L’UE proroga le sanzioni alla Russia di altri 6 mesi: l’ira di Mosca


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(Marco Galdi)  – Da una parte nuovi tentativi di dialogo per risolvere il conflitto nel Donbass, con un appuntamento per i ministri degli Esteri del ‘formato Normandià (Francia, Germania, Russia e Ucraina) fissato per il 23 giugno a Parigi. Dall’altra una continua escalation di provocazioni militari, con i jet della Raf che hanno intercettato per tre volte caccia russi in volo sul Baltico mentre sono in corso massicce esercitazioni della Nato che si rafforza sul fronte orientale. È in questo quadro che i 28 ambasciatori della Ue hanno deciso oggi di prolungare fino alla fine di gennaio 2016 le sanzioni alla Russia, che sarebbero scadute alla fine di luglio prossimo.

Le sanzioni in vigore vietano l’accesso ai mercati e al credito europeo per banche e compagnie russe partecipate dallo Stato, inoltre bloccano l’export di armi, tecnologie ‘dual usè e beni utili al settore energetico. Già a marzo scorso il Consiglio europeo dei capi di Stato e di governo aveva deciso di legare la durata delle sanzioni alla piena messa in atto degli accordi di Minsk, che prevedono non solo il cessate il fuoco ma una serie di passaggi fino al ripristino del pieno controllo della frontiera russo-ucraina.

La decisione presa dagli ambasciatori, riferiscono fonti diplomatiche europee, passerà lunedì come ‘punto A’ (ovvero con un voto senza discussione) nell’ordine del giorno di un Consiglio Esteri principalmente dedicato alla dimensione esterna del dossier immigrazione. Decisione scontata, quindi, quella del rinnovo delle sanzioni, nonostante il peso economico per l’Europa. Un peso che per l’Italia, secondo il viceministro allo Sviluppo economico Carlo Calenda, rischia di tradursi in «perdite di esportazioni per tre miliardi di euro» nel settore agroalimentare a causa delle contro sanzionì russe.

Il prolungamento delle sanzioni «non è corretto e viola gli interessi di tutti i partecipanti al mercato», ha tuonato il capo del colosso petrolifero russo Rosneft, Igor Secin. Mentre il Cremlino ha denunciato il ritorno ad una retorica da guerra fredda da parte dell’Occidente: Mosca respinge le minacce e «la retorica delle sanzioni», ha avvertito il portavoce di Putin, Dmitri Peskov, annunciando che il prolungamento delle sanzioni europee avrà come effetto la proroga di quelle russe. Condizioni (e sanzioni) che, come sottolineato ieri dal segretario generale della Nato Jens Stoltenberg, non impediscono alla Russia di continuare ad aumentare gli investimenti militari, in particolare nel nucleare.

Una escalation, o «un pericoloso tintinnio di sciabole», che terrorizza i paesi baltici e dell’est ed alla quale la Nato sta rispondendo con quello che Stoltenberg ha definito «il più grande rafforzamento della difesa collettiva dalla fine della Guerra Fredda». Di cui le manovre in corso dal 5 giugno scorso tra Mar Baltico e Polonia – con la partecipazione di 5.600 soldati, 49 navi, 61 aerei ed un sottomarino – sono la prima prova generale. Nell’esercitazione sono infatti impegnati anche 2.000 militari delle cosiddette ‘Spearheads’ (punte di lancia), le forze di intervento rapido che avranno a disposizione 5 basi permanenti in Estonia, Lettonia, Lituania, Polonia e Romania, in cui arriveranno armi pesanti Usa compresi carri armati e artiglieria.

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