Libano. Madrid accusa: Israele sapeva che lì c’era il casco blu che ha ucciso


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L’ira della Spagna si abbatte su Israele dopo l’uccisione del casco blu nel sud del Libano. L’ambasciatore spagnolo all’Onu, Roman Oyarzun, ha formalizzato la richiesta di una “indagine approfondita” sulla morte di Francisco Soria Toledo, il militare di 36 anni impegnato nella missione dell’UNIFIL, forza multinazionale che da anni garantisce la sicurezza in un’area compresa tra Libano, Siria e Israele.

Madrid punta l’indice contro le truppe di Tel Aviv: “Il colpo è partito dalla parte israeliana”. I 15 del Consiglio di Sicurezza hanno da parte loro “condannato nei termini più forti” l’uccisione del casco blu, senza però indicare responsabilità. L’ambasciatore israeliano dal suo canto ha rivendicato il “diritto all’autodifesa” provocando però l’irrigidimento delle posizioni spagnole che ritengono inaccettabile la ricostruzione dei fatti del comando militare israeliano che ha fatto partire colpi di carro armato verso le postazioni dei caschi blu, senza alcun preavviso.

Sono circa 50 i militari spagnoli impegnati nella zona come forza di distaccamento dell’UNIFIL. Le coordinate della loro posizione erano noti all’esercito israeliano che si trova nelle vicinanze di Ghayar tra Libano e Israele. Il militare al momento dell’uccisione stava facendo da sentinella in una torretta di postazione. Era da solo e ben visibile dai soldati israeliani che hanno aperto il fuoco nella sua direzione.

Secondo fonti militari spagnole, l’esercito israeliano ha utilizzato “proiettili che esplodono prima di toccare il suolo” e si espandono a grappolo come munizioni anti-uomo. Il giovane soldato spagnolo è stato investito da una pioggia di proiettili e per lui non c’è stato nulla da fare.

 

 

 

 

 

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