Concistoro di Papa Francesco per il Medio Oriente: ‘sostegno ai cristiani perseguitati’


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(Don Salvatore Lazzara) Il Concistoro del 20 ottobre, previsto per cause di canonizzazione “allarga la tematica e diventa un concistoro in cui tutti i cardinali e assieme a 6 patriarchi parleranno della situazione del Medio Oriente, sulla base dei materiali del passato incontro dei Nunzi”, ha detto Padre Lombardi, riportando la volontà del pontefice costantemente interessato alla realtà della regione mediorientale e impegnato fortemente allo scopo di alleviare le sofferenze delle persone coinvolte nei conflitti locali, con particolare sollecitudine per i cristiani, sulla cui situazione si è focalizzato il vertice dei nunzi del Medio oriente tenutosi qualche tempo addietro in Vaticano.

Un Sinodo speciale per il Medio Oriente dal titolo “La Comunità Internazionale e le Religioni uniscano i popoli ed escludano ogni forma di violenza”, è stato presieduto da Benedetto XVI esattamente quattro anni fa, apertosi con una solenne concelebrazione nella Basilica Vaticana, cui hanno partecipato 177 Prelati, tra cardinali, Patriarchi e Vescovi della regione. Quest’area comprende: Arabia Saudita, Bahrein, Cipro, Egitto, Emirati arabi uniti, Giordania, Iran, Irak; Israele, Kuwait, Libano, Oman, Qatar, Siria, Turchia, Territori palestinesi e Yemen, dove – su una popolazione di 365 milioni – i cristiani sono 20 milioni ed i cattolici meno di 6 milioni.

L’Assemblea si riunì per la prima volta il 10 ottobre 2010 e i lavori seguirono, proprio come sta avvenendo in questi giorni con il Sinodo sulla famiglia, per due settimane; la Chiesa – come disse Papa Benedetto XVI al termine della Messa – era stata chiamata ad essere “segno e strumento di unità e di riconciliazione, sul modello della prima Comunità di Gerusalemme, nella quale la moltitudine di coloro che erano diventati credenti aveva un cuor solo ed un’anima sola”. La necessità di convocare un Sinodo speciale dove si potessero discutere in modo approfondito le emergenze e le difficoltà del Medio Oriente era sorta in seguito al pellegrinaggio in Terra Santa (dall’8 al 15 maggio 2009) realizzato dal pontefice, durante il quale aveva prontamente accolto la richiesta di numerosi confratelli nell’episcopato di convocare un’Assemblea sinodale per il Medio Oriente. Essa si poneva il fine precipuo di approfondire l’insegnamento degli Atti degli Apostoli, per rivivere l’esperienza della comunità primitiva ad un livello ancora più maturo, e per rendere testimonianza con le parole e, soprattutto, con le opere di un’autentica vita cristiana a gloria di Dio Padre, Figlio e Spirito Santo, nella complessa situazione odierna dei Paesi del Medio Oriente.

Da quel momento lo scenario politico è mutato drasticamente. Con l’avanzare dei terroristi islamici dell’ISIS, la posizione dei cristiani e delle minoranze si è aggravata. Nel  nord dell’Iraq e in Siria, i fondamentalisti hanno scatenato una violenta persecuzione che ha causato decine di miglia di vittime. Nonostante gli accorati appelli dei patriarchi alle potenze occidentali, i discepoli di Gesù vivono precariamente.  L’assenza di sicurezza e stabilità favorisce lo sviluppo del terrorismo. La risposta della comunità internazionale è stata lenta. Le soluzioni politiche annunciate non riescono a tamponare la conquista dell’ISIS. Ricordiamo che il piano dei terroristi è quello di conquistare l’Iraq, la Siria e tutti i territori che un tempo appartenevano al Califfato dello Stato Islamico del Levante.

Il cardinale Béchara Boutros Raï, patriarca di Antiochia dei maroniti, in vista del Concistoro, ha dichiarato: “Siamo molto grati al Santo Padre per questa seconda iniziativa, dopo quella dell’incontro con i nunzi, per conoscere la realtà del Medio Oriente e, adesso, per il Concistoro. Vuol dire che il Papa ha una grande preoccupazione, e a giusto titolo, sia per il Medio Oriente come tale, e la pace, sia anche per la presenza cristiana, la quale vive momenti molto cruciali. E poi siamo anche grati che lui abbia invitato i Patriarchi a partecipare. Noi stiamo preparando un foglio, a nome dei Patriarchi, partendo da dove sono arrivati con l’incontro dei nunzi. Quindi faremo la nostra lettura sulle attese della Chiesa e della comunità internazionale. Io penso che rappresenti un grande conforto morale per i cristiani del Medio Oriente, ma anche per il Paese del Medio Oriente, che il Papa abbia questo interesse e questa preoccupazione, perché tutti hanno bisogno di un sostegno morale. E’ un vero sostegno morale, ma è anche un vero sostegno diplomatico, perché la Santa Sede ha anche un suo ruolo, una sua influenza importante a livello internazionale. Noi faremo quindi sentire la nostra voce e poi mostreremo che tutte queste Chiese del Medio Oriente, sia cattoliche sia ortodosse, formano una sola unità, una sola voce. Abbiamo anche sempre dei vertici con i capi musulmani, per parlare tutti insieme la stessa lingua”.

