L’Italia, la crisi economica e i fattori internazionali della crisi


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(Talal Khrais) –  L’Italia vive un periodo di forte isolamento economico e commerciale. Nonostante le promesse del Premier Matteo Renzi, il quadro economico proietta delle cifre poco rassicuranti per il paese: il  prodotto interno lordo diminuisce ogni tre mesi.

I leader italiani degli anni Novanta, affrontavano le crisi economiche attraverso una politica estera moderata e ponendosi come ago bilancia nel conflitto tra Est e Ovest. Un approccio che oggi sembra venir meno. Una conferma di ciò è arrivata nei giorni scorsi, durante la visita in Italia del Ministro degli Affari Esteri dell’Iran, Paese che, per la sua grande potenzialità economica, potrebbe rappresentare un canale di sfogo significativo per le imprese italiane. Eppure, in quei giorni Renzi ha preferito dare spettacolo con la riforma della scuola, materia che avrebbe potuto trattare direttamente il Ministro dell’Istruzione.

Invece, il Premier avrebbe fatto bene a riservare un’ora di tempo per ascoltare Mohamad Jawad Zarif. Non solo perché l’Italia detiene la presidenza del Consiglio dell’Unione Europea, ma anche per la possibilità di scambi commerciali tra l’Italia e il Paese più ricco e più forte dell’area che possiede tutte le carte in regola per affrontare la sicurezza della regione e garantirne la pace. Ha fatto bene, invece, il  Presidente del Senato a riservare un’autorevole accoglienza al Ministro Iraniano apprezzando gli sforzi compiuti dalle autorità iraniane contro l’avanzata dell’ISIS e sottolineando la propria preoccupazione per l’evoluzione della crisi irachena.

I dati del Pil italiano posizionano l’Italia tra i Paesi europei maggiormente in difficoltà. Fatto che dimostra il fallimento delle politiche di austerità adottate sino ad ora in Europa e in Italia.

Se guardiamo i dati degli ultimi anni, possiamo capire le ragioni della crisi che l’Italia vive attualmente. Il suo sostegno a guerre promosse da Stati Uniti e Gran Bretagna ha bloccato i flussi commerciali con l’Europa. Paesi come la Libia, l’Iraq, l’Iran e la Siria erano importanti partner economici dell’Italia. A questo quadro si sono aggiunte le assurde sanzioni contro la Russia.

Io credo che i recenti cambiamenti della politica iraniana siano un’opportunità per le tante imprese e i numerosi investitori italiani di riacquistare una posizione dominante nel mercato. Le opportunità di investimento sono numerose e riguardano molteplici settori. Il made in Italy, per esempio, è molto richiesto e apprezzato.

Quello iraniano è un mercato relativamente grande che conta su una popolazione di 77 milioni di persone (un dato tre volte superiore alla media della regione),sulla quarta riserva di petrolio più grande al mondo oltre che sulla riserva di gas naturale seconda solo alla russa.

Recentemente, il Governo dell’Iran ha lanciato un piano di sviluppo per stimolare la crescita economica del Paese. Per le imprese italiane è riservato un trattamento particolare.

Per quanto riguarda le sanzioni alla Russia, se non si cambia rotta, le aziende italiane, che hanno sempre registrato un elevato scambio commerciale con Mosca, rischiano di subire gravi danni. Al contrario, la Russia ha tante opportunità e i suoi cittadini non moriranno solo per aver rinunciato ai prodotti italiani. I produttori di Grana Padano, per esempio,sebbene ammettano che la cultura del formaggio stagionato non si sia ancora molto diffusa, sostengono che l’embargo danneggerà i loro sforzi di promozione nel mercato russo. Ma i paesi davvero nei guai sono Lituania, Finlandia e Polonia, paesi che hanno fortissimi legami economici con la Russia. Basti pensare che la Finlandia spedisce in Russia quasi la metà di tutti i suoi prodotti caseari e del suo pesce surgelato.

L’embargo russo non rappresenta solo la fine di un mercato importante, l’embargo alla Russia è una perdita di opportunità per tutta l’Europa.

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