Venezuela, Maduro si insedia tra accuse di brogli e speculazioni internazionali


Condividi su

(Raimondo Schiavone) – Il presidente venezuelano Nicolás Maduro ha prestato giuramento per il suo terzo mandato consecutivo. Nonostante il risultato ufficiale (lo scorso luglio aveva ottenuto il 52,5% dei voti, superando il principale avversario, Edmundo González Urrutia, che si era fermato al 44,8%), i media internazionali e molti governi occidentali hanno sollevato il sospetto di brogli elettorali, in una narrativa ormai familiare nei confronti del governo venezuelano. Gli Stati Uniti e l’Unione Europea, in particolare, hanno denunciato irregolarità, mentre alcuni esponenti dell’opposizione interna, sostenuti da Washington, hanno tentato di autoproclamarsi leader legittimi del paese.

Le accuse di brogli sembrano seguire un copione già visto in America Latina, dove ogni risultato elettorale contrario agli interessi statunitensi viene immediatamente delegittimato. Ma è opportuno chiedersi: con quale credibilità i governi occidentali possono puntare il dito? In Italia, per esempio, la partecipazione elettorale è crollata negli ultimi decenni. Parliamo di un sistema in cui solo il 45% dei cittadini si reca alle urne, lasciando spesso che una minoranza decida per la maggioranza.

Le elezioni venezuelane, malgrado si siano svolte in un clima di tensioni politiche ed economiche, hanno visto un’affluenza del 58%, un dato che rimane significativo rispetto a molti paesi occidentali. Negli Stati Uniti, la situazione non è migliore: un sistema elettorale dominato da oligarchie economiche e grandi interessi, come denunciato dallo stesso Mark Zuckerberg, ha limitato la libertà di espressione e la partecipazione attiva dei cittadini.

Dietro le critiche internazionali alla rielezione di Maduro, si nascondono interessi ben più concreti. Il Venezuela possiede una delle maggiori riserve di petrolio al mondo, ed è evidente che il controllo di queste risorse naturali sia al centro delle mire delle potenze occidentali. L’opposizione venezuelana, spesso accusata di essere vicina a Washington, continua a mobilitare piazze contro il governo eletto, ma senza riuscire a ottenere il consenso popolare necessario per sfidare realmente il chavismo.

È vero che Nicolás Maduro non possiede il carisma e l’abilità politica di Hugo Chávez, il leader che seppe incarnare le aspirazioni delle classi popolari venezuelane. Tuttavia, il chavismo rimane un movimento radicato, capace di resistere agli attacchi economici e politici esterni. Se da un lato Maduro non è un grande statista, dall’altro la sua leadership continua a rappresentare per molti venezuelani un baluardo contro l’interferenza straniera.

Le elezioni venezuelane riflettono, ancora una volta, la complessità della politica internazionale e delle dinamiche interne al paese. Piuttosto che ergersi a giudici della democrazia altrui, i governi occidentali dovrebbero forse fare i conti con le proprie contraddizioni, promuovendo una reale autodeterminazione dei popoli, senza interferenze esterne. Il Venezuela, nonostante tutte le sue difficoltà, continua a essere un simbolo di resistenza per molti, in un mondo in cui la sovranità nazionale è sempre più minacciata.

 


Condividi su