Tunisia, rifugiati in strada accusano il presidente Saied di razzismo


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Centinaia le persone per le strade della capitale tunisina per denunciare il presidente Kais Saied, accusato di commenti razzisti e incitamento all’odio nei confronti dei rifugiati. I manifestanti hanno marciato contro il razzismo e chiesto al presidente di scusarsi per le sue osservazioni. Mentre la situazione diventa sempre più tesa e più rischiosa, per gli africani subsahariani in Tunisia, l’AFP ha riferito che i manifestanti, di origini ivoriane, si stavano dirigendo verso la loro ambasciata a Tunisi per chiedere di lasciare il paese.

Chi sono i subsahariani che vivono in Tunisia?

La Tunisia, trovandosi a soli 130 km dall’isola italiana di Lampedusa, è uno dei principali punti di partenza per i rifugiati che cercano di raggiungere l’Europa, su quella che le Nazioni Unite definiscono: la rotta migratoria più mortale del mondo.

Sono molte le persone provenienti da Camerun, Ghana, Guinea e Costa d’Avorio che, per poter raggiungere l’Italia, svolgono lavori informali e mal pagati, al solo scopo di poter risparmiare i soldi per il viaggio. Secondo il gruppo di difesa FTDES, sono più di 21.000 gli africani subsahariani che vivono in Tunisia, compresi quelli con visti per studenti e altre residenze legali.

Cosa ha detto Kais Saied?

Martedì, durante una riunione del Consiglio di sicurezza nazionale, Saied ha affermato che i migranti subsahariani rappresentando una seria minaccia demografica per la Tunisia: “sono necessarie misure urgenti per far fronte all’elevato numero di ingressi provenienti dai paesi sub-sahariani” accusando i migranti di commettere “violenze e crimini” nel paese.

“L’obiettivo non dichiarato delle ondate immigratorie clandestine” ha aggiunto Saied “è quello di far apparire la Tunisia come una nazione puramente africana e che non ha alcun legame con le nazioni arabe e islamiche”.

Ad aggravare ulteriormente la situazione una nota ufficiale, pubblicata online dalla presidenza, afferma che negli ultimi dieci anni partiti anonimi hanno fatto entrare in Tunisia africani subsahariani in cambio di denaro.

Qual è stata la reazione in Tunisia?

I manifestanti hanno espresso il loro dissenso denunciando i commenti di Saied e le azioni intraprese, contro i migranti, dalle autorità. Alla manifestazione hanno preso anche parte artisti, attivisti per i diritti umani e membri di gruppi della società civile; tutti uniti dallo slogan: “abbasso il fascismo, la Tunisia è un paese africano”,

Romdhane Ben Amor, portavoce del Forum tunisino per i diritti sociali ed economici, ha dichiarato pubblicamente che il numero di aggressioni razziste contro gli africani sub-sahariani è aumentato dopo le osservazioni di Saied: “I migranti vengono cacciati dalle loro case e gli viene impedito di prendere i mezzi pubblici”.

Anche il comico tunisino Fatma Saidane ha denunciato “azioni deplorevoli” nei confronti di alcune popolazioni sub-sahariane, invitando le persone a mostrare un atteggiamento civico: “Non dobbiamo aggredire o insultare coloro che vivono sul nostro suolo, allo stesso modo in cui non accettiamo che i nostri compatrioti vengano maltrattati in Europa”.

Nel luglio 2021, Saied  ha chiuso il parlamento , ha destituito il governo ed è ha preso il potere per decreto prima di riscrivere la costituzione; mosse, che suonano come un colpo di stato e che hanno fatto a pezzi la democrazia tunisina, costruita dopo la rivoluzione del 2011.

Come conseguenza di ciò, negli ultimi mesi, il governo di Saied è stato oggetto di severe critiche da parte dell’opposizione e dei gruppi per i diritti umani, per aver arrestato oppositori politici che hanno criticato il suo governo e per le difficoltà economiche in cui si trova il paese nordafricano.

Qual è stata la reazione in Africa?

L’Unione africana ha condannato la Tunisia e l’ha esortata a evitare “ogni incitamento all’odio razziale”.

Il presidente della Commissione dell’Unione Africana, SE Moussa Faki Mahamat, ha condannato fermamente la scioccante dichiarazione rilasciata dalle autorità tunisine, ricordando alla Tunisia i suoi obblighi all’interno del blocco dei 55 membri.

Faki ha ricordato che gli Stati membri sono obbligati “a dare priorità alla sicurezza dei migranti e ai loro diritti umani e a trattare tutti i richiedenti asilo con dignità, astenendosi da discorsi di odio razzializzati che potrebbero arrecare danno alle persone.”

 

G.P.

 

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