L’opposizione ci riprova: armi chimiche di Assad in bombardamenti a Idlib. Storia di un bluff


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(Stefano Levoni) – Ennesima denuncia da parte dell’opposizione anti Assad che accusa le forze governative di usare armi non convenzionali in Siria. Una denuncia che arriva a pochi giorni dalla diffusione delle immagini della BBC sull’uso di bombe al cloro da parte dei terroristi dello Stato Islamico in Iraq e in Siria.  Secondo gli attivisti dell’Osservatorio siriano per i diritti umani, le forze militari siriane avrebbero usato gas tossici in una serie di bombardamenti nella provincia di Idlib.

Secondo l’osservatorio, i gas erano contenuti all’interno di barili bomba sganciati dagli elicotteri dell’esercito arabo sirian0 su varie città, tra le quali Khan Sheikhoun, Maarret Hormi, Qminas e Sarmin, su una zona agricola nei pressi di al-Tamanah e nei pressi della base aerea di Abo al-Dohur. I bombardamenti avrebbero provocato morti (tra cui un bambino) e feriti.  La notizia non può essere verificata in modo indipendente.

Nell’aprile del 2014, fu il giornalista premio Pulitzer Seymour Hersh a provare come l’attacco del 21 agosto del 2013 nei sobborghi di Damasco (Ghouta) non fosse stato provocato dal governo siriano ma dai ribelli. Le accuse ad Assad servivano, secondo il reporter, a provocare l’intervento americano nella guerra civile. Si trattava di un complotto in cui era coinvolta la Turchia di Erdogan.

Secondo la fonte riservata utilizzata da Hersh, fu l’intelligence britannico, in collaborazione con i servizi russi, a fornire le prove che gli agenti chimici utilizzati non provenissero dagli arsenali del governo siriano, ma dai ribelli. L’intelligence americana, denunciò Hersh, sapeva che i ribelli di al Nusra (braccio siriano di al Qaeda), sostenuti dalla Turchia, stavano producendo armi chimiche. Il premier Erdogan aveva assoluto bisogno in quella fase che gli Stati Uniti intervenissero a fianco dei ribelli che stavano perdendo la guerra. Un disegno che fallì anche grazie all’intervento del Vaticano e, soprattutto, della Russia di Putin.

Ancora prima era stata Carla Del Ponte, ex procuratore capo del Tribunale penale internazionale, a puntare il dito sui ribelli siriani: «Abbiamo potuto raccogliere alcune testimonianze sull’utilizzo di armi chimiche, e in particolare di gas nervino, ma non da parte delle autorità governative, bensì da parte degli oppositori, dei resistenti».

Nello scorso aprile, l’opposizione ha denunciato due attacchi di gas nel giro di 24 ore nella provincia siriana di Hama. Il solito direttore dell’Osservatorio siriano per i diritti umani, Rami Abdel Rahman, aveva parlato di fumo denso e forti odori e casi di soffocamento e avvelenamento. Anche in quel caso nessuna prova, ma solo la generica conferma di anonime fonti mediche.

La tv di Stato attribuì la responsabilità degli attacchi con armi chimiche al Fronte Jabath Al Nusra. Secondo i media ufficiali siriani, l’organizzazione ha utilizzato gas sarin anche in altri attacchi. Una versione accreditata anche da indagini giornalistiche indipendenti che hanno dimostrato come i “ribelli” armati siriani siano in grado di produrre armi chimiche anche grazie al contrabbando delle sostanze nocive attraverso la Turchia, il Qatar e l’Arabia Saudita.

Inoltre, secondo fonti militari e il giornale siriano al-Watan, truppe di terra e piloti turchi havrebbero combattuto al fianco dei terroristi di al-Nusra e di altre milizie armate che si oppongono ad Assad. I giornalisti hanno più volte documentato la presenza di ufficiali turchi in Siria, che distribuivano vasti carichi di armi alle varie brigate che combattono contro il governo di Damasco. E’ stato il ministro delle Informazioni siriano, Umran al-Zubi, a denunciare nell’aprile del 2013, l’uso di armi chimiche a Khan al-Assal, nella provincia di Aleppo, armi che quasi sicuramente erano arrivate dalla Turchia.

Al-Zubi aveva sottolineato come le accuse occidentali secondo cui l’esercito siriano avesse usato armi chimiche a Khan al-Assal o in altri settori non fossero credibili. La dichiarazione di al-Zubi è stata supportata da una relazione sul sito del canale RussiaToday secondo la quale il missile che aveva colpito Khan al-Assal era stato lanciato da una zona dove erano presenti i terroristi, non lontano dal territorio turco.  L’esponente del governo aveva, infine, accusato l’occidente di essere direttamente responsabile di quanto accaduto a Khan al-Assal, dicendo: “Ora vogliono nascondersi dietro queste chiacchiere ‘false e inventate’ per giustificare il loro silenzio e fallimento sulla missione d’inchiesta richiesta dalla Siria, cercando così di scagionare i terroristi”.

 

APPROFONDIMENTI

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