Mali. Uccisa la mente del rapimento di Rossella Urru


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Quattordici componenti del gruppo terroristico islamico el Mourabitoun sarebbero rimasti uccisi in Mali in furiosi combattimenti con miliziani ritenuti vicini ad al Qaida. Tra le vittime, secondo quanto afferma il sito online del quotidiano algerino El Watan citando fonti dell’intelligence di Algeri, ci sarebbe anche Abou Walid al-Sahraoui, controversa figura del terrorismo islamico, sospettato, tra l’altro, d’essere stata la ‘mente’ dei rapimenti di alcuni occidentali, tra i quali, nell’ottobre del 2011, la volontaria italiana Rossella Urru, sequestrata nel campo di Rabouni, nel Sahara Occidentale, insieme ad altri due cooperanti spagnoli, Aino Fernadez Coin, dell’Associazione degli amici del popolo sahrawi, ed Enric Gonyalons, dell’Ong Munupat. Rossella Urru fu liberata nel luglio del 2012. Teatro degli scontri tra le due fazioni islamiste, conclusisi con la strage di miliziani, è stata una località vicino Gao, nel nord maliano.

I Mourabitoun (‘Coloro che firmano col sanguè) sono nati, sotto la guida dell’emiro Mokhtar Belmokhtar, dalla fusione della sua brigata con il Mujao (il Movimento per l’unicità e la jihad nell’Africa occidentale molto attivo soprattutto in Mali) di cui al-Sahraoui era esponente di spicco. Belmokhtar – la cui morte, annunciata dal Dipartimento di Stato americano, viene anche oggi smentita dai Mourabitoun – si era allontanato da Aqmi per dissidi con l’emiro Abdelmalek Droukdel.

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