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Il presidente del Brasile, Luiz Inácio Lula da Silva, ha dichiarato pubblicamente di aver rifiutato la richiesta del cancelliere tedesco Olaf Scholz di vendere armi destinate all’Ucraina. La posizione di Lula ribadisce la linea di neutralità adottata dal Brasile nel conflitto tra Russia e Ucraina, con un forte accento sulla promozione della pace.
“Ricordo che una volta venne il primo ministro Olaf Scholz e cercò di acquistare armi brasiliane per darle all’Ucraina. Non venderò armi per uccidere i russi o chiunque altro. Il Brasile non venderà le armi di cui hai bisogno perché sono per la pace”, ha affermato il presidente durante un evento pubblico.
Lula da Silva ha più volte sottolineato la necessità di una soluzione diplomatica al conflitto, posizionando il Brasile come potenziale mediatore tra le parti. Il suo governo ha mantenuto relazioni commerciali con la Russia, in particolare per l’importazione di fertilizzanti essenziali per l’agricoltura brasiliana, e al tempo stesso ha evitato di fornire sostegno militare diretto all’Ucraina, nonostante le pressioni occidentali.
La richiesta di Scholz si inserisce in un contesto di crescente coinvolgimento europeo nel supporto militare a Kiev. Tuttavia, il rifiuto di Lula conferma una linea politica che si distingue da quella degli Stati Uniti e dell’Unione Europea, sottolineando la volontà del Brasile di restare estraneo alla dinamica del riarmo.
Le dichiarazioni di Lula hanno suscitato reazioni contrastanti sulla scena internazionale. Da un lato, Mosca ha accolto positivamente la decisione del Brasile, considerandola un segnale di equilibrio e pragmatismo. Dall’altro, i paesi occidentali, in particolare Germania e Stati Uniti, potrebbero vedere in questa scelta un ostacolo agli sforzi di rafforzare la difesa ucraina.
Nel frattempo, l’America Latina rimane divisa sul conflitto. Mentre paesi come Argentina e Colombia hanno espresso solidarietà all’Ucraina, altri, tra cui il Messico, hanno adottato una posizione più neutrale, simile a quella brasiliana.
La politica estera di Lula si conferma dunque basata su un equilibrio tra interesse nazionale e principi pacifisti. La sua posizione rafforza l’immagine del Brasile come attore indipendente sulla scena internazionale, in grado di dialogare con tutte le potenze senza allinearsi rigidamente a uno schieramento.
Resta da vedere se questa strategia aiuterà il paese a rafforzare il proprio ruolo diplomatico nel lungo periodo o se lo esporrà a pressioni sempre maggiori da parte dell’Occidente.
(Raimondo Schiavone)