Terroristi assaltano base dell’Onu, ancora morti in Mali


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(Giuseppe Maria Laudani) – Un attacco con razzi e colpi di mortaio contro la base dei caschi blu. Il Mali torna ad infuocarsi. A otto giorni dal sanguinoso attentato nell’hotel Radisson di Bamako nel quale persero la vita 20 persone, questa mattina una base dell’Onu a Kidal, nel nord del Paese, è stata bombardata da un gruppo di uomini armati con un bilancio di almeno tre morti: due peacekeeper Onu della Guinea e un contractor. Un attentato che non è stato ancora rivendicato ma che si teme possa essere opera dei jihadisti di al Mourabitoun, il gruppo estremista legato ad al Qaida ma forse confluito nell’Isis, che il 20 novembre seminò il terrore nella capitale.

La tensione resta alta anche in Egitto dove questa mattina quattro poliziotti sono rimasti uccisi in un attentato nella zona turistica di Saqqara, a Giza, a sud del Cairo. Secondo la sicurezza, «terroristi armati» a bordo di una moto hanno sparato a un checkpoint uccidendo gli agenti e poi si sono dati alla fuga. Nessuna sigla si è assunta la paternità della sparatoria che si è verificata ad appena quattro giorni dall’attacco messo in atto dall’Isis contro un hotel che ospitava dei giudici a El Arish, nel nord del Sinai, con un bilancio di almeno 6 morti.

Nella città maliana di Kidal erano da poco passate le 4 del mattino quando un commando armato ha bombardato il quartier generale dell’Onu. «Questi attacchi codardi non fermeranno la determinazione delle Nazioni Unite a sostenere il popolo del Mali e il processo di pace», ha tuonato il segretario generale di Minusma, Mongi Hamdi, assicurando che «l’Onu sta rafforzando le sue misure di sicurezza» nel Paese africano. Nell’attacco, oltre alle tre vittime sono «rimaste ferite anche una ventina di persone, di cui 4 gravi», ha aggiunto la missione Onu.

Dura la condanna dell’Alto rappresentante Ue Federica Mogherini: «Gli attacchi alla Minusma sono un colpo alla stabilità del Paese e all’attuazione dell’accordo di pace firmato a giugno – ha precisato -. L’Ue riafferma il suo pieno sostegno alla Minusma e all’intesa, e resta vicina al Mali, ai Paesi del Sahel e alle Nazioni Unite nella lotta contro il terrorismo». La regione di Kidal e le aree settentrionali del Paese erano cadute nella primavera del 2012 nelle mani dei gruppi jihadisti legati ad al Qaida. Poi meno di un anno dopo, grazie all’intervento militare francese nel gennaio del 2013, la regione era stata ‘ripulità in parte dai terroristi, che però non avevano abbassato la testa.

Nel corso degli ultimi due anni sono stati numerosi gli assalti alla base dell’Onu. Nell’ottobre del 2014 almeno nove soldati nigerini della missione rimasero uccisi in un’imboscata dei jihadisti del Mujao (Movimento per l’unicità e la jihad in Africa occidentale). A gennaio di quest’anno un casco blu ciadiano aveva perso la vita in un altro attentato. Due mesi dopo, altri tre erano morti nei pressi di Kidal. Poi a luglio la strage dei sei peacekeeper, uccisi durante un attacco al loro convoglio sulla strada tra Goundam e Timbuktu, fino al terribile attacco del 20 novembre scorso all’hotel di Bamako. Una spirale di sangue senza fine.

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