La liberazione delle donne in America Latina: due femminismi a confronto


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(Maddalena Celano) La situazione delle donne in America Latina, oggi, sembrerebbe estremamente incoraggiante ma, nello stesso tempo, estremamente inquietante. Le donne latino-americane hanno conquistato notevole riconoscimento professionale e politico. Le donne latino-americane sono sempre più presenti in politica, in economia, nelle arti, nelle grandi imprese o a capo di grandi nazioni come Michelle Bachelet, Cristina Kirchner o l’attuale presidente del Costa Rica. Le donne della borghesia urbana, hanno sempre più accesso alle migliori università ed alle migliori professioni. Tuttavia, sempre più numerose sono, in America Latina, le donne che vivono  sotto la soglia della povertà; la maggioranza delle vittime nei conflitti interni e delle guerre-civili, come in Colombia, sono donne.  Sempre più donne continuano ad essere uccise ai confini del Messico o in Colombia in alcune delle espressioni più crudeli di odio misogino: i sempre più numerosi cadaveri femminili individuati al confine settentrionale del Messico o nel deserto, cadaveri mutilati e con chiari segni di violenza. Queste situazioni sono aggravate per le donne povere, nere o indigene. In più paesi, l’aborto continua ad essere penalizzato, e le donne hanno sempre meno potere decisionale sui propri corpi e le proprie vite.  In questo contesto, il femminismo, la liberazione delle donne dovrebbe essere una priorità. Ci sono tendenze diverse e percorsi divergenti che le teorie femministe hanno seguito, particolarmente nel mondo Occidentale ma per donne del mondo sottosviluppato, la discussione si è concentrata sulla distinzione tra il femminismo borghese ed  il femminismo socialista.   Il femminismo borghese difende il diritto di far parte di un sistema di sfruttamento, il diritto di lavorare nelle società multinazionali o di partecipar, come soldatessa, a guerre imperialiste. Questo femminismo mostra che Margaret Thatcher può essere neoliberista come lo fu Ronald Reagan e difendere lo “status-quo”.  Il femminismo socialista, o il Movimento per la Liberazione delle Donne, lotta per i diritti umani, per il libero accesso all’ istruzione, alle cure mediche, per salari dignitosi, per la protezione dell’ambiente e per una vita libera dalla violenza.

L’uguaglianza si costruisce nello spirito della Resistenza

Nel 1994 sulle montagne del Messico meridionale, un esercito di persone indigene occupò diversi municipi, mentre richiedevano di essere ascoltati dalle autorità competenti. Il fatto che un gruppo di persone indigene, ignorando 500 anni di colonialismo, formarono un esercito autonomo ed indipendente fu sorprendente; più sorprendente fu il fatto che un’ alta percentuale di essi, incluso il loro comando militare e centrale, era composto da donne.  Già nel marzo 1993 le donne Zapatiste presentarono una Legge Rivoluzionaria per le Donne, approvata dal Comitato Clandestino Indigeno e Rivoluzionario, il comando più alto dell’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale. Loro esigevano di partecipare alla lotta rivoluzionaria per diritto, il diritto ad un lavoro pagato con salari adeguati, il diritto di decidere quando e come sposarsi, il diritto di decidere quanti bambini avere.  Nelle comunità di Zapatista, le donne partecipano in modo eguale al sistema di produzione e all’economia. Nelle comunità di Zapatista, le giovani donne sono libere di decidere delle loro vite e come essere utili alla loro comunità. Sempre più donne sono elette come rappresenti. Fu una lotta lunga per cambiare modelli culturali e patriarcali, modificare il segno di secoli di repressione, sfruttamento e analfabetismo. Quelle donne formarono con le loro mani un esercito femminile armato. La Comandante Susana, la Comandante Ramona o la Comandanta Esther, furono le prime donne indigene a parlare di fronte al Parlamento Messicano, notoriamente  razzista, ed ad essere trasmesse su Tivù nazionali, donne  che parlano del diritto indigeno alla sovranità ed ad una migliore società per la sua gente, per le persone messicane.

Il socialismo richiede libertà femminile ed indigenismo

La Bolivia illustra la lotta esemplare delle donne per la sovranità popolare ed il rispetto per l’ambiente. Nella guerra d’indipendenza, le donne boliviane lottarono circa 200 anni fa, come retroguardia ma, una volta terminata la guerra, le donne subirono numerosi ostacoli e resistenze in politica, nell’ istruzione o nelle opportunità economiche.  Perciò vennero marginalizzate e discriminate.  Durante la “guerra dell’acqua” nel 2000 e la “guerra della benzina” nel 2003, tutti conflitti sociali e civili nati contro le privatizzazioni di risorse da società per azioni straniere, le donne ripresero la parola e mostrarono un femminismo anti-neoliberale, anti-capitalista e  anti-imperialista. Il MAS (Movimento verso il Socialismo) reclutò donne in massa ed offrì loro ruoli cruciali. Le donne furono sempre più presenti nei movimenti di protesta ed ora compongono circa il  30% del Parlamento Boliviano.

