L’ISIS decapita il primo ostaggio giapponese


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E’ stato decapitato uno dei due ostaggi giapponesi nelle mani dell’Isis. La vittima è Haruna Yukawa, un contractor. L’esecuzione è stata mostrata in un video diffuso da alcuni account Twitter legati all’organizzazione di Abu Bakr al-Baghdadi e ripresa da il Site, il sito Usa di monitoraggio dei jihadisti sul web.

Nel filmato, il secondo ostaggio, Kenji Goto Jogo, mostra l’immagine dell’esecuzione e implora per la sua vita presentando le nuove richieste dell’Isis: “Guardate la foto del mio compagno di prigionia Haruna massacrato nella terra dell’Isis. Eravate stati avvertiti”.

Goto saluta la moglie “amatissima” e dice alle due figlie di sentire la loro mancanza. Poi accusa il premier giapponese Shinzo Abe di essere il responsabile della morte dell’altro ostaggio: “Non hai creduto alle minacce di morte e non ha agito entro l’ultimatum di 72 ore”.

Il giornalista aggiunge che i terroristi hanno rinunciato alla richiesta di denaro di 200 milioni di dollari (“Così non dovete preoccuparvi che state finanziando i terroristi”, si sente nell’audio).

Nel video, che dura due minuti e 56 secondi, Kenji Goto Jogo presenta la nuova richiesta dei suoi rapitori: il rilascio di “Sajida al-Rishawi” in carcere in Giordania. Una proposta che definisce “facilmente realizzabile” ed “equa”: “Liberatela e io sarò subito rimesso in libertà, lei al posto mio”.

Poi aggiunge: “Queste potrebbero essere le mie due ultime ore al mondo. Fate che non sia così, fate in modo che Abe non uccida anche me”.

Il governo giapponese, che condanna come “imperdonabile” l’atto,  sta verificando in una riunione d’emergenza il video diffuso dall’Isis nel quale Kenji Goto Jogo mostra la foto del compagno decapitato dai jihadisti.

Chi è Sajida al-Rishawi

La terrorista fu arrestata nel 2005 dopo aver tentato di farsi esplodere nel corso di un attacco simultaneo contro tre alberghi di Amman (capitale e città più popolosa della Giordania), che causò in tutto 56 morti. Il marito riuscì nel suo intento all’hotel Radisson, causando da solo la morte di 38 persone. Lei invece si salvò perché la sua cintura esplosiva non funzionò. L’attentato fu rivendicato dal gruppo Abu Musab al Zarqawi. Condannata alla pena capitale, Sajida è ancora in attesa della sentenza di appello.

 

 

 

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