Libano. Nella Bekaa aumentano le tensioni tra rifugiati e lavoratori siriani


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(Stefano Levoni) – In Libano, in particolare nella valle della Bekaa, il rapporto tra le comunità ospitanti e i rifugiati siriani sta attraversando una fase sempre più difficile. La questione non può essere analizzata con un punto di vista esclusivamente politico, legati in particolare alla questione della sicurezza. L’arrivo di una così grande massa di persone che scappano da un paese in guerra pone, infatti, problemi di natura socio–economica, che coinvolge anche il rapporto – e persino la lotta – tra le fasce più deboli della popolazione.

Il conflitto, dunque, alimenta altri conflitti e tensioni all’interno di aree, spesso emarginate, nelle quali si riversano i profughi siriani. Per questa ragione le organizzazioni internazionali hanno capito che non si può garantire sicurezza e stabilità per i rifugiati siriani in Libano senza creare condizioni di vero sviluppo nelle aree ospitanti con misure destinate anche alle comunità residenti. Un passo necessario sembra essere quello di un concreto sostegno ai poveri che in Libano condividono la tragedia che stanno vivendo milioni di profughi.

Le tensioni socio–economiche derivanti dalla presenza dei profughi in Libano preoccupano le autorità e gli operatori umanitari. Sono ben 311 gli episodi di violenza registrati in quattro mesi (tra luglio e ottobre del 2014); 134 incidenti sono stati classificati come atti isolati, 69 come atti di discriminazione sociale; 17 incidenti sono stato causati da sproporzioni di natura sociale ed economica, 91 sono stati classificati come incidenti a sfondo politico.

Nella sola regione della Bekaa sono stati registrati 13 atti di discriminazione sociale, 41 atti di violenza e 35 incidenti a sfondo politico. Queste cifre riguardano solo gli incidenti segnalati. Secondo un rapporto stilato da “Lebanon Support”, in collaborazione con l’UNDP, le cifre sono molto più alte.

L’attenzione degli analisti e delle organizzazioni internazionali per la regione della Bekaa deriva dal fatto che l’86 per cento dei rifugiati siriani sono distribuiti in questa zona, in particolare nelle aree più emarginate. È qui che vive il 66 per cento dei cittadini libanesi con gravi problemi di emarginazioni. Una lotta tra poveri che colpisce, in particolare, quei cittadini siriani che qui vivono e lavorano da tempo. Si stima che nella sola Bekaa siano presenti circa 410mila rifugiati siriani. Un numero enorme che di per sé rappresenta una vera e propria bomba sociale.

Avendo bene in mente questa situazione, le organizzazioni internazionali hanno iniziato a destinare parte dei loro aiuti ai cittadini libanesi più bisognosi, lanciando progetti di sviluppo con l’obiettivo di alleviare le crescenti tensioni tra le persone più svantaggiate, libanesi e siriani.

La crisi siriana ha dunque avuto pesanti ripercussioni economiche sul mercato del lavoro nella Bekaa, colpendo in primis la forza lavoro semi-qualificata, poiché i rifugiati sono in competizione con i giovani imprenditori, in particolare nel settore delle costruzioni.

Tuttavia, i più colpiti dalla presenza dei rifugiati sono i lavoratori siriani che risiedevano in Libano prima della crisi, per via della concorrenza nei lavori a bassa retribuzione che, di solito occupato, vengono svolti dai residenti non libanesi. Tutto ciò ha generato un forte calo dei salari, già bassi. A causa del crescente numero di siriani della regione, accade che un contadino libanese della Bekaa possa scegliere i lavoratori e aumentare l’orario di lavoro senza aumentare però la loro paga. Una guerra tra poveri, appunto.

 

(con fonte alakhbar)

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