La persecuzione dei cristiani in Medio Oriente. Il caso Siria (Parte 2)


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(Salvatore Lazzara) – Perché gli estremisti islamici perseguitano i cristiani e l’occidente? Fondamentalmente perché una parte dell’islam identifica il cristianesimo con l’Occidente, e l’Occidente con il Cristianesimo, provocando una serie di instabilità che portano alle derive fondamentaliste di cui siamo purtroppo spettatori. E’ necessario ribadire che il Cristianesimo anche se è stato il modello ispiratore dell’Occidente, esso non ha più la stessa importanza che l’Islam ha nelle società musulmane. Ed è proprio perché il Cristianesimo non regge più l’occidente che oggi si sono moltiplicate le persecuzioni contro i discepoli di Gesù, ritenuti responsabili di tutti i mali oscuri della società.

Quindi ci troviamo nei confronti dei cristiani, dinanzi a due movimenti interno ed esterno. Interno perché l’Europa e l’Occidente vogliono modellare la società su nuove strutture sociali, e quindi sono impegnate a distruggerlo, denigrarlo e perseguitarlo con ogni mezzo a partire dai temi più  scottanti che interessano l’opinione pubblica come l’aborto, l’eutanasia, il matrimonio tra persone dello stesso sesso, l’adozione dei bambini e temi affini; ed esterno, favorito da questo indebolimento, una parte dell’islam non fa altro che sostenere economicamente, con l’immigrazione clandestina, con strategie politiche mirate, la cancellazione del Cristianesimo per fare posto all’unica e vera religione a cui tutti si devono convertire,  e quindi trovare la via per vendicare le sconfitte di Lepanto e di Vienna.

L’Occidente e in modo particolare l’Europa, rifiutando le radici cristiane, stanno percorrendo la strada del decadimento morale, civile, e religioso. Negando il passato, ha accelerato il processo di distruzione, alimentato dalla continua ricerca di novità sociali in antitesi con il grande bagaglio culturale sedimento nei secoli, di cui siamo ingrati eredi. Le istituzioni europee hanno adottato da tempo il politicamente corretto che si traduce nell’imposizione di posizioni estranee alle radici da cui proveniamo, generando conflitti religiosi e persecuzioni senza precedenti. Il fondamentalismo verrà abbattuto, quando gli esponenti delle religioni condanneranno non solo con le parole, ma con fatti concreti, ogni atto violento compiuto in nome di Dio. Il terrorismo e le persecuzioni, termineranno nel momento in cui i politici metteranno fine ai finanziamenti a tutti i gruppi riconducibili al radicalismo islamico. Certamente il flusso di denaro aiuta gli assassini a realizzare i piani di conquista sugli infedeli. L’odio religioso si innesta nella storia quando l’antitesi di Dio, la violenza, prende il sopravvento nella coscienza dell’uomo. Il compito della religione è indicare la via della pace, del dialogo e della fraternità universale basata innanzitutto sul rispetto dell’uomo al di là della sua appartenenza religiosa.

In epoca moderna, i cristiani sono perseguitati in diverse nazioni. Sono repressi perché considerati portatori di un’“influenza straniera” che si vede come minaccia al potere costituito o alla struttura tradizionale della società. Questo è il caso, ad esempio, del Giappone nel XVII secolo, dove si usava un singolare metodo per scoprire i cristiani: tutti venivano obbligati a calpestare delle immagini sacre, chi si rifiutava era subito arrestato. Negli ultimi duecento anni circa si è affermato un nuovo tipo di persecuzione, nel quale i responsabili sono stati i propugnatori dell’ateismo, delle filosofie materialiste e della massoneria. Secondo questi gruppi, occorreva “liberare” (con la forza) il popolo dalla religione, che essi consideravano una superstizione che frenava il progresso della società. Secondo alcune stime, il numero dei cristiani uccisi per la loro fede nel XX secolo supera di gran lunga il numero complessivo che si ha per tutti i secoli precedenti. Veniamo ai nostri giorni e esaminiamo l’epicentro delle persecuzioni contro i Cristiani in Medio Oriente a partire dalla Siria. Questa nazione è considerata nello scacchiere mediorientale la culla di tutte le civiltà e religioni che nel tempo hanno convissuto pacificamente.

