La Turchia è pronta a prendere provvedimenti “concreti” contro lo Stato islamico in Siria. Lo ha detto ad Ankara il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, aggiungendo che il paese non ha ricevuto “l’atteso sostegno da parte degli alleati che hanno forze armate nella regione”. Erdogan ha detto che “sono in corso i preparativi necessari per ripulire il confine” nei pressi della città di Kilis, dove dall’inizio dell’anno 20 persone sono state uccise da colpi di mortaio provenienti dal territorio siriano.
Il timore, più che fondato, è che ancora una volta la Turchia utilizzi la presenza dello Stato Islamico ai confini con la Siria per intensificare l’azione militare contro il suo vero obiettivo: gli odiati curdi. Protetti dagli Stati Uniti e dall’Europa, i curdi sono ritenuti anche dalla Russia degli attori fondamentali per realizzare la pace in Siria. Mosca ritiene infatti fondamentale la loro presenza nei negoziati di pace, un’ipotesi che Erdogan respinge fermamente.
Il capo dello Stato turco, accusando i paesi che hanno subito attacchi terroristici da parte dello Stato islamico di aver lasciato da sola la Turchia nella lotta contro il terrorismo, ha detto: “Abbiamo il diritto di non tenere conto di chi ignora Kilis e Aleppo”. Erdogan ha condannato chi accusa la Turchia di sostenere e finanziare lo Stato islamico. “Dipingere la Turchia come un paese che aiuta il Daesh (acronimo arabo per Stato islamico dell’Iraq e del Levante) è una cosa da miserabili”.
Il capo dello Stato turco aveva sottolineato come “nessun paese” abbia sofferto tante perdite quanto la Turchia nella guerra contro lo Stato islamico, in riferimento agli attacchi subiti dalla città transfrontaliera di Kilis. Negli ultimi mesi l’artiglieria turca ha più volte risposto al fuoco proveniente dal territorio siriano, colpendo obiettivi dello Stato islamico nel nord della Siria e uccidendo oltre un migliaio di miliziani del gruppo jihadista, secondo quanto riferito dallo Stato maggiore della Difesa turca.