
(Raimondo Schiavone) – Mentre il primo ministro spagnolo Pedro Sánchez ha avuto il coraggio di dire a voce alta ciò che milioni di cittadini europei pensano – che la Spagna non commercerà con uno Stato genocida – in Italia Giorgia Meloni resta seduta, muta, pavida. Non una parola, non un gesto di rottura, non uno scatto di umanità davanti alla carneficina quotidiana che da mesi insanguina Gaza. Mentre i bambini palestinesi vengono sepolti sotto le macerie e i sopravvissuti implorano il mondo con gli occhi sbarrati, la presidente del Consiglio italiano si limita a qualche comunicato di facciata, misurato e privo di anima, come se stesse parlando di una crisi commerciale, non di un massacro.
Sánchez, al contrario, si è alzato in Parlamento e ha detto quello che una leadership morale deve dire: che non si può continuare a trattare con uno Stato che calpesta le risoluzioni ONU, che bombarda ospedali e scuole, che impone un blocco criminale a un’intera popolazione. Ha parlato di genocidio e ha detto chiaramente che la Spagna si unirà alla causa davanti alla Corte Internazionale di Giustizia. Lo ha fatto con la schiena dritta, sotto le pressioni diplomatiche di Tel Aviv e di Washington. Ha dato voce ai senza voce.
E l’Italia? L’Italia si è rifugiata nel servilismo. Meloni, che pure non ha problemi a infiammare i toni contro i migranti o contro i poveri cristi che protestano per la guerra, si è ben guardata dal definire genocidio quello che sta accadendo a Gaza. Si limita a invocare “chiarimenti” da Israele, come se i morti civili fossero incidenti di percorso e non il frutto sistemico di una strategia di sterminio. Non ha neanche trovato il coraggio di alzarsi in piedi in Parlamento per commemorare le vittime. Neanche un minuto di silenzio. Neanche un gesto simbolico. Il nulla.
La verità è che l’Italia si è posizionata con convinzione nel campo del sionismo politico. Lo fa nel silenzio complice dei media mainstream, lo fa attraverso accordi militari, cooperazioni nel settore della cyber-sorveglianza, lo fa accettando le condizioni imposte da un governo israeliano che oggi è accusato da più parti di crimini contro l’umanità. Mentre la Spagna rompe il silenzio e guida una presa di coscienza internazionale, l’Italia resta inchiodata a un realismo cinico e codardo, che la rende complice di una delle pagine più vergognose della storia recente.
Non è più tempo di mezze parole. L’Europa che ha pianto Auschwitz e che si riempie la bocca di democrazia non può tollerare un nuovo genocidio sotto i suoi occhi. Sánchez lo ha capito. Meloni no. E ogni giorno che passa in silenzio, quel silenzio diventa un boato. Un boato di vergogna.