Morto Mohamed al-Zahawi, leader del gruppo islamista libico Ansar al-Sharia


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Mohamed al-Zahawi, 47 anni, leader del gruppo islamista libico Ansar al-Sharia (i partigiani della Sharia) , è morto in seguito a gravi ferite riportate negli scontri di mesi fa contro le forze pro-governative. Zahawi, che aveva creato il gruppo a Bengasi dopo aver aiutato a cacciare Gheddafi nel 2011, era rimasto in ospedale per diversi mesi, secondo quanto riportato da alcuni membri della sua famiglia.

“Abbiamo appreso della sua morte mercoledì sera”, ha dichiarato una  fonte, precisando che la famiglia ha già predisposto una cerimonia funebre in suo onore nella città di Misurata. Al-Zahawi sarebbe morto martedì.

Anche un comandante militare libico, tale Fadhl al-Hassi, ha confermato la morte di Zahawi a causa di ferite riportate lo scorso settembre. Da parte sua, il gruppo Ansar al-Sharia non ha rilasciato ancora nessun commento.

Al-Zahawi aveva sempre espresso la volontà del gruppo di deporre le armi qualora una nuova costituzione avesse garantito l’applicazione della Sharia. Zahawi ha da sempre negato coinvolgimenti con al-Qaida e con altre espressioni del jihadismo regionale e internazionale, soffermandosi sul ruolo che l’organizzazione gioca in Libia.

“Sebbene il focus sul “jihad minore” – locale e globale – sia particolarmente significativo, – ha affermato l’analista Cario Cristiani – ed è stato reiterato in più occasioni, il gruppo ha degli aspetti che lo rendono però leggermente diverso da molti dei gruppi di ispirazione qaidista emersi nel corso degli ultimi anni.  Come altre milizie, Ansar al Sharia ha sopperito alle carenze dello stato centrale provvedendo al mantenimento dell’ordine in molte città e garantendo servizi sociali locali, sebbene ciò non si sia poi trasformato in un consenso di più ampia portata”.

Il gruppo è stato a più riprese attivo nel supportare logisticamente i militanti di Al-Qaida nel Maghreb Islamico (Aqim) e a fare di Bengasi e dintorni un punto di transito e di preparazione per i jihadisti nord-africani diretti in Siria.

Lo scorso novembre il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha aggiunto il gruppo jihadista libico Ansar al Sharia alla lista nera del terrorismo, per via dei suoi legami con Al Qaida. La decisione prevede un embargo sulle armi, il congelamento dei beni e il divieto di viaggi internazionali per gli esponenti del gruppo islamista radicale.

La genesi del gruppo affonda le sue radici negli eventi rivoluzionari che hanno portato al crollo della Jamahiriya gheddafiana nel 2011. Il gruppo è principalmente formato da un numero di milizie di estrazione islamista che hanno partecipato agli eventi del  2011, in particolare le brigate Abu Obayda bin al-Jarah; le brigate Malik e il gruppo dei martiri del 17 Febbraio.

Il gruppo si è poi formato ufficialmente nel febbraio del 2012, ma i primi eventi pubblici sono avvenuti solo alcuni mesi dopo: nel giugno 2012, con il primo comunicato riguardante un primo incontro tra i membri dell’organizzazione e la pubblicità attraverso i moderni social network di una serie di attività di Da’wa che l’organizzazione aveva organizzato a Bengasi.

La prima volta che il nome del gruppo è però salito agli onori delle cronache è stato nel settembre 2012, quando Bengasi è stata scossa da un attacco terroristico contro il consolato americano che ha portato alla morte dell’ambasciatore americano in Libia, Christopher Stevens. Il quartier general di Ansar al-Sharia si trova nella zona di Quwarshah, a Bengasi, ed è attualmente una delle principali aree geografiche sotto l’attacco delle forze di Haftar.

Nei mesi successivi alla caduta di Gheddafi, il gruppo si è mosso per ampliare le proprie posizioni in altre zone della Cirenaica, in particolare Derna – la roccaforte storica dell’islamismo radicale libico, con molti militanti impiegati in Iraq e Afghanistan e luogo base del Gicl (Gruppo Islamico Combattente Libico) – Sirte, e Ajdabiya. L’organizzazione, come ricorda l’Ispi, “rimane tendenzialmente fluida ed è ancora poco chiaro il numero di militanti sia la quantità di sigle locali che ne facciano parte: questo è uno sviluppo caratteristico di tanti gruppi jihadisti della regione che, ad uno stretto nucleo di militanti fissi accompagnano una quantità variabile di gruppi locali che operano insieme all’organizzazione sebbene non ne facciano costantemente parte”.

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