Reportage dalla Valle della Bekaa: il giornalismo per procura e le falsità sul Libano


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(Talal Khrais – Ersal – Valle della Bekaa, Libano) – Più passa il tempo e più vedo l’arretratezza di una certa parte della stampa italiana sul Medio Oriente. Non c’è solo incapacità o impreparazione. Spesso si tratta di vera e propria malafede. E così, senza conoscere i fatti, molti giornalisti italiani scrivono cose del tutto false, ingenerando nell’opinione pubblica false convinzioni o errate rappresentazioni della realtà. Un esempio? Nel 2013 mi trovavo come inviato in Siria per seguire un incontro della società civile con il Prendente della Repubblica Araba Siriana Bashar al Assad. Dopo l’incontro, un collega della stampa italiana mi chiama e mi chiede se è vera la notizia dell’uccisione dello stesso Presidente. Ho chiesto al giornalista,  per la sua etica professionale e credibilità, di non pubblicare l’articolo sulla presunta morte di Assad.

Il giorno dopo, con mio grande rammarico,  ho visto che il suo pezzo, nel quale si affermava l’uccisione del Presidente, senza peraltro citare nessuna fonte, era stato pubblicato.

In questi giorni una parte della stampa italiana parla del Libano con molta approssimazione. Mi chiedo quali siano le fonti di questi giornalisti, alcuni dei quali dubito siano mai passati in questo paese. Come per le guerre, evidentemente, esiste anche il “giornalismo per procura”. Ho recentemente letto un articolo su Il Manifesto in cui si descrive il Libano come un inferno, un paese oramai invaso dai jihadisti dello Stato Islamico dell’Iraq e del Levante.

La verità è che l’ISIS sta perdendo dovunque, sia in Iraq che in Siria. Proprio in Libano ha avuto pesantissime perdite. Nessun villaggio nel paese dei cedri è in mano ai terroristi. Il Fronte al Nusra e l’ISIS cercano invano di attaccare le postazioni di Hezbollah e dell’Esercito Libanese. Stando alle cronache della stampa italiana,  in questo momento io mi troverei nel cuore di un Califfato Islamico Libanese. La verità è che nelle campagne di Ersal, nel Qalamoun, l’Esercito ha inflitto gravi sconfitte ai movimenti jihadisti che hanno dovuto rintanarsi nelle montagne.

L’Esercito e le milizie di Hezbollah, lungo un confine di 90 chilometri, hanno sotto tiro i terroristi. Un mese fa, nelle periferie di Tripoli, nel nord del Libano, l’Esercito ha inflitto altri duri colpi ai combattenti jihadisti, occupando le loro roccaforti.  C’è un fatto che molti non sottolineano: insieme all’esercito e a Hezbollah, contro i terroristi c’è la popolazione di interi villaggi che si ribella e impedisce la loro avanzata. ISIS e al Nusra hanno tentato in tutti i modi di mettere a ferro e fuoco e il Libano,  scegliendo le montagne orientali tra il Libano e Siria come porta di ingresso nel paese dei cedri. Su quel versante però sono intervenuti Hezbollah con l’Esercito Arabo Siriano. Dopo la liberazione di Yabroud, le cose sono decisamente migliorate.  Le operazioni antiterrorismo nel Qalamoun sono all’ordine del giorno: l’anno scorso sono stati “ripuliti” moltissimi villaggi occupati, in particolare quelli cristiani occupati dai combattenti di Al Nusra, braccio siriano ad Al Qaeda.Quotidianamente l’Esercito siriano, da una parte, e l’Esercito Libanese, dall’altra, bombardano le postazioni dei terroristi assediati.

La città di Yabroud, nelle mani dei terroristi per lungo tempo, ricopre grande importanza per la sua posizione strategica. Oggi la città è nelle mani dell’Esercito Siriano. Il Libano ha risentito molto dell’occupazione militare dei terroristi nella città di Yabroud. In generale tutto ciò che accade in Siria ha in qualche modo un effetto e un riflesso sul Libano. Il collegamento tra Yabroud Siriana ed Ersal, villaggio libanese sul confine, si è interrotto. La fonte del pericolo sul Libano non esiste più perché i terroristi che utilizzavano questa zona come punto di appoggio, e sede organizzativa per operazioni terroristiche nei due paesi, è sotto il controllo pieno dell’Esercito.

Sono moltissime le operazioni militari condotte in questi mesi dall’esercito libanese. Blitz e azioni studiate nei minimi dettagli che hanno portato, anche grazie al contributo della popolazione locale, all’arresto di centinaia di terroristi legati ai gruppi qaedisti, al sequestro di interi depositi di munizioni ed armi.  Tra gli arrestati ci sono anche tre donne: hanno confessato di essere delle terroriste e di aver avuto un ruolo molto importante  nel trasportare autobombe attraverso il villagio di Ersal. Le autobombe, provenienti dalla Siria, erano state preparate proprio a Yabroud, pronte ad essere utilizzate in attentati terroristici in Libano.

Ho potuto assistere personalmente alle operazioni dei militari libanesi e, in particolare, al grande successo che ha portato all’arresto di Naim Abbass, leader del gruppo terroristico delle Brigate di Abdallah Azzam. Questi gruppi sono responsabili dell’assassinio di esponenti politici e personaggi pubblici libanesi, nonché di diversi attentati che hanno colpito le zone della periferia Sud di Beirut.

 

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