Dietro la crisi siriana: falsità di comodo e verità nascoste


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(Abdallah Kassir) – Nessun mezzo di informazione è in grado di consacrare il principio di neutralità, che, talvolta, può essere negativa perché responsabile nei confronti dell’opinione pubblica. Credo che l’informazione neutrale non adempia al proprio dovere. La neutralità colloca sullo stesso piano aggressore e aggredito, occupante e occupato cancellando l’evidente squilibrio dei rapporti di forza esistenti tra i due. E, allora, la neutralità diventa disumana.

Quanto accade nel campo dell’informazione è prova dell’inconsistenza della neutralità e comporta, per tutti i cittadini, il dovere di ascoltare più fonti di informazione al fine di elaborare un proprio pensiero autonomo respingendo gli inganni e accettando ciò che pare più logico.

Infatti, nell’epoca della tecnologia e delle telecomunicazioni, l’informazione ha la pretesa di descrivere quello che accade nella realtà costruendo e producendo l’opinione pubblica. Ho 55 anni e non ho mai visto un mezzo di informazione in grado di rispettare il principio della neutralità. Ogni mezzo di informazione ha il suo messaggio, il suo obiettivo e il suo programma politico. Anche la pretesa di neutralità è una pretesa brutale che elimina l’evidente differenza di posizione tra il più forte e il più debole. Per questo ritengo che non possa esserci neutralità nell’informazione e chi ne parla mente persino a se stesso.

A proposito di media, esistono altri due termini ambigui: “obiettività” e “credibilità”. Il concetto di “obiettività” è relativo. Non è possibile pretendere di essere pienamente obiettivi. Le persone che riportano le notizie di un preciso avvenimento, anche se inconsapevolmente, assecondano certe questioni e, pur pensando di esserlo, non saranno mai realmente obiettive. Inoltre, non potranno avere a disposizione tutte le informazioni necessarie a riportare l’evento secondo criteri di vera obiettività. L’altro termine, “credibilità”, è un’espressione in cui noi, della tv Al-Manār, crediamo molto. Nel riportare gli eventi, infatti, risaliamo sempre alla fonte, senza la quale non pubblichiamo nessuna notizia.

“Credibilità”, dunque, significa trasmettere informazioni con totale sincerità. Se la constatazione della veridicità dell’episodio comporta l’impossibilità di trasmettere altre informazioni, significa che verranno trasmesse solamente quelle di cui si è pienamente certi.

Anche a proposito di informazione, la questione palestinese ricopre un ruolo centrale. Nello scenario mediorientale, infatti, vi è un problema cronico che dura da più di sessant’anni: si tratta della presenza dell’entità israeliana, dell’occupazione della Palestina e del suo status di avamposto degli interessi statunitensi – e occidentali in genere – nella regione.

Credo che la causa principale e la fonte della minaccia alla sicurezza, alla pace e alla stabilità nella regione sia Israele e, precisamente, la sua occupazione della Palestina, nonché il rifiuto di ogni tipo di compromesso o di definizione dei destini del popolo palestinese nel suo diritto a una vita dignitosa e alla sovranità sulla propria terra. L’ostilità da parte di Israele e degli Stati Uniti verso Hezbollah, la Siria e l’Iran non deriva dalla questione nucleare o dal dossier nucleare, né dalla presenza di armi chimiche in Siria, né tantomeno dalla presenza di Hezbollah in Libano o il suo intervento in Siria. Non sono queste le vere cause. La vera ragione dell’ostilità è che queste forze – Hezbollah, Siria e Iran – si contrappongono e resistono, sostengono e si pongono accanto al popolo palestinese e alla causa palestinese.

Gli Usa hanno tentato in ogni modo di minare il sostegno dell’Iran nei confronti dei palestinesi, offrendo perfino il proprio supporto all’attuazione del programma nucleare. Tuttavia, gli iraniani non hanno accettato questa offerta.

In ogni caso ci si trova davanti a una rilettura dello scenario: Obama deve fronteggiare non solo una profonda crisi economica, ma anche l’eredità del suo predecessore, il fallimento delle missioni in Afghanistan e Iraq e le conseguenze del supporto fornito da Washington a Israele nelle guerre del 2006, in Libano, e del 2008 e del 2010, nella Palestina occupata e a Gaza. Un insieme di fattori che ha determinato un dietrofront dell’amministrazione Obama e l’esigenza di ripristinare i rapporti con le altre potenze che gravitano in quell’area territoriale.

Per quanto riguarda il caso siriano, l’opzione militare non è stata eliminata definitivamente, ma, anzi, vi è la volontà che rimanga come una spada di Damocle sulla testa di Assad. Fino a oggi abbiamo assistito a una vera e propria guerra tra i combattenti in Siria e ciò conferma che questi non eseguono un’agenda nazionale siriana interna ma, al contrario, portano avanti una serie di agende politiche di forze straniere che si differenziano tra loro. Per esempio, è nota la differenza tra i progetti sauditi e i progetti turchi per la Siria, così come in precedenza vi era una differenza tra l’agenda del Qatar e quella dell’Arabia Saudita.

Un ruolo di primo piano, infine, è rappresentato dal dossier sul nucleare. È bene, infatti, che Stati Uniti e Iran abbiano una forte motivazione e che sia nell’interesse di entrambi proseguire sulla strada del dialogo con serietà. Tale distensione in passato è stata compromessa da alcune complessità e tensioni. Gli iraniani hanno dimostrato di essere volenterosi e sinceramente convinti della necessità di uscire dalla questione delle sanzioni imposte. Oggi sono pronti a un dialogo serio, efficace ed effettivo, non solo sul dossier del nucleare iraniano, ma anche su tutte le questioni aperte nella regione.

La situazione in Libano dipende da questi due fattori regionali (la questione siriana e la questione iraniana), dalle loro ripercussioni e dalle relazioni connesse a esse. Crediamo che il Libano stia vivendo una situazione di attesa di ciò che sta avvenendo nella regione. La distensione nella scena libanese sarà legata alla risoluzione che avverrà riguardo le altre questioni aperte a livello regionale.

 

Abdallah Kassir (1957). Laureato in Scienze Sociali nell’Università Libanese. Nel 1996 e nel 2000 è stato eletto deputato nelle liste di Hezbollah. Nel 2002 è diventato Segretario Generale della Lega dei Parlamentari Internazionale della Difesa della Causa Palestinese. Dal 2005 al 2013 è stato direttore del Consiglio di Amministrazione della Televisione Al-Manār.

 

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