziale affinità. Il potere di una lucerna di scatenare il mago che in essa si nasconde, peraltro in grado di soddisfare ogni desiderio, è in fondo lo stesso scoperto da Biden allorché riconosce nelle tecniche dell’ingegneria biologica il magico potere di trovare la giusta soluzione a qualunque problema l’uomo si ponga.

Una nuova “età dell’oro” sembra allora profetizzare il Presidente americano, e lo fa con tanta disinvoltura  da prendere addirittura l’abbrivio, nell’emanare la sua ordinanza, dalla recente esperienza pandemica da Covid 19 nel cui contesto esalta, senza riserve, né pudore, il ruolo vitale in essa assunto proprio dalle biotecnologie!

Che la ingegneria genetica sia una realtà ormai consolidata a livello scientifico è fuori di ogni dubbio. Non avevamo però bisogno della Casa Bianca per apprenderlo. Ma quello che più ci sorprende nell’iniziativa presidenziale è l’arroganza con la quale Biden propugna una nuova economia totalizzante per il futuro dell’America e del mondo, incentivando a tal fine la biotecnologia e la biofabbricazione quali unici riferimenti dell’agire umano. E sostiene per giunta tale prassi senza nemmeno preoccuparsi  – se non appena vagamente con un timido cenno ad eventuali incompatibilità emergenti in corso d’opera – dell’impatto che certi radicali cambiamenti comportamentali possano avere sulla stabilità della società, e ancor più sull’equilibrio psichico dell’individuo sia come singolo, sia nelle formazioni sociali in cui esso si esprime.

In questa prospettiva, punto nodale del provvedimento risulta così la istituzione di una politica presidenziale volta a incentivare, coordinare e guidare in modo sistemico e onnicomprensivo l’approccio governativo verso il progresso delle biotecnologie e della biofabbricazione; e ciò per ottenerne soluzioni definite “innovative” in settori di capitale importanza e che rappresentano in fondo il complesso della vita umana, quali: la salute, il cambiamento climatico, l’energia, l’agricoltura, la sicurezza alimentare, la resistenza delle catene di rifornimenti e la sicurezza nazionale ed economica. Il tutto presupponendo uno stretto collegamento tra soggetti istituzionali di settore e, sorprendentemente, tra questi e il National Security Affairs e la NASA!  Inoltre, è da osservare come, a termini di medesima ordinanza, i soggetti destinatari della normativa vengano chiamati a rendere rapporto per le materie di competenza entro date ben precise, alcuni mesi in certi casi, fino a due anni per altri. Ma è evidente, considerata la stretta tempistica prevista per l’immane lavoro, l’urgenza posta dal Presidente di pervenire nel più breve tempo possibile ad un quadro compiuto e completo delle rispettive situazioni in vista delle conseguenti decisioni.

Biden, sebbene intenzionato a far beneficiare di questa nuova mitica fase della Storia umana la sola America, non esclude tuttavia in questo esercizio di trasformazione economica una cooperazione internazionale, ma la prevede per i soli alleati e partner, subordinandola alla conciliabilità con i principi e i valori americani e a condizione che vengano salvaguardate la leadership tecnologica degli Stati Uniti, la competitività economica del Paese e la sicurezza della sua “bioeconomia”.

E’ un’iniziativa indubbiamente di proporzioni titaniche quella prefigurata dalla Casa Bianca, diretta a cambiare in profondità  il volto dell’America e, nella misura in cui verrà ad influire sull’Occidente, anche quello dei Paesi europei imponendo un’immagine dell’uomo difficile ancora da intuire e decifrare.

Ma un dubbio ci sembrerebbe lecito nutrire a questo punto: se sia politicamente ed eticamente ammissibile incentrare il progresso scientifico ed economico esclusivamente sullo sviluppo delle tecnologie di ingegneria genetica, con tutti i rischi che la cosa potrebbe comportare per l’integrità identitaria dell’uomo, sopratutto se associate alle potenzialità applicative dell’intelligenza artificiale, o se sia invece preferibile assoggettare il corso delle scienze ad un giudizio di valore che sconti in sé il rispetto della persona umana quale entità etica in sé, e non soltanto come oggetto di dinamiche meramente economiche. Consentire al mago di uscire dalla lanterna è indubbiamente un grosso rischio. Alcuni uomini, infatti, accecati dall’ambizione di potere e dalla sete del profitto pretendono di perseguire i loro interessi ad ogni costo, e né si avvedono del baratro che spesso si apre ai loro piedi.

Così, affidarsi ciecamente alle tecniche manipolative della bioingegneria  per la produzione di beni e servizi, facendo peraltro dell’uomo lo strumento della nuova dimensione post-biologica, potrebbe essere un vero azzardo; ancor più vero se solo consideriamo quanto alto sia il rischio che una “tecnica” così concepita possa sfuggire al suo creatore, e quanto pericolosa possa essere la tentazione di sfidare Dio sullo stesso suo terreno della Creazione.

Il progresso scientifico e tecnologico non si può fermare. Lo sappiamo bene. Ma sappiamo altrettanto bene anche come una prospettiva riduzionistica dell’esistenza umana, come prospettataci dalla “bioeconomica” di Biden, ci condurrebbe inevitabilmente alla fine dell’uomo, alla conclusione del suo cammino quale creatura dotata di una sua propria identità pensante e di una capacità critica autonoma, entrambe premesse indiscutibili di ogni  progresso a vera misura d’uomo.

In questa prospettiva, dunque, e considerato il potere trainante che l’America ancora esercita sui modi di essere e di agire dell’uomo occidentale, solo una speranza ci rimane: che dalla magica lanterna possa uscire non lo stregone malvagio e maligno, bensì  il genio benigno, quello cioè capace di portare ricchezze, ma anche in grado di liberare Aladino dalle parti più buie e meno valide della sua identità.

 

 

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