Pepe Mujica e il senso della felicità


0 Condivisioni

(Federica Cannas) – L’ex Presidente uruguaiano José “Pepe” Mujica ha ricevuto nei giorni scorsi le più alte onorificenze di Colombia e Brasile dai Presidenti Gustavo Petro e Luiz Inácio Lula da Silva. Durante la cerimonia, svoltasi nel giardino della sua casa a Montevideo, Mujica ha ricevuto la Croce di Boyacá e la Croce del Sud.

Gustavo Petro ha espresso la sua ammirazione per Mujica, simbolo di lotta rivoluzionaria e coerenza, emblema della sinistra latinoamericana. Entrambi aderirono in gioventù ai movimenti di liberazione nazionale dei propri Paesi ed entrambi hanno poi compreso che la pace è la cosa più importante e più rivoluzionaria in una società e nella vita politica democratica.

Lula, legato all’ex Presidente uruguaiano da un forte legame d’amicizia, ha riconosciuto in lui un combattente instancabile dell’America Latina, una persona straordinaria ed un esempio per tutti.

Pepe Mujica ha ringraziato, precisando di essere un uomo del popolo, non un uomo da premi o medaglie. Semplicemente un uomo che ha fatto quello che poteva con la sua gente e nulla di più.

Le sue parole non sorprendono. Mujica ha sempre sottolineato, durante la sua lunga carriera politica, l’importanza di vivere una vita semplice e piena di significato.

Celebre per il suo approccio unico alla felicità umana, che per lui non è mai dipesa dai beni materiali, ma dalla qualità delle relazioni umane e dalla capacità di vivere in armonia con se stessi e con gli altri.

Per l’ex presidente dell’Uruguay, la cultura del consumo esasperato allontana dalla vera felicità, impedendo di concentrarsi su ciò che è veramente importante: i rapporti umani, l’ambiente e la giustizia sociale.

Negli anni più difficili della crisi economica, politica, sociale, culturale, Mujica ha scelto di vivere secondo questi principi, donando gran parte del suo appannaggio presidenziale in beneficienza e vivendo in una piccola fattoria alla periferia di Montevideo.

Il suo celebre discorso alla Conferenza delle Nazioni Unite sullo sviluppo sostenibile, tenutasi a Rio de Janeiro il 20 giugno 2012, è quello che ciascuno vorrebbe sempre ascoltare dai propri rappresentanti politici.

Un discorso non solo sulla felicità, sul senso della vita e sull’amore per il pianeta, ma anche un discorso sull’ipocrisia di chi si preoccupa dello sviluppo sostenibile, ma nello stesso tempo promuove un esagerato ed esasperato modello di consumo.

Questa la conclusione del suo intervento: ”E uno si fa questa domanda: è questo il destino della vita umana? Queste sono cose molto elementari: lo sviluppo non può essere contro la felicità. Deve essere a favore della felicità umana, dell’amore per la Terra, delle relazioni umane, di prendersi cura dei figli, di avere amici, di avere ciò è che necessariamente fondamentale. Perché la vita è il tesoro più importante che si ha. Quando lottiamo per l’ambiente, il primo elemento dell’ambiente si chiama felicità umana!”.

La sua filosofia insegna che la felicità non è un obiettivo lontano, ma qualcosa che si può raggiungere ogni giorno, scegliendo di vivere con meno e attribuendo valore alle cose che realmente contano.

 

0 Condivisioni