Terrorimo: congresso Usa diviso su autorizzazione dell’uso della forza contro IS


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Dopo dieci giorni di pausa dei lavori, il Congresso degli Stati Uniti torna oggi a riunirsi per affrontare il difficile nodo dell’approvazione dell’autorizzazione all’uso della forza contro lo Stato Islamico presentata nelle scorse settimane da Barack Obama. Ma il conferimento dei cosiddetti poteri di guerra al presidente non sarà un passaggio formale, anche perché il Congresso a maggioranza repubblicana non sembra intenzionato a dare una prova di unità bipartisan – come è successo dopo l’11 settembre nel 2001 e per la guerra in Iraq in 2002 – ma intende usare il dibattito sull’autorizzazione per rivendicare un maggiore ruolo nell’indirizzo della politica estera e strategia nella lotta al terrorismo. Della richiesta di autorizzazione presentata da Obama infatti i repubblicani contestano il fatto che sia troppo limitata, non lasciando abbastanza la porta aperta ad un escalation dell’impegno militare americano, compreso l’invio di truppe di terra.

«Non c’è dubbio che non possiamo avere successo a livello militare senza avere una componente americana» ha detto Lindsey Graham, senatore della Carolina del Sud, uno dei falchi del partito repubblicano, che parla senza mezzi termini della necessità di avere «boots on ground», vale a dire truppe di terra, in Siria ed Iraq. Se queste sono le critiche a destra, non manca ovviamente chi, a sinistra, contesta, per motivi diametralmente opposti, il testo di Obama, considerato troppo una sorta di assegno in bianco per nuovo prolungato impegno militare americano.

«Credo che non sia appropriato dare tre anni di tempo alla missione, non vogliamo dare al mondo il segnale che vogliamo essere impegnati per così tanti anni», ha detto Jack Reed, capogruppo democratico alla commissione Forze Armate del Senato Tecnicamente il dibattito inizierà nella commissione Esteri di Camera con l’audizione del segretario di Stato, John Kerry, fissata per mercoledì. Mentre giovedì esperti militari testimonieranno di fronte alla commissione Difesa della Camera

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