Raid inglesi in Siria. Passo indietro di Corbyn: libertà di voto ai ribelli laburisti


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Jeremy Corbyn ha deciso di concedere ai parlamentari laburisti la libertà di voto sulla richiesta del premier David Cameron di autorizzazione ai bombardamenti contro lo Stato Islamico in Siria. Il leader del Labour intende però ribadire che la linea del partito rimane di opposizione ai raid. Questo, secondo quanto riporta la stampa britannica, il compromesso raggiunto tra Corbyn, contrario ad un’estensione dell’intervento armato in Medio Oriente (Londra partecipa già ai raid in Iraq) e i deputati ribelli del Labour che invece sono favorevoli ai bombardamenti.

Tra i dissidenti laburisti compaiono anche numerosi membri del governo ombra, che avevano minacciato di dimettersi di fronte all’eventuale rifiuto di Corbyn di consentire la libertà di voto su una questione che Cameron ha definito di «interesse nazionale». Se portata alle estreme conseguenze, la spaccatura avrebbe potuto avere conseguenze imprevedibili sul futuro del partito e della sua leadership.

Nell’ambito del compromesso raggiunto con il vice leader del partito Tom Watson ed altre figure di rilievo dello stato maggiore laburista, Corbyn chiederà a Cameron un rinvio del voto parlamentare sulla Siria, fino a quando il governo non avrà fornito ulteriori chiarimenti e dettagli sulla missione militare. Chiarimenti che andranno discussi nel corso di un dibattito di due giorni alla Camera dei Comuni.

Il premier, che sperava di poter procedere al voto già nella giornata di mercoledì, già nei giorni scorsi si è detto disponibile ad un rinvio, in assenza di una maggioranza ampia a favore dei raid. Nel corso di una drammatica riunione nel pomeriggio con i membri del governo ombra, descritta da alcune fonti laburiste come «caos totale», Corbyn è stato più volte contestato.

Al termine dell’incontro, tuttavia, un portavoce di Corbyn ha riferito che i ministri ombra hanno deciso di appoggiare la richiesta fatta dal leader al governo di un ulteriore approfondimento sui raid, da discutere nell’aula dei Comuni in due giorni di dibattito.

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