(Talal Khrais) – Il 29 settembre si è concluso il summit di Astrakan che ha visto come protagonisti i cinque paesi del Caspio: Russia, Kazakistan, Azerbaigian, Iran e Turkmenistan. Gli interventi dei 5 capi di Stato hanno evidenziato l’importanza della cooperazione e la reale possibilità di uscire dalla terribile crisi di questi anni.
Il presidente della Repubblica Islamica dell’Iran, Hassan Rouhani, ha sottolineato l’importanza dell’area strategica del Mar Caspio che “può rappresentare il centro di sviluppo e di benessere e può diventare il simbolo dell’amicizia e della sicurezza” per poi aggiungere “oggi siamo stati testimoni della firma di tre accordi di fondamentale importanza: sulla conservazione e sull’uso razionale delle risorse biologiche, sulla idrometeorologia e sulle situazioni d’emergenza. Ciò è diventato possibile grazie alla volontà dei leader degli stati caspici.”
Il presidente turkmeno, Gurbanguly Berdimahamedow, ha richiamato l’attenzione sullo sviluppo dell’infrastruttura dei trasporti ed ha proposto di costruire un anello ferroviario attorno al Caspio.
Il leader della Federazione Russa, Vladimir Putin, ha definito promettente questo progetto ed ha rilevato che il suo compito sarà quello di collegare i porti del Caspio. Ciò ridurrebbe sensibilmente il tempo e il costo del trasporto dei carichi e aumenterebbe la competitività delle economie.
“Tenendo conto dell’attuale situazione del mercato mondiale – ha affermato il presidente kazakho Nursultan Nazarbaev – bisogna esaminare la possibilità di ravvicinamento delle economie dei nostri paesi e l’aumento dell’interscambio. Già prima della regolazione dello status giuridico del Caspio, si possono gettare le basi dell’interazione economica. Propongo di esaminare la possibilità di creare la Zona caspica di libero scambio. La presente questione può diventare prioritaria per una discussione concreta e strategica.”
Al termine dell’incontro, Vladimir Putin ha aggiunto che “il quintetto del Caspio” ha concordato una dichiarazione politica in cui per la prima volta sono stati registrati i futuri accordi sullo status del Mar Caspio. Putin ha espresso fiducia sui 5 paesi e sulla concreta possibilità di riuscire a risolvere le questioni sospese e adottare la Convenzione sullo status giuridico del Mar Caspio al prossimo vertice in Kazakistan.
I leader hanno inoltre riaffermato quanto concordato in precedenza in merito ai principi di “non presenza nel Mar Caspio di forze armate, non appartenenti alle parti”.
Il summit si è quindi rilevato un evento rivoluzionario che apre le porte alla rinascita e ad un’uscita definitiva dalla crisi.
Dal canto loro, l’Europa e l’Italia invece di prendere spunto da forme di cooperazione di tale entità, perdono importanti mercati nel mondo e non riservano la giusta attenzione alle nuove alleanze e ai nuovi partner economici.
Pare si voglia dimenticare del perché si sia arrivati a questo punto. Non si pensa più a quanto la situazione in Libia abbia causato la chiusura di centinaia di medie imprese o alla perdita di mercati economici come l’Iraq, la Siria per non parlare dell’Iran.
In Italia abbiamo inoltre aderito ciecamente alle sanzioni UE nei confronti della Russia senza pensare alle conseguenze di questa folle decisione, dannose per le aziende italiane già martoriate dalla crisi economica.
Questo nuovo orientamento antirussia è segno di forte miopia del governo che sembra non sapere come si debbano gestire le relazioni internazionali e tutelati gli interessi italiani.
Di contro, dal 20 gennaio 2014 la Federazione Russa e la Repubblica Islamica dell’Iran hanno rafforzato il loro legame.
Il ministro dell’energia russo, Aleksandr Novak, ha confermato alla stampa estera che la Russia aumenterà gli scambi con Tehran nel settore alimentare, e delle materie prime. “Il nostro potenziale – spiega il ministro russo – è enorme e non possiamo fare a meno di estendere tale cooperazione“.
Sempre a Gennaio 2014, Viktor Melnikov, che presiede il Consiglio degli affari russo-iraniano alla Camera di Commercio e Industria della Russia, ribadisce che la Russia è interessata allo scambio dei prodotti petroliferi iraniani con metalli ferrosi, cereali, olio vegetale, attrezzature meccaniche e prodotti commerciali innovativi. Gli scambi riguardano 1,5 miliardi di euro, consentendo alla Russia di acquistare fino a 500000 barili di petrolio iraniano al giorno, in cambio di attrezzature e beni di consumo russi.
Purtroppo in Italia non solo non si agisce ma nemmeno si parla di queste nuove alleanze o dei nuovi mercati che stanno nascendo.
Ad esempio, si ignora completamente il blocco dei Paesi “BRICS” (Brasile, Russia, India, Cina, Sud Africa) che oggi ha il potenziale di occupare una vasta area territoriale, un’alleanza che sta crescendo e sta creando una vera e propria banca di investimento a discapito di un’Europa che non riesce a guardare oltre il suo piccolo orticello.
Ci si augura che l’Europa e l’Italia in primis, possano aprire gli occhi ma, allo stato attuale, mi viene in mente solo una frase presa dal vangelo: non c’è peggior cieco di chi non vuol vedere e sordo di chi non vuol sentire.