La Santa Sede al Forum di Baku: “Uccidere in nome di Dio è una bestemmia”


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(Salvatore Lazzara) – E’ in corso a Baku, in Azerbaigian, il terzo Forum mondiale sul Dialogo interculturale, promosso dall’Onu e dal Consiglio d’Europa, con il patrocinio del presidente azero Aliyev. La Santa Sede è rappresentata all’importante incontro, da mons. Melchor Sanchez de Toca y Alameda, sottosegretario del Pontificio Consiglio della Cultura.  Il Forum rappresenta  un’opportunità per discutere i traguardi raggiunti fino ad oggi in materia di dialogo interculturale e per promuovere la comprensione reciproca tra i popoli e le nazioni. Il tema scelto per il Forum di quest’anno è “Cultura e sviluppo sostenibile nell’agenda per lo sviluppo post-2015”.

L’oggetto di questi forum internazionali -dichiara mons. Sanchez-, “è molto vicino alla sensibilità del Pontificio Consiglio della Cultura: l’idea cioè che la cultura sia un luogo di incontro, una piattaforma di dialogo, in cui è possibile incontrarsi. Se su questioni dogmatiche, a volte, è difficile un dialogo sereno, sul terreno della cultura è invece possibile un incontro. Pensiamo ai grandi linguaggi universali, che sono fenomeni culturali, in cui i popoli si possono capire: quindi la musica, lo sport, la scienza e anche la bellezza sono trasversali, sono linguaggi universali, che uniscono i popoli. Ma possono anche dividere ed essere causa di divisione”.

L’alto rappresentante vaticano, ha specificato durante una breve intervista rilasciata a Radio Vaticana, la posizione della Santa Sede: “La delegazione della Santa Sede ribadisce alcuni punti fermi: prima di tutto che le culture non possono mai essere isolate, perché un conto è la difesa dell’identità nazionale, un altro è invece isolare la cultura e cercare di prevenire ogni contatto. Questo è un aspetto importante. In secondo luogo ricordare che al centro di ogni cultura e di ogni dialogo interculturale ci sono delle domande che sono profondamente religiose, perché sono le domande che riguardano il senso dell’esistenza, il senso del mondo, l’origine e il destino dell’universo, e la domanda sulla sofferenza e sul male, che sono domande religiose. Pertanto non è possibile separare il dialogo interculturale dal dialogo interreligioso. In terzo luogo bisogna ricordare ai governi che il dialogo interreligioso, che è urgente in questi tempi di attentati alla libertà religiosa in molti luoghi del mondo, deve essere condotto dai credenti e non dai governi, i quali non si devono sostituire ai singoli credenti. Ma ricordare anche quello che Papa Francesco ha detto molte volte, che “uccidere nel nome di Dio è una bestemmia”. E questo va denunciato sempre e soprattutto dalle persone religiose. E’ necessario ricordare anche, senza ipocrisia, che la libertà di espressione ha sempre un limite, come riconoscono tutti gli ordinamenti civili: il diritto alla libertà di espressione non concede il diritto di dire qualsiasi cosa di qualsiasi persona. Pertanto anche i sentimenti religiosi delle persone vanno tutelati di fronte agli eccessi e alla bestemmia pubblica e alla ridicolizzazione in alcuni Paesi”.

Lo scenario politico-religioso in cui vive oggi l’umanità, non permette di vivere pacificamente. Le indicazioni emerse dal Forum, dovrebbero essere oggetto di riflessione da parte di quanti amministrano le nazioni. Il bene dell’uomo si costruisce a partire dal rispetto della dignità umana. Gli interessi e i profitti economici, non possono determinare l’orientamento degli interventi militari e diplomatici. Nel mondo, e soprattutto in alcuni paesi, professare una fede diversa da quella approvata dalla politica locale, equivale alla persecuzione. Altrettanto, non possiamo imporre modelli di democrazia all’occidentale a quanti per secoli hanno costruito la loro identità a partire da presupposti diversi dalla nostra cultura. E’ difficile la convivenza tra le nazioni. L’unico via per raggiungere la pace è l’uomo. Amarlo, servirlo, per quello che è, e non per quello che può produrre.

 

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