Il ritratto. Il compagno Jeremy, vita e idee di un uomo contro


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(Alessandro Carlini) – Per tutta la sua lunga carriera politica Jeremy Corbyn è stato un ‘backbencher’, relegato nelle ultime file del Labour alla Camera dei Comuni. Ora il 66enne deputato anti-austerity, che rappresenta da più di trent’anni il collegio londinese di North Islington, diventa leader dell’ opposizione laburista e affronterà il primo ministro conservatore David Cameron nel Question Time e in quelle che già si prefigurano come sfide memorabili all’ultima replica. La sua è stata una vita da outsider, in cui ha costruito una immagine da uomo «contro», partecipando a una serie di campagne pacifiste, contro l’inquinamento e l’apartheid, su posizioni sempre opposte rispetto all’establishment, fino ad accettare il dialogo con l’Ira, quando questo era uno scandalo, o coi palestinesi di Hamas e gli sciiti libanesi di Hezbollah.

Nato a Chippenham, nel Wiltshire, è figlio di un ingegnere e di una insegnante di matematica (morta nel 1987), entrambi pacifisti che si erano conosciuti durante la Guerra civile spagnola. Jeremy quindi cresce in un clima di attivismo politico destinato a segnare tutte le sue scelte future. Dopo essere stato funzionario sindacale, nel 1983, a 34 anni, diventa deputato laburista. La sua passione non si attenua nonostante il ruolo istituzionale e lo si ritrova, barba e capelli lunghi, nelle principali manifestazioni della sinistra di quegli anni: in una, in favore del leader sudafricano Nelson Mandela, si fa perfino arrestare. Negli anni dei governi di Margaret Thatcher, Corbyn ha modo di «sfidarla» alla Camera dei Comuni e definisce le sue politiche una «disgrazia» per il Paese. Le sue idee politiche radicali influenzano talora la sua vita privata.

Vegetariano, astemio e guidato da uno spirito ambientalista, si è sposato per tre volte: la seconda moglie, di origini italiane, Claudia Bracchitta, gli ha dato tre figli e ha divorziato nel 1999. Si dice che la ragione della separazione sia stata dovuta al fatto che lei voleva mandare uno dei figli alla scuola privata ma che il marito, strenuo difensore dell’istruzione pubblica, si fosse categoricamente opposto. Il welfare è ora uno dei pilasti della piattaforma politica di Corbyn per contrastare la povertà e la diseguaglianza sociale e offrire a tutti un’opportunità. Questo passa attraverso il rifiuto dell’austerità voluta dai Tory per far tornare i conti pubblici. Per questo il neo leader è pronto a un controverso programma di «quantitative easing del popolo» diretto a creare moneta, che molti economisti (ma non Paul Krugman) vedono però come potenzialmente catastrofico.

La cosiddetta ‘corbynomics’ punta anche su un massiccio contrasto di elusione ed evasione fiscale, oltre a una maggiore tassazione delle fasce più abbienti. E ancora, la ri-nazionalizzazione di ferrovie e altri servizi pubblici privatizzati. Altrettanto discusse sono le sue idee in politica estera. Chiede una revisione della Nato, è contrario a interventi militari unilaterali. Da veterano del pacifismo fin dagli anni della Guerra Fredda, si oppone ai nuovi sottomarini nucleari Trident. In questo e altri punti appare lontano anni luce da Tony Blair, che lo ha attaccato anche di recente, accusandolo di voler portare il partito al suicidio. Sarà, ma intanto il ‘vecchiò Corbyn sembra aver mandato definitivamente in pensione il New Labour blairiano.

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