Reportage dalla Siria. Droni senza piloti bombardano fantasmi


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(Talal Khrais – Damasco) –  All’alba ho lasciato Beirut per Damasco e, tra mille difficoltà, ho superato prima il confine libanese e poi il confine siriano. Nelle strade libanesi, i parenti dei soldati rapiti 50 giorni fa, chiedono al governo di accelerare i negoziati indiretti con i terroristi ed ottenere la liberazione dei propri cari. L’unica soluzione possibile per il Libano è di rivolgersi ai due paesi che hanno sposato la causa dell’ISIS e che possono intervenire sui rapimenti: il Qatar e la Turchia.

In Siria, invece, la situazione è differente. Al contrario di quello che si pensa, i siriani che ritornano in Siria sono in migliaia grazie a vaste zone liberate recentemente dall’Esercito Arabo Siriano, come il Mleiha, e altre zone a Sud della capitale.

Al caffè Havana di Damasco ho l’opportunità di incontrare i colleghi giornalisti tornati in dopo 20 giorni di lavoro ad Aleppo e a Deir El Zour e poter quindi chiedere a fonti dirette, quale sia realmente la situazione nel territorio siriano.

L’inviato di guerra, Mohamad Kheir, mi dice che dall’alto arrivano bombe lanciate da aeroplani senza un pilota che mirano a vittime “fantasma”. Per capire realmente chi venga colpito da tali bombardamenti, bisogna guardare sotto le macerie.

Amer, un altro collega inviato di guerra, aggiunge: “Sia l’Esercito siriano che i Comitati della Difesa Nazionale sono in grado di infliggere perdite nei ranghi dei terroristi.” Amer si sofferma inoltre, sulla vergognosa situazione che ha colpito il settore curdo Ain Al Arab e ha evidenziato ancor più il legame tra la Turchia e l’ISIS. Quest’ultimo ha infatti scambiato 47 ostaggi turchi con il permesso e l’appoggio dell’artiglieria turca (esattamente 49 carri armati) per invadere ben 64 villaggi curdi.

L’interesse della Turchia e dell’ISIS è dunque il medesimo: entrambi non permettono la nascita di un’entità curda in area geografica e lo Stato dell’Iraq e del Levante vuole una terra “pura” del suo Islam oscurantista.

Khaled, un giornalista della TV al Mayadine, mi spiega: “i turchi giocano su due tavoli separati: da una parte incoraggiano i curdi iracheni di avere una propria entità in modo da indebolire l’Iraq e, di conseguenza, dare alla Turchia la possibilità di acquistare il petrolio a costi irrisori, dall’altra incoraggiano i terroristi ad uccidere i curdi in Siria. Ma un gioco simile non potrà durare a lungo – continua il collega – e i curdi, prima o poi, destabilizzeranno la Turchia.

Una Turchia già destabilizzata, basti pensare che ci sono 4000 turchi appartenenti all’ISIS.

Una volta rientrato in albergo, incontro gli inviati di guerra della BBC a cui chiedo la loro valutazione: “Gli USA hanno bombardato  le postazioni di ISIS e di Jabhat el Nusra su dati forniti dai satellite. Ma i guerriglieri, durante i bombardamenti, sono abituati a nascondersi, Altri giornalisti francesi esprimono dubbi sull’operazione che non abbia un obbiettivo diverso dopo i cambiamenti in Ucraina.

Infine, prima di lasciare Beirut, incontro il Generale Amin Hoteit, chiamato il Generale dei Generali in quanto esperto di strategie militari, secondo cui: ”l’incoerenza e la poca saggezza della strategia americana rendono improbabile il successo di tutta l’operazione. Farebbero meglio a fornire assistenza per chi combatte seriamente il terrorismo come l’Esercito Libanese che combatte nel Qalamoun ma non possiede nemmeno un elicottero. Gli Stati Uniti e la Francia devono ancora fornire armi al Libano per 4 miliardi pagati tempo fa. Di contro, gli USA hanno invece aperto i loro depositi di armi alle Forze Armate Israeliane”.

Prima di parlare di offensiva che rappresenta un momento di svolta della lotta contro lo Stato islamico, condotta dal presidente Obama, bisognerebbe focalizzare l’attenzione sul flusso di armi e di uomini e controllare i conti bancari dell’ISIS nelle banche turche.
Tuttavia, a quanto pare, la Casa bianca ha deciso di non aspettare troppo a lungo.

È di fondamentale importanza sottolineare il fatto che gli USA stiano bombardando gli islamisti in Siria senza chiedere consenso del governo di questo paese nonostante il ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov, che ha avuto una conversazione telefonica col Segretario di Stato americano John Kerry, abbia esortato gli USA ad attenersi strettamente allo Statuto dell’ONU e alle norme del diritto internazionale, e a rispettare la sovranità della Siria. Lavrov ha rilevato che servono azioni concordate, prive di doppi obiettivi.

Secondo sempre il Generale Hoteit, la decisione di bombardare gli islamisti in Siria è un secondo tentativo di rovesciare il regime del Presidente  Assad.

Il pogetto americano è comunque in linea con una politica estera folle che ha caratterizzato gli USA in questi ultimi anni: Come si fa d’altronde a essere contro l’ISIS e, al contempo, contro lo Stato siriano quando l’Esercito siriano è l’unica forza che combatte realmente il terrorismo.

Secondo il Generale Hoteit, assisteremo presto a un disordine internazionale che avrà riflessi terribili su tutto il mondo, compresa l’Europa.

 

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