Sipho: il massacro delle madri a cui venivano strappati i feti


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(Salvatore Lazzara) – Il 1914, verrà ricordato come l’anno dei peggiori crimini commessi dagli Ottamani contro gli uomini, donne e bambini siriani. I soldati quando vedevano una donna incinta, chiedevano il sesso del nascituro. Se si trattava di un maschietto, aprivano l’addome della madre, estraevano il feto, per poi lasciarla morire dissanguata. Sipho è uno dei massacri più efferati del ventesimo secolo. Stranamente su questi crimini contro l’umanità, la comunità internazionale tace. Evidentemente gli interessi politici dei paesi coinvolti, sono più importanti del sangue versato senza motivo da milioni di persone. Il massacro prende il nome dalla parola “sipho” che significa spada. Vale la pena ricordare un dato importante: la metà delle vittime del genocidio, sono stati armeni di Surrei, di Tur Abdin e Urfa, e di tante altre città siriane. Non esistono documenti ufficiali sul numero delle vittime. Alcuni studi, però hanno dimostrato che la strage ha coinvolto più di 250.000 vittime tra il 1914 e il 1923. Il governo turco –come sempre-, nega l’esistenza del massacro. Quando è interpellato non fornisce spiegazioni logiche sulla scomparsa e l’uccisioni di tutte queste persone. Mentre tante altre autorità mondiali, sostengono la verdicità del genocidio. La più importante delle stragi di quel periodo, è ricordata con il nome di “massacro di Sipho”, avvenuto tra il 1914 e il 1923. A seguire non vanno dimenticati i massacri di Diyarbakir, di Torabidin e Deir al-Zour. Nella città di Diyarbakir, furono arrestati e giustiziati un gran numero di siriani. Molti furono messi a disposizione di Mohammed Rashid Pascià prima della deportazione. Il numero dei martiri si aggira attorno ai 50.000. Si dice che Mohammed Rashid Pascià, abbia ricevuto gli ordini per lo sterminio dal ministro della guerra tramite telegramma. Nella missiva c’erano scritte soltanto tre parole che ordinavano di: uccidere, bruciare e distruggere qualsiasi cosa incontravano durante le operazioni militari.

Il massacro di Deir al-Zour, ha coinvolto migliaia di persone. La gente della città, sapendo della persecuzione, riuscì a nascondere i figli degli armeni, proteggendoli dalla carneficina. La gendarmeria turca, non trovando i bambini, cominciò a sterminare a loro posto gli adulti, i quali venivano arrestati, poi macellati ed infine scuoiati vivi. Nel mese di Giugno del 1915 nella zona di Tur Abdin, le forze ottomane iniziarono l’attacco contro i villaggi di Aalsrayanih, e di Lafratip. Furono attaccati i centri di Mardin e Nusaybin. Il governatore della città, rifiutò l’aiuto dell’esercito turco, sapendo che l’accettazione di quest’ultimo avrebbe spalancato le porte al massacro. Mohammed Rashid Pascià, pertanto ordinò la sua esecuzione a cui seguì il massacro dei cittadini.

Dopo il ritorno dalla missione di sterminio delle città citate, sostenuta dai consulenti tedeschi tra cui Hobinr Richter, -che in seguito diventerà uno dei fondatori del partito nazista in Germania-, organizzarono le operazioni nella città di Tur Abdin, per mettere in pratica la politica genocida approvata dal governo turco, come dimostra la corrispondenza con l’Alto comando militare di Berlino. Questa tesi è stata più volte smentita dallo stesso Richter. Ma i fatti però dimostrano il contrario! La missione organizzata dai tedeschi incontrò una forte opposizione e resistenza quando cercarono di entrare nella città di Azach. I leder chiesero agli ottomani, di confrontarsi con Basberan, per placare la rivolta. Nonostante il crescente numero di forze ottomane che tentavano di entrare, -sostenuti dagli alti esponenti tedeschi attivi nell’impero ottomano-, l’invasione fallì. Pertanto le forze turche furono costrette a concordare il cessate il fuoco tra le due parti.

Il 29 Ottobre, Naji Pasha, inviò un telegramma affermando che i siriani avevano cominciato a ribellarsi a Diyarbakir. Iniziarono pertanto i massacri. Il Comandante chiese all’Alto Comando di fornire per la battaglia, l’artiglieria pesante. Nel corso dello scontro armato, chiesero invano ai locali di consegnare le armi e lasciare le proprietà, per poi procedere alla deportazione. Nel frattempo, il comandante militare, aveva fatto pressione sui tedeschi, per farsi inviare più truppe per l’assedio della città. 750.000 siriani furono uccisi per le strade a sangue freddo. Tanti altri sono stati sfollati, torturati dai soldati ottomani ogni volta che entravano in una città o villaggio. Rubavano tutto quello che vedevano, bruciavano le case, uccidevano famiglie intere, trasformando i villaggi in luoghi fantasma. Sipho è stato uno dei peggiori massacri della storia umana. Gli ottomani (turchi), vogliono ancora commettere nuovi massacri contro la Siria, per riprendersi quello che non hanno potuto conquistare.

 

Don Salvatore Lazzara – Sacerdote da 17 anni, è cappellano militare all’Accademia Aeronautica di Pozzuoli. Da Cappellano Militare ha svolto i seguenti incarichi: Maricentro (MM) La Spezia, Nave San Giusto con la campagna addestrativa nel Sud Est Asiatico, X° Gruppo Navale in Sinai per la missione di Pace MFO. Successivamente trasferito alla Scuola Allievi Carabinieri di Roma. Ha partecipato alla missione in Bosnia con i Carabinieri dell’MSU. Di ritorno dalla missione è stato trasferito alla Scuola Ufficiali Carabinieri di Roma. Dopo l’esperienza nei Carabinieri è tornato a Palermo presso i Lanceri d’Aosta (Esercito). Per Da Porta Sant’Anna curava inizialmente la rubrica “Al Pozzo di Sicar”; da Luglio 2014 ha assunto il ruolo di Direttore del Portale.

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