Lo Stato Islamico vuole distruggere gli infedeli: cristiani, yazidi e sciiti in fuga


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Decine di migliaia di civili hanno lasciato la città di Sinjar e le aree circostanti a seguito della ripresa dell’offensiva dello Stato islamico (già Stato islamico dell’Iraq e del Levante) nel nord-ovest dell’Iraq, che ormai controlla tutta la piana di Ninive. La maggior parte di loro, come le altre decine di migliaia di persone intrappolati sulle montagne a sud di Sinjar, a rischio di morte per fame e disidratazione, è di fede yazida. Circa 500 membri sono già stati uccisi dai miliziani. Di questi, secondo l’Unicef, 40 erano bambini che fuggivano con le loro famiglie. Sinjar è stata del tutto svuotata dei suoi 300mila residenti. La minoranza religiosa è accusata dagli islamisti di adorare il diavolo.

Haydar Omer, uno degli yazidi in fuga, ha raccontato all’agenzia di stampa Anadolu che la sua comunità è stata costretta a fuggire dopo che i miliziani dello Stato islamico hanno incendiato le loro case e i loro villaggi. “Non avevamo armi per combatterli, così ce ne siamo andati e siamo venuti in Turchia”, ha spiegato. Mentre 40mila sono in fuga tra le montagne irachene, 130mila sono fuggiti nei campi profughi delle aree curde.

Si conta che circa mezzo milione di persone, che vivono soprattutto nei dintorni della città di Mossul, siano di fede yazida. Vi sono poi piccole comunità sparse per Siria, Turchia, Iran, Georgia e Armenia, a cui si aggiungono alcuni rifugiati in Europa. Lo Yazidismo è presente nel Vicino Oriente da più di 4.000 anni. In esso sono confluiti, nel tempo, elementi di giudaismo cabalistico, Cristianesimo mazdeo (Zoroastrismo) e misticismo islamico. Alcuni studiosi definiscono lo Yazidismo “il museo dei culti orientali”.

JIHADISTI CONTRO GRUPPI RELIGIOSI- Lo Stato islamico non tollera nessun gruppo religioso sospetto di rendere impuro il califfato recentemente autoproclamato. Prima degli yazidi, ne hanno fatto le spese la minoranza sciita di rito shabak e la comunità cristiana. Migliaia di persone di religione cristiana sono fuggite dalle città di Qaraqosh e al-Qosh e da altri centri minori, mentre altrettante risultano impossibilitare a farlo. 

CRISTIANI IN FUGA – La città di Qaraqosh ospita la più grande comunità cristiana siriaca dell’Iraq. I miliziani curdi che la difendevano hanno abbandonato le loro posizioni di fronte all’avanzata dei jihadisti. Secondo le autorità religiose locali decine di migliaia di cristiani avrebbero già lasciato la città e la regione circostante per sfuggire ai jihadisti, che nelle aree da loro controllate hanno imposto alle minoranze religiose di convertirsi all’islam sunnita. In totale circa centomila profughi starebbero cercando di raggiungere il territorio del governo autonomo del Kurdistan iracheno, che finora è stato risparmiato dalle violenze. Testimoni hanno affermato che i militanti dello Stato islamico hanno già cominciato ad abbattere le croci e i simboli cristiani e a bruciare i testi sacri.

La comunità cristiana esistente in Iraq è una delle più antiche del mondo. Prima dell’inizio della Seconda guerra del golfo, dichiarata dagli Stati Uniti il 20 marzo 2003, oltre 1 milione e mezzo di cristiani risedeva in Iraq, rappresentando circa il 5% della popolazione complessiva. Questi numeri sono diminuiti sensibilmente dopo l’invasione dell’Iraq da parte degli Usa. Secondo fonti locali oggi in Iraq risiedono circa 500 mila cristiani, una cifra destinata a diminuire a causa degli attacchi dei jihadisti.

ATTACCO AI CURDI – Nei giorni scorsi lo Stato islamico ha lanciato un’offensiva contro il territorio controllato dai peshmerga curdi nell’area di Mosul, infliggendo loro una pesante sconfitta e conquistando diverse cittadine e un’importante diga sul fiume Tigri. La diga di Mosul alimenta un’importante centrale idroelettrica. Controllandola, lo Stato islamico potrebbe bloccare la fornitura di acqua alla regione circostante e inondare la città di Mosul e la valle del Tigri. I peshmerga hanno smentito la notizia della sua presa da parte dei jihadisti sunniti ma hanno ammesso di essersi ritirati dalla cittadina di Zumar, da altri villaggi della regione e da un impianto petrolifero. Gran parte dei curdi sono di religione yazidica e sono perseguitati dallo Stato islamico, come detto, in quanto apostati. Nelle scorse settimane centinaia di curdi provenienti dalla Turchia hanno attraversato il confine per unirsi ai peshmerga che difendono le enclave curde minacciate dallo Stato islamico nel nord della Siria.

STATO ISLAMICO, MILIZIANI SOPRATTUTTO STRANIERI – Intanto un’inchiesta del settimanale tedesco Die Welt, ripreso dalla stampa di Ankara, rivela che almeno il 10% dei miliziani dello Stato Islamico (Isis), proviene dalla Turchia. I combattenti dell’Isis, per lo piu’ stranieri, sono fra 10 e 15mila. Più’ di mille sarebbero turchi. Secondo altre stime citate dalla stampa turca, il loro numero potrebbe essere molto maggiore.

Del gruppo armato, accusato di violenze e atrocità in Siria e Iraq, farebbero parte inoltre miliziani europei di origine turca giunti da Germania, Francia, Belgio e Austria, scrive Die Welt. Il governo del premier islamico Recep Tayyip Erdogan e’ stato accusato piu’ volte dall’opposizione turca e dai curdi-siriani di avere aiutato in Siria non solo i ribelli sunniti ‘ufficiali’ dell’Els ma anche i gruppi armati jihadisti vicini ad Al Qaida come Isis e Fronte al Nusra. La stampa turca ha espresso preoccupazione per le conquiste dei miliziani jihadisti lungo le frontiere sud del paese, dove controllano ampie fette di territorio. Lo Stato Islamico avrebbe ora anche centinaia di simpatizzanti all’interno della Turchia, in particolare a Istanbul.

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