Accordo per il cessate il fuoco nel Nagorno Karabakh subito violato dalle forze armate azere


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(Ani Vardanyan) -Ieri, 9 ottobre, dopo 10 ore di negoziati, è stato raggiunto un accordo per un cessate il fuoco umanitario. L’incontro tra il Ministro degli Esteri armeno Mnatsakanyan e il Ministro degli Esteri azero Bayramov era stato organizzato con la mediazione del Ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov. Secondo la dichiarazione congiunta, oggi, 10 ottobre, alle 12:00 è entrato in vigore il cessate il fuoco finalizzato allo scambio di prigionieri e corpi delle vittime. Inoltre secondo la dichiarazione le due parti avviano negoziati per raggiungere una soluzione pacifica sotto la mediazione dei copresidenti del Gruppo di Minsk e affermano che il formato del processo di negoziazione non cambierà.  Si precisa anche che i dettagli del cessate il fuoco saranno chiariti successivamente.

Da notare che durante i negoziati tra le due parti e dopo l’accordo del cessate il fuoco le truppe azere hanno continuato gli attacchi impiegando anche numerosi droni. Droni da attacco sono stati utilizzati anche nella direzione della Repubblica dell’Armenia in particolare nella direzione della regione Syunik causando la morte di una persona e ferendone tre.

La portavoce del Ministero della Difesa armeno Shushan Hovhannisyan ha  dichiarato che alle unità dell’Esercito della Difesa dell’Artsakh è stato dato l’ordine di cessare il fuoco. Poco  dopo Hovhannisyan ha dichiarato: “Ignorando il cessate il fuoco annunciato per scopi umanitari in vigore dalle 12:00, le unità azere hanno lanciato un assalto in direzione dell’area “Karakhambeyli” alle 12:05. Le unità dell’Esercito dell’Artsakh  adottano misure appropriate per fermare l’attacco del nemico”.

L’escalation  di intensità senza precedenti era iniziata quando le truppe azere avevano lanciato una grande offensiva lungo tutta la linea di contatto tra Artsakh e Azerbaijan. L’esercito armeno aveva proclamato una mobilitazione immediata  fermando l’avanzata delle truppe azere. “E` impossibile vincere i nostri ragazzi.  E questa non è una semplice percezione. Difenderemo con onore la nostra Patria unita” aveva dichiarato il Presidente della Republica di Artsakh, Arayik Harutyunyan.

L’escalation durata per 13 giorni era senza precedenti per motivi ben chiari, in primis per il coinvolgimento dei militari turchi e combattenti terroristi stranieri nei combattimenti da parte delle truppe azere. Paesi come la Francia, gli Stati Uniti e la Russia avevano dichiarato di possedere informazioni che confermavano la partecipazione dei militanti siriani nelle azioni belliche. Un fatto di cui il Ministero della Difesa armeno aveva parlato diverse volte  mettendo in evidenza l’emminente minaccia che questi gruppi terroristici rappresentano per l’intera regione.  La presenza dei jihadisti in Azerbaijan partiti dalla Siria era stata confermata anche dal Presidente siriano Bashar al-Assad.  L’iniziativa della Turchia di addestrare e trasferire ai confini dell’Artsakh miliaia di militanti ha l’obiettivo di destabilizzare la regione portando il conflitto fuori controllo. Una politica adottata e messa in atto in precedenza in altri paesi come Iraq, Siria e Libia. Ne ha parlato anche il Presidente dell’Armenia Armen Sarkissyan che durante l’intervista concessa al telecanale CNN  ha  avvertito: “ E…nel caso il Caucaso diventi un’altra Siria… che Dio aiuti tutti: l’Europa, l’Asia  Centrale, tutti. Questo influenzerà  tutti inclusi la Turchia, l’Iran e la Russia”.

Il coinvolgimento della Turchia in questo conflitto persegue anche un altro obiettivo: portare a compimento i massacri degli armeni cominciati 105 anni fa. Se per l’Azerbaijan si tratta semplicemente di un territorio per gli armeni il conflitto non è una questione territoriale bensì esistenziale in quanto gli armeni lottano per il loro diritto alla vita.

E` opportuno mettere in evidenza il fatto che il sostegno militare della Turchia a favore dell’Azerbaijan non si limitava solo al coinvolgimento dei soldati e militari di alto rango ma includeva anche l’impiego di armi e aerei militari come F-16.  Durante l’intervista concessa a New York Times il Primo Ministro armeno Nikol Pashinyan  aveva parlato del colloquio telefonico avuto con Robert O’Brien, consigliere nazionale del Presidente Donald Trump, durante il quale aveva detto che “gli Stati Uniti devono spiegare se questi F-16 erano stati consegnati alla Turchia per bombardare i vilaggi e la popolazione civile”. Durante gli attacchi le forze armate azere impiegavano anche armi di fabbricazione israeliana tra cui droni da attacco. Secondo il SIPRI nel periodo 2014-2018 l’Azerbaijan ha acquistato il 17 % delle armi esportate da Israele. Giorni fa il Governo armeno aveva ritirato il suo ambasciatore da Tel Aviv accusando Israele di vendere armi a Baku.

Per 13 giorni le truppe azere hanno bombardato con attacchi missilistici gli insediamenti civili tra cui la capitale Stepanakert, Shushi, Martuni, Hadrut causando decine di morti e centinaia di feriti. Le truppe azere prendevano di mira abitazioni, scuole, ospedali, centri culturali e religiosi. Due giorni fa  è stata bombardata la cattedrale di Cristo San Salvatore, simbolo della città di Shushi, durante i bombardamenti sono rimasti feriti decine di civili tra cui giornalisti locali e stranieri. Gli attacchi deliberati nei confronti del patrimonio culturale armeno non era che l’ennesimo disperato tentativo  di eliminare la presenza del patrimonio culturale armeno confermando ancora una volta la politica distruttiva e violenta adottata dal Governo azero. Durante la conferenza stampa tenuta dopo i bombardamenti della cattedrale il rappresentante del Ministero della Difesa armeno, Artsrun Hovhannisyan aveva dichiarato che la parte armena non avrebbe risposto  nella stessa maniera mettendo in evidenza il fatto che l’Armenia non aveva mai preso di mira la popolazione civile e i luoghi di culto dell’avversario e non l’avrebbe mai fatto.

In questi giorni il Ministero della Difesa armeno aveva denunciato diverse volto l’utilizzo di armi vietate secondo le leggi internazionali  che potevano causare disastri umanitari ed ambientali. Giorni fa l’Amnesty Internatinal aveva confermato l’impiego delle  bombe a grappolo da parte delle truppe azere invece Artak Beglaryan, il Difensore Civile della Repubblica di Arsakh  aveva fatto appello alla comunità internazionale presentando i crimini di guerra perpetrati dall’Azerbaijan contro la popolazione civile.

Gli avvertimenti del Governo armeno  e gli appelli della comunità  internazionale di cessare immediatamente il fuoco rimanevano ignorati dal Governo azero, mentre il Presidente azero Ilham Aliev parlava del completo ritiro delle forze militari armene come unica condizione per fermare l’intervento militare.

E` opportuno notare però che nonostante l’accordo firmato dalle due parti per il cessate il fuoco umanitario, le truppe azere continuano gli attachi tenendo sotto bombardamenti la città di Hadrut. Dall’altra parte la Turchia ha già dichiarato che il cessate il fuoco non sostituerà alla soluzione finale del conflitto del Nagorno Karabakh aggiungendo che la Turchia supporterà l’Azerbaijan sia al tavolo dei negoziati che nel campo militare.

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