Mali, Niger e Burkina Faso lanciano un passaporto comune: il simbolo della nuova alleanza del Sahel


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Una nuova pagina si apre per l’integrazione africana. I governi di Mali, Niger e Burkina Faso hanno annunciato ufficialmente l’introduzione di un passaporto biometrico comune nell’ambito della Confederazione degli Stati del Sahel (AES), l’alleanza regionale creata dai tre paesi dopo la loro rottura con la Comunità Economica degli Stati dell’Africa Occidentale (ECOWAS). Il lancio del nuovo documento di viaggio è previsto per il 29 gennaio 2025, lo stesso giorno in cui i tre stati formalizzeranno l’uscita definitiva dall’ECOWAS, un’organizzazione da cui si sono progressivamente allontanati dopo i colpi di stato militari e le tensioni con i governi occidentali.

Il passaporto comune rappresenta un simbolo di autonomia e cooperazione per l’AES. L’obiettivo dichiarato dai governi dei tre stati è di facilitare la libera circolazione dei cittadini all’interno della regione, rafforzare gli scambi economici e costruire un’identità regionale condivisa, separata dall’influenza delle ex potenze coloniali e dalle istituzioni regionali viste come ostili ai governi militari al potere.

“È un passo decisivo verso l’indipendenza economica e politica della nostra alleanza”, ha dichiarato Abdoulaye Diop, ministro degli Esteri del Mali, durante la conferenza stampa di annuncio dell’iniziativa. “Con questa misura, poniamo le basi per un’integrazione più forte tra i nostri popoli, facilitando la mobilità e la cooperazione”.

L’uscita dall’ECOWAS non è solo una questione burocratica, ma ha profonde implicazioni geopolitiche. L’organizzazione regionale, che riunisce 15 paesi dell’Africa occidentale, ha imposto sanzioni pesanti contro i tre stati dopo i rispettivi colpi di stato, provocando una frattura profonda tra l’Alleanza del Sahel e gli altri membri dell’organizzazione.

Per i governi di Mali, Niger e Burkina Faso, l’ECOWAS è percepita come uno strumento di pressione occidentale piuttosto che come un vero strumento di cooperazione africana. L’introduzione del passaporto comune, insieme alla decisione di lasciare ufficialmente l’organizzazione, segna un punto di non ritorno nella politica regionale.

Oltre all’integrazione economica e politica, l’AES sta lavorando anche sul fronte della sicurezza. Nei giorni scorsi, i tre stati hanno annunciato la creazione di una forza militare congiunta composta da 5.000 soldati con capacità operative aeree, terrestri e di intelligence. L’obiettivo principale è combattere i gruppi ribelli e jihadisti che operano nella regione, sfidando la stabilità dei tre governi.

La decisione arriva in un contesto di crescente sfiducia nei confronti delle operazioni militari internazionali, come la missione francese Barkhane, conclusasi nel 2022, e la presenza ridotta delle forze dell’ONU dopo il ritiro delle truppe MINUSMA dal Mali.

“La sicurezza del Sahel deve essere garantita dai nostri popoli e dai nostri eserciti, non da potenze straniere con interessi nascosti”, ha dichiarato Ibrahim Traoré, presidente di transizione del Burkina Faso.

L’introduzione del passaporto comune e la creazione di una forza militare congiunta sono solo i primi passi di una strategia più ampia dell’AES, che punta a costruire una struttura autonoma capace di competere con l’ECOWAS e di ridefinire l’equilibrio geopolitico dell’Africa occidentale.

La rottura con l’ECOWAS e la creazione di nuove istituzioni comuni tra Mali, Niger e Burkina Faso segnano una svolta storica per il Sahel, ma resta da vedere come reagiranno gli altri paesi della regione e quali saranno le conseguenze economiche e politiche a lungo termine.

Nel frattempo, il 29 gennaio rappresenterà una data simbolica, che segnerà ufficialmente l’inizio di un nuovo percorso per l’alleanza del Sahel. Un cammino che punta all’autonomia, ma che dovrà affrontare ancora molte sfide per affermarsi come una vera alternativa regionale.

R.S.


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