Terrorismo di Stato misogino in Colombia 

Nella guerra civile colombiana, donne e bambini soffrono pene indicibili. Le donne sono diventate obiettivi militari, attraverso rapimenti, stupri di massa e sevizie. Il Colombia mensilmente spariscono decine di donne e bambini, alcuni cadaveri vengono ritrovati nel deserto o  in fosse comuni. Ma numerose donne hanno trovato il modo di resistere al terrore statale che ha caratterizzato la guerra  civile in Colombia,  costituendosi come parte civile o partecipando alla Resistenza Armata.  Povertà e marginalizzazione, non solo in Colombia ma in tutta America Latina, perpetua l’oppressione delle donne che sono maggiormente soggette allo sfruttamento, agli stupri ed alla mancanza di opportunità professionali ed economiche. Ma alcune di loro si sono organizzate militarmente sulle montagne e lottano insieme agli uomini, mentre costruiscono diverse forme di società. Ormai il 60% delle FARC (le Forze Armate e Rivoluzionarie della Colombia) sono costituite da milizie femminili. Si tratta di donne che sfuggono a sfruttamento, analfabetismo e degrado. Esse, nelle FARC, trovano uno spazio dove le loro voci sono ascoltate, dove possono decidere sulle  proprie vite, dove possono imparare a leggere, a dibattere, a lottare, dove possono imparare un mestiere e decidere sulle loro vite (le FARC offre loro un vitto dignitoso, scolarizzazione e formazione politica). In America Latina, numerose donne impoverite individuano uno spiraglio di luce, per cambiare le loro vite, esclusivamente in alcune battaglie politiche e nelle Lotte di Liberazione Nazionale. Molte donne hanno guadagnato posti di comando e dirigenza ed hanno così modificato la loro realtà.

Rivoluzione dentro la rivoluzione a Cuba

Quando il Granma sbarcò sulle spiagge di Cuba e la guerra aperta contro il dittatore Batista cominciò, non vi furono donne nella spedizione. Ma subito dopo, donne come Vilma Espín, Celia Sanchez, Aleida March ed altre innumerabili donne cominciarono a seguire le operazioni militari che condussero alla vittoria della Rivoluzione cubana.  All’interno della rivoluzione, le donne cubane diedero un contributo notevole all’ edificazione di una società nuova. Le donne cubane attualmente godono di pieno accesso all’ istruzione, a tutte le opportunità professionali ed a tutte le cariche politiche ed istituzionali. Le donne cubane sono protette da un sistema di cura ed assistenza completo: beneficiano di un’ottima sanità, gli anticoncezionali sono gratuiti, l’aborto è libero ed, in caso di gravidanza, la donna comunque  può fruire di lunghi permessi  regolarmente  retribuiti. A Cuba gli asili-nido e le scuole per l’infanzia sono gratuite ed esistono tante altre forme di assistenza per l’infanzia e la maternità. Il sistema cubano garantisce alla madre il vantaggio di essere madre e, nel contempo, di continuare a studiare o lavorare senza alcun problema.  L’ esempio delle Zapatiste messicane e delle guerrigliere colombiane, sono modelli di donne combattenti che hanno condotto scelte estreme e radicali, esempi di donne che, fuggendo da contesti e situazioni a loro chiaramente ostili, si sono ritirate e, armandosi, hanno creato una società alternativa o in opposizione a quella dominante. In Messico, le donne continuano ad essere sfruttate sessualmente, continuano ad essere assassinate ai confini ed ad essere incarcerate se decidono di abortire. Nel resto della Colombia, le donne continuano ad essere rapite o condannate alla povertà ed al terrore statale.

I grandi conseguimenti che hanno migliorato le vite di molte donne hanno mostrato degli esempi da seguire, ma ogni messicano, ogni colombiano e tutte le donne latinoamericane meritano una vita di dignità. Ciò sarà possibile solo quando il femminismo socialista diverrà parte essenziale dell’agenda nazionale degli stati latinoamericani. Le donne latinoamericane stanno lottando per una vera uguaglianza, per una vera rappresentanza politica, per cibo ed istruzione gratuiti, contro il dogma neoliberista.

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