Le prospettive della crisi libica e l’Italia. A Roma un seminario su politica, economia e sicurezza


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(Stefano Levoni) – “Le prospettive della crisi libica e l’Italia: politica, economia, sicurezza”. E’ il titolo del seminario che si svolgerà martedì 3 maggio 2016, alle ore 17, presso l’Università degli Studi “Link Campus University” a Roma (aula 1a/1b – via Nomentana, 335).  “In Libia, il governo al -Serraj, – è scritto in una nota – appoggiato dalle Nazioni Unite e da una parte del paese, si sta legittimando sul terreno con non lievi difficoltà sebbene con maggiore fortuna di quanto si reputasse. La comunità internazionale e, in particolare, l’Italia sono interessate al successo del governo Serraj sia per la stabilità della Libia e della regione sia perché divenga possibile contrastare l’infiltrazione dell’ISIS nel paese.

Di questi sviluppi e del coinvolgimento italiano discuteranno: Vincenzo Scotti (Presidente della Università degli Studi “Link Campus University”), Carlo Jean (Presidente del Centro Studi di Geopolitica Economica, docente di scenari geopolitici alla Link Campus University), Giovanni Lippa (Phd Scuola di Alta Formazione Europea e Mediterranea “Jean Monnet”, Seconda Università di Napoli), Michela Mercuri (Università di Macerata, Dipartimento di Scienze Politiche) e Roberto Aliboni (Camera di Commercio Italo-Araba, Consigliere d’amministrazione; IAI, Consigliere scientifico). L’evento è moderato da Raimondo Schiavone, vice presidente vicario e consigliere delegato della Camera di Commercio Italo-Araba. Il seminario è organizzato dalla Camera di Commercio Italo-Araba e dall’Università degli Studi “Link Campus University”.

 

Roma seminario 3 maggio Libia

 

Il seminario si svolge in una fase politica molto delicata. Il governo di accordo nazionale, guidato da al -Serraj, – non ancora legittimato da un voto di fiducia parlamentare – si trova a fronteggiare l’avanzata delle forze del generale Khalifa Haftar, capo di Stato maggiore dell’Esercito libico basato a Tobruk e Bengasi, pronte ad attaccare Sirte, capoluogo libico di Daesh, sia con truppe di terra che con bombardamenti aerei dalla base di Benina. Con la caduta di Sirte, Haftar, sostenuto dall’Egitto, potrebbe assumersi il merito della vittoria e acquisire prestigio agli occhi del popolo libico e, così spera il generale, della comunità internazionale.

Dal suo canto, il governo unitario ha annunciato di aver formato un comando unificato per le operazioni militari a Sirte. Il premier Fayez al-Serraj in precedenza aveva chiesto un intervento Onu in Libia per mettere in sicurezza i terminal petroliferi in seguito al ferimento di Ibrahim Jadran, a guida della milizia Protection Guard che ha fin qui messo in sicurezza alcuni tra i pozzi petroliferi libici. La scorsa settimana, il centro della città di Derna era stato liberato dai jihadisti dell’Isis in un’operazione delle milizie legate ad al-Qaeda e Ansar al-Sharia.

 

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L’auto-proclamatosi capo delle Forze armate di Tobruk, Khalifa Haftar, vorrebbe entrare personalmente nel governo unitario pur di non essere marginalizzato dal consolidamento di al-Serraj che aveva incassato il via libera di alcune municipalità costiere, della Banca centrale e della Compagnia petrolifera nazionale (Noc), insieme al sostegno italiano e statunitense. La situazione è caotica e secondo molto analisti in questi giorni si sta giocando una parte del futuro della Libia.

Un ruolo decisivo, oltre all’Egitto, è svolto anche dalla Francia che pur di non abbandonare il controllo sui pozzi petroliferi della Cirenaica, sta dando manforte al generale Haftar, sfilandosi nei fatti dagli accordi con i suoi alleati occidentali, Italia in testa. L’appoggio de Il Cairo e Parigi renderebbe più salda la posizione sul campo di Haftar che, grazie ai rinforzi arrivati dall’Arabia Saudita e dagli Emirati, renderebbe inutile un eventuale voto di fiducia al governo unitario e indebolirebbe, forse inevitabilmente, la posizione di al-Sarraj.

 

 

 

 

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