Turchia: uomini in gonna contro stupri, la protesta diventa virale sui social


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In minigonna contro gli stupri. È così che alcuni uomini in Turchia e nell’Azerbaigian hanno deciso di manifestare contro il crescente numero di violenze sessuali nel Paese, e in particolare dopo l’uccisione il 13 febbraio di una studentessa universitaria di 20 anni, Ozgecan Aslan, picchiata a morte e bruciata dopo un tentativo fallito di stupro da parte di un autista di un minibus a Mersin, nel sud. Le foto dei manifestanti, in minigonna mentre protestano per le strade o si scattano un selfie, sono state pubblicate su Twitter e Facebook sotto l’hashtag #ozgecanicinminietekgiy, ovvero «indossare una minigonna per Ozgecan». La campagna degli uomini su Facebook è stata quindi accompagnata da un comunicato: «Se una minigonna è responsabile di ogni cosa, se (indossare, ndr) una minigonna significa mancanza di morale e di castità, se una donna che indossa una minigonna è un invito a quello che le può accadere, allora anche noi vi invitiamo!».

Nei giorni scorsi donne e uomini turchi avevano postato una serie di selfie sui social media, vestiti di nero, per commemorare Aslan usando gli hashtag #OzgecanIçinSiyahGiy e #WearingblackforOzgecan. Secondo la Bbc, sono oltre sei milioni le persone che hanno tweettato il nome di Aslan e migliaia quelli che hanno usato i social media per raccontare le proprie storie di abusi sessuali in relazione all’ultimo caso di stupro in Turchia. L’attivista e avvocato Hulya Gulbahar ha definito la protesta degli uomini in gonna come «molto efficace», sottolineando che «il movimento delle donne sta cercando di dire alla società che ‘il mio abito non è una scusa per violentarmi o molestarmi sessualmentè. Ma la società non vuole ascoltare queste voci». «Ogni giorno vengono uccise almeno cinque donne» in Turchia, ha aggiunto Gulbahar. I recenti dati sulle violenze contro le donne in Turchia mostrano un «aumento significativo dal 2008», come hanno rivelato le Nazioni Unite, che riferiscono che «due donne turche su cinque hanno subito violenza sessuale e fisica».

La scorsa settimana il deputato dell’Akp Ismet Ucma, il partito di governo e del presidente Recep Tayyip Erdogan, aveva legato l’aumento del numero di stupri in Turchia alla trasmissione di soap opera in tv. Secondo il parlamentare, le fiction televisive rovinano la struttura della famiglia tradizionale turca. «Nelle serie tv non ci sono limiti. E poi si lamentano dell’aumento di stupri. Cosa ci si aspettava? Chi semina vento, raccoglie tempesta», ha detto Ucma. Lo stesso presidente Erdogan viene accusato di identificare le donne solo come madri e di non credere nell’uguaglianza di genere. «Il nostro presidente e governo dicono ogni giorno alla società che non credono che donne e uomini sono uguali. Le donne vengono viste come un regalo di Dio agli uomini – ha detto Gulbahar – Ma alcune donne e alcuni uomini non sono d’accordo». La disuguaglianza di genere in Turchia è evidente, ad esempio, nel mondo del lavoro, che vede attivi il 69 per cento degli uomini e il 29 per cento delle donne.

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