Le violenze non si fermano. I duri combattimenti che hanno visto contrapposti i combattenti donne di Kobane con l’ISIS per il controllo del territorio, è solo una piccola dimostrazione dell’instabilità che si vive in quei territori. Le potenze occidentali, devono avere il coraggio di combattere con chiarezza e secondo i mezzi stabiliti dal diritto, quanti occupano e opprimono i popoli cancellandone la civiltà. A tal proposito il Patriarca libanese precisa:  “Quello che noi diciamo, abbiamo detto e diremo ai governi locali e alle comunità internazionali è di fermare l’azione dell’aggressore. Non è possibile che nel XXI secolo si torni alla legge preistorica, dove un’organizzazione arriva, ti sradica dalla tua casa e dalla tua terra, dice “tu sei fuori”, e la comunità internazionale guarda inerte e neutrale. Non è possibile. Noi denunciamo tutto questo e sollecitiamo il contributo, più che il contributo l’azione, della comunità internazionale. Bisogna fermare l’aggressore. Quello che ci duole, che ci dispiace, che notiamo, in questo periodo di guerra in Medio Oriente, è che molti Paesi di Oriente ed Occidente sostengono le organizzazioni fondamentaliste, terroriste per interessi propri – politici, economici – e sostengono queste organizzazioni terroriste con denaro, con armi e politicamente. Questo ci duole veramente molto. E noi lo denunciamo e lo abbiamo denunciato. Chiediamo quindi alla comunità internazionale di assumersi le sue responsabilità. E quando parliamo di comunità internazionale, non intendiamo qualcosa di anonimo, ma le Nazioni Unite, il Consiglio di Sicurezza, il Tribunale internazionale penale. Questi devono agire, altrimenti dove andiamo? Le Nazioni Unite perdono la loro ragione di essere. Questa assemblea delle nazioni è stata creata per proteggere la pace nel mondo e la giustizia, no? Adesso, però, diventa uno strumento in mano alle grandi potenze. Non è possibile accettarlo”.

Il Papa all’inizio dei lavori, ha voluto puntualizzare: ho voluto dedicare questo Concistoro, oltre ad alcune cause di canonizzazione, ad un’altra questione che mi sta molto a cuore, ovvero il Medio Oriente e, in particolare, la situazione dei cristiani nella regione. Vi sono riconoscente per la vostra presenza. Ci accomuna il desiderio di pace e di stabilità in Medio Oriente e la volontà di favorire la risoluzione dei conflitti attraverso il dialogo, la riconciliazione e l’impegno politico. Nello stesso tempo, vorremmo dare il maggiore aiuto possibile alle comunità cristiane per sostenere la loro permanenza nella regione. Come ho avuto occasione di ribadire a più riprese, non possiamo rassegnarci a pensare al Medio Oriente senza i cristiani, che da duemila anni vi confessano il nome di Gesù. Gli ultimi avvenimenti, soprattutto in Iraq e in Siria – ha sottolineato – sono molto preoccupanti. Assistiamo ad un fenomeno di terrorismo di dimensioni prima inimmaginabili. Tanti nostri fratelli sono perseguitati e hanno dovuto lasciare le loro case anche in maniera brutale. Sembra che si sia persa la consapevolezza del valore della vita umana, sembra che la persona non conti e si possa sacrificare ad altri interessi. E tutto ciò, purtroppo, nell’indifferenza di tanti. Questa situazione ingiusta richiede oltre alla nostra costante preghiera, un’adeguata risposta anche da parte della Comunità Internazionale. Sono sicuro che, con l’aiuto del Signore, dall’incontro odierno verranno fuori valide riflessioni e suggerimenti per potere aiutare i nostri fratelli che soffrono e per venire incontro anche al dramma della riduzione della presenza cristiana nella terra dove è nato e dalla quale si è diffuso il cristianesimo”.

 

 

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