Dopo 10 anni di isolamento, il mondo arabo riabbraccia la Siria: incontro tra Assad e i parlamenti di 8 paesi


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Una delegazione di alti parlamentari arabi ha incontrato il presidente siriano Bashar al-Assad a Damasco. Si tratta di un ulteriore passo nel percorso di disgelo tra la Siria e i paesi arabi dopo oltre un decennio di isolamento a causa del conflitto nel paese.

Erano presenti i presidenti dei parlamenti iracheno, giordano, palestinese, libico, egiziano ed emiratino, nonché rappresentanti dell’Oman e del Libano. Gli alti rappresentanti delle assemblee, che hanno incontrato anche i parlamentari siriani insieme ad Assad, si sono recati in Siria come parte di una delegazione dell’Unione interparlamentare araba.

“Non possiamo fare a meno della Siria e la Siria non può fare a meno del suo ambiente arabo, a cui speriamo possa tornare”, ha detto il presidente del parlamento iracheno Mohammed al-Halbousi.

Proprio a causa della guerra, la Lega araba aveva sospeso l’adesione della Siria nel 2011 e molti paesi arabi avevano ritirato i propri inviati da Damasco. Le cose oggi però sono cambiate: Assad, infatti, ha beneficiato di un’ondata di sostegno da parte degli stati arabi a seguito dei due devastanti terremoti del 6 febbraio che hanno causato nel paese circa 6 mila morti, dati da tutti ritenuti in difetto. Tra i paesi donatori anche l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti che pure nel corso del conflitto hanno sostenuto i cosiddetti ribelli che hanno cercato di rovesciare Assad nel corso del conflitto siriano.

Anche l’Egitto ha deciso di ripristinare le relazioni con Damasco, con la visita del ministro degli Esteri Sameh Shoukry, la prima di un esponente del governo de Il Cairo dal 2011. Del resto, il presidente egiziano Abdel Fattah el-Sisi all’indomani del sisma aveva parlato con Assad.

Anche il ministro degli esteri giordano si è recato in Siria. Dal suo canto Assad si è recato in Oman lo scorso 20 febbraio. Raramente il presidente siriano aveva lasciato il paese durante la guerra, viaggiando solo per far visita agli stretti alleati della Russia e dell’Iran, il cui sostegno militare lo ha certamente aiutati a determinare le sorti del conflitto.

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