Iraq. Stato Islamico distrugge la moschea di Giona a Mosul (video)


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I miliziani dello Stato islamico (Isis), che controllano dal mese scorso Mosul, nel nord del Paese, hanno distrutto la moschea intitolata al profeta Giona, considerata uno dei più importanti monumenti storici e religiosi e luogo di pellegrinaggio di musulmani sia sunniti sia sciiti.

I miliziani jihadisti hanno invitato la popolazione locale ad assistere alla distruzione della moschea. “Gli estremisti hanno chiuso le porte della moschea, hanno fatto uscire i fedeli e hanno impedito agli altri di entrare a pregare”, ha detto una fonte delle forze di sicurezza che ha voluto rimanere anonima. Un testimone ha raccontato che i militanti hanno fissato delle cariche esplosive intorno e dentro il monumento e poi l’hanno fatto saltare in aria. Gli estremisti avrebbero impiegato un’ora per minare la tomba. Anche diverse case nelle vicinanze sono rimaste danneggiate dall’esplosione.

 

GIONA – Nel Corano e nella Bibbia, Giona viene inghiottito da una balena. Secondo la tradizione Mosul è il luogo dove sono sepolti i suoi resti. La moschea è stata costruita su un sito archeologico che risale all’ottavo secolo avanti Cristo. È stata rinnovata negli anni 90 sotto Saddam Husseinn e fino al blitz dei militanti di giugno era rimasta una destinazione popolare per i pellegrini religiosi di tutto il mondo.

DISTRUTTI LUOGHI SACRI CRISTIANI E SCIITI – I jihadisti sunniti hanno anche raso al suolo la moschea sciita di Wadi al Akhdar, e si apprestano a distruggere anche quella di Najib Jader, importante monumento storico. A partire dalla presa di Mosul, i miliziani dello Stato Islamico hanno distrutto diversi luoghi di culto non sunniti, in particolare chiese e moschee sciite. I monumenti colpiti dai jihadisti fino a oggi sono oltre trenta.

ULTIMATUM AI CURDI DI MOSUL – I miliziani dello Stato Islamico hanno dato tempo fino a sabato sera ai cittadini curdi per lasciare la città, come avevano fatto una settimana fa con i cristiani.

CURDI E CRISTIANI INSIEME  – “Noi moriremo tutti insieme, o continueremo a vivere tutti insieme con dignità”. Così il leader curdo Masud Barzani, Presidente della Regione autonoma del Kurdistan iracheno, si è rivolto al patriarca di Babilonia dei Caldei, Louis Raphael I Sako, e agli altri rappresentanti delle Chiese del nord dell’Iraq nell’incontro avuto con loro mercoledì scorso a Erbil. Nell’incontro, il Presidente Barzani ha ripetuto che i cristiani costretti a lasciare Mosul su pressione delle forze dell’autoproclamato “Califfato Islamico” non devono pensare in alcun modo a lasciare il Paese e ad emigrare all’estero, perché la Regione autonoma del Kurdistan è pronta ad accogliere e soccorrere i profughi e a proteggere “le loro vite e la loro terra” contro quelli che vengono definiti “terroristi”.

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