ROMA – Dopo la guerra, che si prolunga da oltre 10 anni, la Siria si vede costretta ad affrontare ancora una volta una gravissima emergenza umanitaria a causa del catastrofico terremoto che ha colpito il nord del paese insieme alla Turchia. Il bilancio è drammatico, 3.000 morti accertati nel paese, decine di migliaia di persone che da giorni non hanno più una casa e sono costrette ad affrontare il gelo di questi giorni senza più cibo ed energia elettrica. Purtroppo gli aiuti internazionali si concentrano quasi tutti nella parte turca mentre oltre il confine sono pochissime le squadre internazionali di vigili del fuoco e della protezione civile che hanno deciso di prestare soccorso alla popolazione civile siriana.
Molti villaggi siriani non saranno mai raggiunti da nessun aiuto e anche qui la logica è quella della geopolitica: per colpire Assad, al quale la cattiva informazione attribuisce persino di aver bloccato i soccorsi, si colpiscono uomini, donne e bambini che, a causa del sisma, non hanno più nulla. E che il governo di Damasco c’entri ben poco è dimostrato dal fatto che tutte le missioni internazionali sono andate prima di tutto in soccorso della Turchia e non della Siria perché sono il frutto di relazioni diplomatiche che nulla hanno a che vedere in situazioni come queste. Una “sanzione umanitaria” che quel paese non si merita dopo oltre un decennio di conflitto.
A fugare ogni dubbio, del resto, è stato lo stesso presidente siriano che ha fatto un appello all’Unione Europea esplicitando che gli aiuti saranno distribuiti anche tra i ribelli, rendendo debole la propaganda di guerra messa in campo da alcuni organi di informazione occidentali (in Italia a distinguersi è sempre il quotidiano La Repubblica con l’ineffabile Daniele Raineri, il giornalista divenuto famoso per aver portato in Siria Greta e Vanessa per poi abbandonarle al destino di un sequestro dai contorni misteriosi).
In definitiva, Assad chiede di attivare il «Meccanismo europeo di protezione civile» e mandateci farmaci, tende, generatori, perché manca tutto. Ad Aleppo, poi, la catastrofe è aggravata da un’epidemia di colera che ha fatto più morti della Somalia. Stiamo parlando di una città senza fogne e senza acqua. Il terremoto, indubbiamente, è condizionato dalla geopolitica, con territori sotto il controllo governativo, altri sotto il dominio dei cosiddetti ribelli e dei gruppi jihadisti (si pensi alla provincia di Idlib) e, infine, quelli nelle mani curde. Un mosaico difficile da ricomporre anche di fronte a una tragedia come quella di un cataclisma naturale di dimensioni bibliche.
Per questa ragione, il Centro Italo Arabo e del Mediterraneo ha invitato le istituzioni nazionali e internazionali ad adoperarsi affinché la Siria non sia esclusa e marginalizzata in alcun modo nelle missioni di soccorso e di aiuto alla popolazione civile siriana colpita dal tremendo terremoto.