Libia. Assalto al Parlamento, il generale Haftar contro gli islamisti


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Blindati e sparatorie a Tripoli, fin dentro la sede del Parlamento: un edificio limitrofo dato alle fiamme, numerose autovetture danneggiate, i deputati e i dipendenti costretti a uscire in tutta fretta cercando di evitare carri armati e pick-up pieni di uomini armati ma in abiti civili.

La situazione in Libia è precipitata nella capitale, spostando attenzione e combattimenti dalla Cirenaica – dove tra venerdì e sabato Bengasi è finita sotto i bombardamenti aerei delle truppe del generale in pensione Khalifa Haftar che ha scatenato un’offensiva «contro i terroristi» (80 morti e 140 feriti) – alle sedi istituzionali.

L’auto proclamato «Esercito libico» di Haftar ha letto una dichiarazione al canale tv «al-Ahrar», in cui respinge la nomina a premier di Ahmed Maiteeq.  Miitig era stato nominato per porre fine al caos e all’anarchia ma da molti (anche tra la popolazione civile) è considerato troppo vicino ai fondamentalisti islamici.

Le forze di Haftar hanno chiesto che il Parlamento fermi i suoi lavori e ceda i poteri ad un Assemblea Costituente per definire il testo della nuova Carta libica. Il portavoce di Haftar ha dichiarato che «l’obiettivo dell’attacco sono gli islamisti che proteggono le milizie estremiste che stanno affliggendo la nazione, e il Parlamento che le protegge».

Il Parlamento libico è diviso tra islamisti e non islamisti, che si sono trovati in disaccordo sulla nomina di un nuovo governo e su nuove elezioni. Nella serata di domenica il governo libico ha annunciato che il bilancio degli scontri seguiti all’attacco del Parlamento a Tripoli è di due morti e di 55 feriti. Almeno 20 tra deputati e funzionari pubblici sarebbero stati presi in ostaggio proprio nell’attacco al parlamento.

Non è stato finora possibile capire se il violento attacco al Congresso nazionale generale (Cng) sia collegato all’offensiva capeggiata da Haftar nell’est della Libia. Ma il presidente dell’organismo, Nouri Abou Sahmein, lo stesso che ieri aveva gridato al tentato colpo di stato per i bombardamenti aerei su Bengasi, ha attribuito la gestione dell’operazione proprio ad Haftar.

Altre fonti, spiegando che gli assalitori sono arrivati a bordo dei blindati dalla strada che collega la capitale all’aeroporto e che se ne sono andati percorrendo la stessa arteria verso sud, si sono dette quasi sicure che si tratti dei potenti miliziani di Zintan. Quelli delle brigate che tengono prigioniero il figlio del defunto Muammar Gheddafi, Saif al-Islam, e che si sono sempre rifiutate di consegnarlo a Tripoli. Quelli noti fin dall’inizio della rivolta nel 2011 per la loro decisa opposizione al fondamentalismo islamico.

(con fonti Afp e Ansa)

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