![](https://spondasud.it/wp-content/uploads/2025/02/1070801-thumb-full-720-sanremo_2025_noa_e_mira_awad_can-1024x576.jpg)
Il Festival di Sanremo 2025 è riuscito, ancora una volta, a trasformarsi in una farsa mediatica, dimostrando che la narrazione dominante è più importante della verità. Durante la prima serata, Noa e Mira Awad si sono esibite in una performance di Imagine di John Lennon, spacciata per un messaggio di pace e inclusione. Peccato che dietro questa facciata di buoni sentimenti si nascondesse una bugia grossolana: Mira Awad non è una cantante palestinese, ma una cittadina israeliana.
Eppure, il pubblico italiano è stato deliberatamente ingannato. La presentazione ufficiale l’ha descritta come “una cantante palestinese”, tentando di costruire un’immagine di riconciliazione che nei fatti non esiste. Mira Awad, infatti, ha rappresentato Israele all’Eurovision Song Contest 2009 ed è parte del sistema culturale israeliano. Definirla “palestinese” significa piegare la realtà a una narrazione conveniente per lo spettacolo e per il consenso politico.
Questa operazione è un insulto non solo alla verità, ma anche al popolo palestinese, che continua a subire oppressione e violenze quotidiane. È un insulto a chi soffre a Gaza e in Cisgiordania, alle famiglie delle vittime e a coloro che sono stati privati della loro terra e dei loro diritti. Sanremo, invece di dare spazio a veri artisti palestinesi – quelli che resistono alla distruzione delle loro case e delle loro vite – ha preferito offrire una piattaforma a chi porta la bandiera di Israele travestendola da “messaggera di pace”.
La cosa più vergognosa è che questa manipolazione sia stata accolta senza alcuna critica dai media mainstream, che si sono affrettati a raccontare l’esibizione come un momento storico di unità. Ma quale unità può esistere quando la verità viene calpestata? Quando l’unica voce palestinese concessa sul palco è quella di un’israeliana? Questo non è un gesto di pace, è propaganda.
Sanremo si conferma ancora una volta non solo un carrozzone commerciale, ma anche un’operazione politica allineata ai dettami dell’Occidente. La musica, anziché essere espressione libera, diventa strumento di manipolazione, venduta al miglior offerente. Se anche il palco della musica italiana si piega a queste dinamiche, cosa resta della libertà artistica e della possibilità di raccontare il mondo per quello che è?
La verità è semplice: Sanremo ha mentito. Ha ingannato il pubblico per portare avanti una narrazione favorevole a Israele, nascondendo la realtà della Palestina e dei suoi artisti. Ed è questa la vera vergogna.
Raimondo Schiavone