Quando i ribelli dell’opposizione tre anni a dietro, hanno cominciato la protesta contro Assad, erano siriani montati nelle moschee gestite dai Fratelli Musulmani e dai wahabbiti. Già esisteva un piano estero da anni che li fomentava. Speravano con la rivolta di procedere sulla scia della primavera araba ad una forma di “democratizzazione” della Siria. L’intento era quello di far cadere il regime, accusato di non promuovere abbastanza velocemente il rinnovamento politico del paese così come era avvenuto negli altri paesi della zona, con risultati abbastanza scoraggianti. I mezzi di comunicazione hanno giocato un ruolo determinante, creando i presupposti desiderati dai paesi occidentali -appoggiati dai paesi arabi in eterno conflitto con la Siria, per questioni legate al territorio e all’economia-, i quali volevano trovare nella rivolta il punto di appoggio per far crollare il governo, democraticamente e liberamente dai Siriani. Sostenendo i ribelli, e convocando le conferenze di pace a Ginevra, avevano ed hanno intenzione di portare al potere il cosiddetto “potere ombra con la facciata della tanto celebrata democrazia”, per sviluppare i personali interessi in quella particolare area del mondo mediorientale.

Con il passare del tempo, i ribelli sostenuti dalle potenze occidentali, si sono trasformati in fondamentalisti islamici, i quali all’apparenza cercano di rovesciare il dittatore, ma nei fatti vogliono avere il dominio in Siria per instaurare lo stato islamico del Levante (ISL). E’ legittimo chiedersi: perché USA, Occidente e paesi arabi amici, hanno deciso di aumentare il supporto ai finti ribelli? Nei fatti i veri ribelli, non esistono più. Coloro che avevano iniziato la rivoluzione, oggi si ritrovano a sostenere il governo, perché non si riconoscono nelle continue barbarie commesse contro il popolo.

A Raqqa (foto), unica città al mondo in mano ai terroristi, i cristiani sono costretti a fuggire se non pagano il dazio. Sono costretti a rinunciare -per sopravvivere-, alla fede in Cristo. Lo Stato islamico, questo è il nuovo nome che hanno assunto i jihadisti da quando hanno ufficialmente creato il califfato, hanno occupato la sede dell’arcivescovado siriaco-ortodosso di Mosul, la chiesa di Sant’Efrem. I terroristi hanno preso l’edificio e issato la bandiera nera sul tetto.  Lo Stato islamico ha anche occupato la sede dell’arcidiocesi calde cattolica della città. Anche in questo caso la bandiera nera è stata issata sul tetto. Anche a Raqqa, dove i terroristi hanno instaurato il loro primo califfato la chiesa principale della città è stata occupata e trasformata nel quartiere generale degli islamisti. I sostenitori dello Stato islamico hanno pubblicato su twitter una mappa che indica i territori che i terroristi vogliono conquistare entro cinque anni per estendere i domini del neonato stato.

I jihadisti dell’Isis (Stato islamico dell’Iraq e del Levante) hanno così annunciato la ricostituzione del Califfato, regime politico islamico sparito da circa un secolo. I miliziani qaedisti dello Stato islamico dell’Iraq e del Levante (Isis), stanno mettendo a ferro e fuoco l’Iraq centro-settentrionale, la Siria e tutti i paesi della regione, affermando di aver realizzato il sogno che per decenni le dittature “laiche” del Medio Oriente hanno sbandierato di voler realizzare: abbattere i confini coloniali, tracciati un secolo fa tra Iraq e Siria, e creare uno mitico spazio arabo-islamico politicamente unito. La mappa comprende il Medio Oriente, il Nord Africa, i Balcani e gran parte dell’Asia occidentale. Tra i domini da conquistare è compresa anche la Spagna, che è stata dominata dai musulmani per 700 anni fino al 1492. La data indicata per la conquista di Madrid è il 2020.

