Egitto. Predicatrice: le ragazze non cadano nella trappola dell’ISIS


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«Quello che fanno i miliziani dello Stato islamico (Is) non è jihad, così come sposare uno di loro non è jihad». È così che la predicatrice egiziana Ilham Shahin risponde al fenomeno sempre più diffuso dei matrimoni tra giovani musulmane ed estremisti dell’Is, spesso conclusi via internet prima che si riuniscano in Siria o Iraq. «Voglio dire a tutte le ragazze o alle donne che vogliono unirsi allo Stato islamico e che partono per combattere sulla via di Dio o per la vittoria della religione: posso assicurarvi che questo appello fu rivolto da Dio solo al profeta Maometto», spiega Shahin in un’intervista ad Aki-Adnkronos International.

«Si è mai visto che qualcuno abbia lasciato un luogo sicuro per un altro dove non sa che destino lo aspetta e dove c’è chi viola i comandamenti di Dio e del Suo profeta?», aggiunge la predicatrice, che lancia un monito alle aspiranti spose jihadiste: «Fate molta attenzione a questi falsi appelli, ne pagherete il conto davanti a Dio».

Secondo Shahin, che si è formata ad al-Azhar, una donna che si imbatte in uno di questi siti specializzati nel cosiddetto ‘arruolamentò di ragazze alla causa dell’Is ha il dovere «anzitutto di spiegare a quelle giovani il vero volto dell’Islam, dicendo loro che contattare quegli individui è haram».

In secondo luogo, «deve comunicare l’esistenza di questi siti» alle autorità competenti e in caso di conoscenza diretta di una giovane coinvolta nella rete «far sapere alla famiglia cosa sta accadendo per scongiurare che la ragazza finisca in questo buco nero». Anche le famiglie devono stare in allerta e se i genitori scoprono che una figlia vuole unirsi all’Is o ne condivide l’ideologia «devono parlare con lei e mandarla dagli esperti di religione perché le spieghino qual è la verità», aggiunge Shahin. La predicatrice esorta poi le donne a «conoscere la religione attraverso le sue fonti, a leggere bene il Corano, a imparare i principi di un’educazione corretta e a partecipare attivamente a tutte le questioni che riguardano la donna, la nazione e la religione».

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