L’avanzata dei combattenti di ISIS ha messo il presidente degli Stati Uniti Barack Obama di fronte alla sfida più grande della sua leadership. Se l’ISIS raggiunge il suo obiettivo, nei confini di Turchia, Giordania, Libano, Arabia Saudita e Iran salirà al potere uno stato islamico sunnita. Nel mondo si aprirà un buco nero di estremismo che minaccerà gli stati in ogni modo possibile. L’Iraq sarà diviso in tre, e la sicurezza del mondo sarà esposta a un rischio decisamente maggiore. Con questo successo l’adesione da parte dei disillusi, degli scontenti, e delle ideologie sarà incoraggiata e questo sarà un pericolo concreto appena tutti questi uomini torneranno in patria. Un movimento di uomini, mezzi e munizioni formerà la tempesta perfetta dei militanti nel cuore del Medio Oriente. I cristiani dentro questo calderone pagano il prezzo più alto: sono sacrificati in nome della conquista islamica.

È chiaro che gli Stati Uniti non possono starsene a guardare. Il loro ulteriore intervento, dopo otto anni di disastrosa occupazione dell’Iraq,  è stato mal digerito, all’interno del Paese, diventando ancora più indigesto per gli avversari mediorientali e i loro alleati. Dopo la lunga, costosa e inconcludente guerra in Iraq, la reputazione degli USA in Medio Oriente sembra irreparabilmente compromessa e la loro influenza diminuita. Questa  è la ragione immediata che  ha causato la politica di ‘disimpegno’ dell’amministrazione Obama, il quale però si concentra sull’idea di usare contro i fondamentalisti islamici, l’intelligence e i droni in paesi come lo Yemen, la Somalia e il Pakistan. Ed ecco perché i cristiani vengono attaccati senza pietà: essi sono identificati con l’Occidente e con tutta quella parte di mondo che vuole interferire nei piani dei terroristi islamici. Ma questa politica di guerra a distanza ed il suo tributo di vittime civili a maggioranza cristiana,  hanno ulteriormente danneggiato la reputazione degli Stati Uniti nella regione. Nelle complesse dinamiche del Medio Oriente, però, gli USA potrebbero essere costretti a fare una battaglia per proteggere gli alleati nella regione, soprattutto in Paesi come la Turchia e la Giordania, al confine con l’Iraq.

Gli Stati Uniti cercheranno di aiutare il governo di Maliki a difendersi da ISIS, secondo David Pollard del Washington Institute for Near East Policy: «Se c’è una minaccia diretta, da parte di ISIS o di altri elementi interni all’Iraq, contro la sicurezza della Giordania, della Turchia o di altri paesi del Golfo Arabo, gli Stati Uniti potrebbero effettivamente prendere in considerazione un intervento diretto di qualche tipo. Senza mettere piede sul terreno, ma con il supporto aereo o di missili o droni». La confusione delle dichiarazioni da parte dell’amministrazione Obama comunque non fa presagire nulla di buono in difesa dei cristiani perseguitati.

 

LEGGI LA PRIMA PARTE DELL’INCHIESTA

 

Don Salvatore Lazzara – Sacerdote da 17 anni, è cappellano militare all’Accademia Aeronautica di Pozzuoli. Da Cappellano Militare ha svolto i seguenti incarichi: Maricentro (MM) La Spezia, Nave San Giusto con la campagna addestrativa nel Sud Est Asiatico, X° Gruppo Navale in Sinai per la missione di Pace MFO. Successivamente trasferito alla Scuola Allievi Carabinieri di Roma. Ha partecipato alla missione in Bosnia con i Carabinieri dell’MSU. Di ritorno dalla missione è stato trasferito alla Scuola Ufficiali Carabinieri di Roma. Dopo l’esperienza nei Carabinieri è tornato a Palermo presso i Lanceri d’Aosta (Esercito). Per Da Porta Sant’Anna curava inizialmente la rubrica “Al Pozzo di Sicar”; da Luglio 2014 ha assunto il ruolo di Direttore del Portale

 

 

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